8 ottobre 2009

APPELLO ALL' ITALIA e AGLI ECOLOGISTI di Mario Tozzi, Giobbe Covatta, Giuliano Tallone, Marco Roveda

Noi che amiamo profondamente l'Italia e abbiamo a cuore il futuro del nostro pianeta, riteniamo necessario impegnarci per dare una risposta ai gravi problemi ambientali e sociali che investono il nostro paese.Il futuro del nostro pianeta e di chi verrà dopo di noi deve essere al centro dell’azione della politica del nuovo secolo. Guardando all’Italia è necessario dare una risposta al degrado dell’ambiente, del paesaggio e ai gravi problemi sociali che investono il nostro paese.La lotta ai cambiamenti climatici, al degrado degli ecosistemi, e alla povertà, strettamente connesse tra loro, devono essere una priorità nell'azione di ogni governo. Per questo sono necessarie politiche coraggiose, capaci di assicurare un futuro anche alle generazioni che verranno. Le ideologie e i partiti del Novecento sono inadeguati a rispondere alle nuove questioni che si pongono, e che agiscono sulla base di meccanismi finanziari, economici e politici alla scala globale. La questione ambientale non è uno dei temi della politica, ma una chiave di lettura per una nuova visione dell’economia e della società.La nozione fondamentale di interesse generale, di bene comune ha lasciato il posto alla difesa e all’affermazione di mille e mille interessi individuali, famigliari, di clan o di corporazione. La stessa esistenza di una sola Italia è sempre più in pericolo ed essa, ad un secolo e mezzo dal 1861, è spaccata in due, in ogni senso, e minaccia di rompersi in più pezzi. La riforma dello Stato in senso federalista non si accompagna ad una visione chiara dei rapporti tra Stato e Regioni, né del modello di sviluppo della società, di quali debbano essere i servizi minimi da garantire sul piano sociale, ambientale ed economico. Il federalismo odierno si riduce ad una costellazione di mediocri localismi, sempre più piccoli, egoistici e autarchici, senza alcuna pulsione né proiezione verso l’Europa più avanzata.

L’ambiente paga pesantemente questo sfaldamento selvaggio della struttura dello Stato, poiché le scelte territoriali effettuate sempre più in sede locale rispondono più facilmente a logiche di scambio che ad esigenze di garanzia per i cittadini. In campo urbanistico, ambientale e paesaggistico, il disastro si tocca con mano. La logica della “privatizzazione” del pubblico sta sempre più diventando la logica del “padrone a casa mia”, anche quando la “casa” è un bene comune che appartiene all’intera collettività mondiale. Più si avvicinano al livello locale i poteri decisionali, in materia di strumenti urbanistici e territoriali, di tutela dei beni culturali e ambientali, di parchi, di riserve naturali, in una parola di paesaggio inteso in senso lato, e più si è condizionati, nelle decisioni anche tecniche, dagli interessi municipali, di gruppi economici, di privati, più viene indebolita e devitalizzata l’azione degli organismi di tutela (Soprintendenze regionali e territoriali, Autorità di bacino, Arpa, Enti Parco dal livello nazionale a quello regionale, ecc.).
Siamo ormai a 150 milioni di stanze costruite per 60 milioni di abitanti, ma vi sono milioni di stanze vuote o sottoutilizzate e una domanda di alloggi e di affitti economici o sociali drammaticamente insoddisfatta. Con un ambiente sempre più dissestato e inquinato, con un paesaggio sempre più imbruttito da cemento e asfalto. Fenomeni che mettono gravemente in pericolo l’agricoltura di qualità, il turismo, in una parola la salute.
La responsabilità verso il nostro Pianeta e quindi anche verso il nostro Paese, è la base del nostro impegno. Va riformato l’attuale modello di sviluppo economico, responsabile dei cambiamenti climatici e globali in atto, basato sull’uso delle fonti fossili e su un consumo senza limiti delle risorse naturali che ha generato nel pianeta povertà, squilibri e guerre. Va superato il vecchio modo di misurare il Pil con indicatori che valutino lo sviluppo in termini di benessere sociale e ambientale. Dobbiamo puntare alla qualità, consumando meno e meglio e tutelando sempre di più la salute dei cittadini. La decisione dell'attuale governo di riportare l'Italia a costruire centrali nucleari è sbagliata. Il futuro energetico del mondo non può essere l’attuale nucleare con il drammatico problema delle scorie radioattive e della sicurezza . e nemmeno il carbone con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato dalle emissioni di Co2 e delle polveri sottili. Una nuova politica energetica deve basarsi sulle energie rinnovabili, a partire dal sole, sul risparmio e l’efficienza energetica, puntando fortemente sulla ricerca e l’innovazione tecnologica, per costruire la nuova era della green economy.

Dobbiamo affermare una nuova politica per fermare il consumo del territorio, affrontare il problema smog trasformatosi in emergenza sanitaria, investendo prioritariamente sul trasporto pubblico su ferro. rendere più rigorosa la tutela del paesaggio del nostro Paese violentato e offeso dagli abusi ma anche dalle cementificazioni legalizzate. valorizzare la bioedilizia, investire nella prevenzione del dissesto idrogeologico, realizzare sistemi di gestione dei rifiuti imperniati sulla riduzione, il recupero la raccolta differenziata e il riciclaggio. Ci sentiamo profondamente impegnati nella tutela dei diritti degli animali e nel superamento della vivisezione e nel batterci contro i tentativi di liberalizzazione della caccia. L’acqua è un bene comune ed è un elemento strategico nell’ambito di una seria politica ecologica e dei diritti. Va tutelata la biodiversità e tutti gli esseri viventi, e valorizzata l’agricoltura biologica e di qualità libera da Ogm che garantisca le tradizioni tipiche e quelle enogastronomiche. il nostro patrimonio storico-archeologico-artistico-paesaggistico, la nostra cultura e i beni immateriali che potranno essere sempre di più grande opportunità di nuova occupazione. Il diritto all’ambiente e il principio di precauzione devono essere costituzionalmente garantiti, mentre il nostro codice penale deve essere modificato per assicurare alla giustizia eco-mafiosi ed eco-criminali.
Osserviamo con preoccupazione la scomparsa di una autonoma presenza ecologista in Italia, in controtendenza a quanto invece accade in altri paesi d'Europa, e vogliamo pertanto dare il nostro contributo affinché in Italia nasca un forte e credibile movimento ecologista, un non partito, una rete ecologista territoriale e tematica, libera, diversa e aperta che sappia, trasversalmente e senza confini ideologici, parlare a tutti i cittadini italiani.

Guardiamo con attenzione all' appello "Il coraggio di osare" lanciato da molti ambientalisti e riteniamo importante che tutti gli ecologisti trovino una loro unità per trasformare in realtà la speranza di milioni di cittadini che vogliono un'Italia migliore. Lo scenario temporale di questo progetto politico deve essere ampio, bisogna lavorare per il domani, dando il meglio di noi in questa grande sfida.
Mario Tozzi, ricercatore
Giobbe Covatta, attore e cooperante

Giuliano Tallone, ambientalista
Marco Roveda, ambientalist Roma 7 ottobre 2009

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