14 aprile 2010

Elezioni in Ungheria:cancellati i socialisti, trionfo dei conservatori, per la prima volta entrano i Verdi


Clamorosa vittoria alle politiche in Ungheria dei conservatori del partito Fidesz dell'ex premier Viktor Orban, che tornerà con ogni probabilità a fare il premier dopo 8 anni e che ha incassato il 52,7% dei voti.
Tracollo del Partito Socialista, al governo finora, più che dimezzato al 19,3%.
Forte affermazione dell'estrema destra xenofoba del partito Jobbik (i migliori) che entra per la prima volta in Parlamento a Budapest con il 16,7% dei voti.
Fa per la prima volta il suo ingresso in Parlamento anche il nuovo partito verde, “Politica Diversa” (LMP), con il 7,8%.

Il 25 aprile si terrà comunque, in base al complicato sistema elettorale ungherese, un secondo turno nel quale si deciderà la sorte dei 121 seggi rimasti sospesi .Sicuro ormai un nuovo governo monocolore conservatore che avendo i due terzi dei seggi potrà anche modificare la Costituzione e fare tutte le riforme istituzionali che dice di voler varare.
Gli elettori ungheresi bocciano il Partito Socialista (MSZP), al governo da 8 anni. il Fidesz ha ottenuto 206 seggi in parlamento, mentre il Partito Socialista solo 28. Il partito ultranazionalista, tanto temuto da molti commentatori, Jobbik, è al terzo posto, con 26 seggi sicuri. Nel nuovo parlamento quadripartito ci sarà inaspettatamente anche il partito dei Verdi LMP presentatosi soltanto l’anno scorso sul palcoscenico politico ungherese, con almeno 5 deputati sicuri.

Secondo la costituzione del 1990, l'Ungheria è una repubblica parlamentare. Dal 1º maggio 2004 è Stato membro dell'Unione europea.
L'Assemblea Nazionale (Országgyűlés) è il Parlamento nazionale unicamerale dell'Ungheria. Consiste di 386 membri, eletti ogni 4 anni. Per poter accedere al Parlamento, i partiti devono superare la soglia del 5% dei voti popolari . L'attuale capo di stato è László Sólyom e il capo del governo è Gordon Bajnai.

Il 19 settembre 2006, la diffusione di una registrazione effettuata nel maggio precedente, durante una riunione riservata del Partito Socialista al governo (già Partito Socialista Operaio Ungherese, al potere durante il regime comunista), durante la quale il primo ministro Ferenc Gyurcsány diceva d'aver mentito e deliberatamente nascosto agli elettori la grave situazione del paese al fine di vincere le elezioni e di non aver fatto nulla, come governo, per rimediarvi, scatena una serie di manifestazioni contro il governo.Da questo episodio ed una lunga catena di scontri e tumulti popolari si è avviato il fallimento dei socialisti.

Il governo minoritario di Gordon Bajnai paga così anche la politica di rigore per sanare i conti pubblici e rendere stabile la moneta. La maggioranza degli otto milioni di elettori Ungheresi non ha voluto accettare il ticket sanitario, la cancellazione della gratuità dell’insegnamento universitario, la riduzione della durata del congedo di maternità, la riduzione delle tasse che toccava solo i datori di lavoro, la chiusura di una serie di linee ferroviarie e la costruzione di chilometri di autostrade nuove; non ha accettato che l’enorme debito pubblico, che ormai arriva all’80% del PIL nazionale, dovessero pagarlo loro al costo di rinunciare all’accessibilità di una serie di servizi statali finora più o meno disponibili. Insomma, il modello economico basato sulla diminuzione del ruolo dello stato e sulla libertà più grande possibile del capitale sembra che sia fallito in questo Paese.La stragrande maggioranza dei cittadini ungheresi non possiede oggi nessun tipo di capitale, al contrario, molti sono disperatamente indebitati. I governi socialisti degli ultimi otto anni, in realtà eredi del partito di regime fallito nel 1989, insiema a un piccolo Partito Liberale, rispondevano alla crisi in accordo con le aspettative dei circoli monetari internazionali rifiutando ogni protezionismo e qualsiasi ridimensionamento dei privilegi delle multinazionali e del settore bancario e di una ristrettissima casta di super-ricchi.


Il più grande tentativo di restrizioni e di ulteriori privatizzazioni, il cosiddetto “piano di convergenza” del governo Gyurcsány, avviato nella seconda metà del 2006 è fallito contro una passiva ma solida resistenza della società ungherese. Gli Ungheresi, non avendo un forte movimento sindacale e intimiditi anche dalla dura repressione delle loro proteste del 2006, hanno scelto forme di resistenza silenziose e poi hanno cancellato i socialisti con il voto con qualche apertura all’ ” Altra Politica” dei Verdi e contenendo comunque il successo dell’estrema destra di Jobbik. Decisiva la valanga di episodi di corruzione che hanno coinvolto funzionari e deputati socialisti che hanno lasciato mano libera alle aziende e multinazionali straniere specie nei settori dell’energia e dell’acqua che assorbono l’80% del salario medio (400-500 euro) dei lavoratori. Così la parola d’ordine di “far rendere i conti” ai dirigenti attuali, ha avuto un largo consenso nella società.

Di inaspettato c’è stato solo l’ingresso in Parlamento degli ecologisti di Miklos Gaspar Tamas che, presentandosi per la prima volta con il marchio MLP e lo slogan “ Ci può essere un’altra politica” in aperto contrasto alle ideologi destrorse di Jobbik, hanno conseguito il 7,8% dei voti.

1 commento:

  1. Bell`articolo. Su LMP (il partito dei verdi ungheresi Lehet mas a Politika) segnalo questo:

    http://www.itlgroup.eu/magazine/index.php?option=com_content&view=article&id=1434:ungheria-politics-can-be-different-il-nuovo-partito-green-in-parlamento&catid=44:varie-testate-online&Itemid=150

    RispondiElimina