1 luglio 2009

L’Italia ha bisogno di un forte partito verde

di Sepp Kusstatscher (Co-portavoce dei VerdiGrüneVërc. Sud Tirolo)

Sono preoccupato. Come cittadino, e come politico verde/ecosociale. Mi suscita grande preoccupazione il fatto che i Verdi italiani rischino di scomparire totalmente dalla scena politica nazionale e internazionale.

Non siamo più rappresentati nel Parlamento nazionale e non ce l’abbiamo fatta a difendere i mandati nel Parlamento Europeo. Certamente, è stata una brutta manovra della maggioranza – assistita da un PD opportunista – introdurre la clausola di sbarramento. Ma non dobbiamo scambiare gli effetti con le cause. La crisi dei Verdi italiani si profila da parecchio tempo.

Invece di riflettere su come ridare un marcato profilo ecosociale al nostro partito ci siamo persi nella ricerca di alleanze di fortuna e qualcuno di noi (verdi) sembra aver ritrovato le sue radici politiche nei raggruppamenti di diversi schieramenti, partiti e gruppetti della sinistra. È vero, il nostro movimento è nato lì, Alexander Langer e qualcuno degli altri Verdi della prima ora sono però riusciti a creare un nuovo soggetto politico che ha poi trovato il suo collocamento anche in seno al movimento verde europeo che oggi si rivela una realtà forte e importante, mentre in Italia si tenta di tutto per stroncare i resti di un partito che servirebbe più che mai.

Parliamoci chiaro: il bilancio delle politiche del 2008 e delle europee di qualche settimana fa per i Verdi italiani è fallimentare. Non solo perché non ci sono stati i risultati. Ma anche – e soprattutto – perché i Verdi hanno perso quell’ultima traccia di profilo eco-sociale che erano riusciti a conservare dopo la partecipazione al governo Prodi (un’altra esperienza che non ha contribuito a far crescere il convincimento tra gli italiani che i Verdi siano da considerare una forza politica importante nel quadro della politica nazionale).

Subito dopo le elezioni – era l’8 giugno – qualcuno ha pensato di dover parlare di un successo dell’alleanza “Sinistra e Libertà” e ha enfatizzato la costituzione di un nuovo partito.

Ha senso dissolvere i Verdi in una nuova sinistra promossa dagli alleati nell’impresa “Sinistra e Libertà”? Considero giusto trovare una nuova unità della sinistra e ci sono potenziali discreti per uno schieramento che si collochi tra i comunisti ed il PD, ma i Verdi non hanno niente a che fare con questo nuovo partito e devono scegliere una propria strada verso il futuro.

Questo non è solo il convincimento dei Verdi sudtirolesi che hanno sofferto molto nello schierarsi con la lista “Sinistra e Libertà” ma che alla fine sono stati ai patti. Ci sono numerosi altri fautori della causa eco sociale che giungono alla stessa conclusione. Cito Marco Boato che in una recente edizione di “Terra” sostiene questa idea. La risposta alla crisi dei Verdi è una rifondazione verde.

Sulle macerie lasciate da Pecoraro Scanio molto difficilmente potrà crescere qualcosa di verde. Ci vuole un nuovo inizio verde, assieme a tante persone che si battono nelle iniziative ed organizzazioni ambientaliste e della società civile.

Le idee di Alexander Langer ruotavano attorno a un movimento verde-alternativo che sia in grado di superare le barriere ideologiche segnate dalla distinzione “classica” tra la destra e la sinistra. Se parliamo di politiche sociali e di solidarietà – per citare un esempio – troveremo molti spunti e possibilità di cooperazione con socialisti e schieramenti socialdemocratici. Se ci battiamo per i diritti dell’uomo e quelli fondamentali si aprirebbero possibili intese con i liberali, quando si lavora per la preservazione della natura (il “creato”) le interfacce per il lavoro politico si potrebbero trovare addirittura nei gruppi conservatori…

Spesso le idee verdi oggi sono solo un’etichetta. Non esiste partito a questo mondo che non si riferisca nei propri programmi e nelle proprie dichiarazioni all’esigenza di creare un mondo più verde. A maggior ragione ci vuole un partito verde forte e dinamico per garantire l’evolversi delle idee verdi al di là dei limiti di carattere ideologico-partitistico e per fornire orientamento e concetti autenticamente verdi e all’insegna della sostenibilità. Anche per smascherare quelli che abusano dell’etichetta verde. E sono in tanti.

Non basta essere verdi con ottime teorie. Bisogna anche mettere in pratica attività e politiche verdi e sostenibili. La pittura verde di una centrale nucleare non riduce il rischio mortale che parte da quel tipo di impianto.

In questo mondo quelli che hanno un cuore verde sono in tanti. Penso alla contadina che coltiva il suo orticello all’insegna della sostenibilità e che rispetta la natura spinta da un profondo convincimento che solo l’armonia tra uomo e natura garantisce un buon futuro per tutti.

Scrivo ciò per dimostrare che un nuovo partito verde dovrà fare attenzione ad evidenziare chiare priorità ecologiche al di là delle barriere ideologiche del mondo bipolare diviso in sinistra e destra. Lo schieramento dei Verdi con partiti della sinistra ha avuto l’effetto contrario, limitando fortemente il potenziale effetto delle proposte verdi.

Per poter dare risposte concrete ed esaurienti alle tantissime sfide del nostro tempo (risparmio energetico, caos del clima, salute, biodiversità, ambiente, economia sostenibile ecc.) ci vogliono chiare visioni verdi che non permettono compromessi.

I Verdi europei nel 2004 si sono costituiti come partito sovranazionale e ne hanno tratto profitto nella recente tornata elettorale. I Verdi garantiscono una continua attenzione per tematiche centrali che spesso esigono soluzioni trasversali, interessando le più svariate componenti dei sistemi politici e sociali. La fusione dei Verdi con altri partiti in questo senso indebolirebbe questo ruolo fondamentale per una politica ecologica integrale.

Ciò non preclude cooperazioni – anche complesse – con attori ed attrici dell’intero spettro ideologico – con un chiaro limite: non ci può essere cooperazione con estremisti di qualsiasi ideologia essi siano fautori.

Propongo pertanto di sciogliere la Federazione dei Verdi e di lanciare un progetto che ha per obiettivo la costituzione di un nuovo partito verde in Italia. La costituzione del nuovo partito dovrebbe essere il risultato di un processo di due-tre anni che vedrebbe il rafforzamento e la nascita di tanti movimenti verdi regionali, alleanze con ambientalisti e rappresentanti della società civile orientati ai criteri della sostenibilità ecologica, economica e sociale e/o attivi contro le degenerazioni dell’attuale politica, quali grandi progetti infrastrutturali, il potere dei gruppi economici transnazionali oppure rimedi che cercano di rattoppare gli errori del passato con metodi del passato.

Bolzano, 30 giugno 2009
(Sepp Kusstatscher è europarlamentare uscente dei Verdi e in Alto Adige ha ottenuto in SeL il 10,9%.)

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