18 dicembre 2008

La Repubblica, il bipartitismo ed i sondaggi

La Repubblica è da 40 anni uno dei principali quotidiani italiani. Fa parte del gruppo L’Espresso che pubblica l’omonimo settimanale da più di 50 anni ed entrambi sono di proprietà di Carlo De Benedetti.
E’ sempre stato un giornale fortemente laico, specie sotto la direzione di Eugenio Scalari, ed anche decisamente orientato verso la sinistra moderata. Negli anni ’70 ha dato ampio spazio all’informazione sui movimenti studenteschi e giovanili in Italia e nel mondo, ha spesso sostenuto le varie battaglie dei Radicali nel corso degli anni ’80 e fino a qualche anno fa ha anche dato un certo rilievo alle tematiche ambientaliste e pacifiste. I migliori giornalisti italiani hanno prima o poi scritto su La Repubblica che è arrivata alle 600.000 copie quotidiane, poco sotto il record che da sempre mantiene il Corriere della Sera. La versione online del giornale, aperta 10 anni fa è invece di gran lunga quella più frequentata dai cyberlettori.

La Republica ha apertamente e fortemente sostenuto la nascita del PD ed ha di fatto sostenuto a ridosso delle elezioni politiche di aprile anche l’operazione politica portata avanti da Veltroni e Marini tesa a cancellare le altre forze del centro-sinistra dal Parlamento, in particolare i Verdi e Rifondazione Comunista, immaginando di poterne recuperare, attraverso il discorso del voto utile, la gran parte dei voti nel mentre, in termini di contenuti programmatici ci si spostava sempre più in un area di centro. Il giornale è apparso nei primi 10 mesi di quest’anno come il terzo organo di partito del nascente PD dopo L’Europa e
L’Unità.
E’ sembrato quasi che, magari sotto l’influenza delle elezioni americane e della lunga campagna elettorale che le ha precedute e del fascino e della novità portata da Obama, una parte di quelli che dirigono e scrivono sul giornale abbia sposato l’ipotesi del bipartitismo trasferita dagli USA all’Italia come drastica risoluzione della crisi permanente del sistema politico italiano.
Trascurando il fatto che il bipartitismo USA presuppone due partiti che nella pratica fanno le stesse cose, che tiene lontani dal voto più del 50% dei cittadini americani (circa 130 milioni su 260), che produce la crisi bancaria che stiamo vivendo ed un presidente come Bush (rieletto due volte) che ha inguaiato l’America ed il mondo intero in due guerre che non sembrano avere fine e che ha trasformato in meno di 10 anni un gruppo di ricchi suaditi dediti al terrorismo antioccidentale in un organizzazione ormai ramificata in tutto il mondo con milioni di simpatizzanti nell’islam più integralista. Niente da invidiare nè tanto meno copiare.

Questo accarezzare l’ipotesi di un bipartitismo nostrano per il momento ha dato spazio, di certo insieme con errori e responsabilità ben più gravi di altri protagonisti a sinistra, al ritorno alla grande di Berlusconi.
Che La Repubblica e la sua società di sondaggi mensili IPR Marketing stiano prendendo l’abitudine di tabellare soltanto i 5 partiti presenti in Parlamento come se tutti gli altri non esistessero già più è solo l’ultimo dei segnali di un approccio che non fa onore al giornalismo di qualità presente nella redazione, che negli ultimi tempi ignora sistematicamente i Verdi, i partiti della sinistra e spesso anche i temi, importanti per il paese, sui quali sarebbero naturali interlocutori.
Il bipartitismo comunque in Italia sembra lontano. Nelle recenti elezioni regionali in Abruzzo il PdL con 191 mila voti ed il PD con 106 mila voti hanno avuto sommati insieme il consenso del 25% esatto di 1.209.079 elettori abruzzesi.


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