17 aprile 2010

ISPRA: Italia bocciata in Ambiente


Presentato l’annuario dei dati ambientali dell’Ispra. I numeri sono impietosi sull’estinzione delle specie animali e vegetali, dissesto idrogeologico, cambiamenti climatici e inquinamento acustico

Biodiversità a rischio, degrado del suolo e inquinamento acustico. Questi sono solo alcuni dei problemi del territorio italiano che emergono dall’edizione 2009 dell’Annuario dei dati ambientali, presentato ieri a Roma dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). In particolare, nell’anno della biodiversità, è allarmante che ci sia un grado di estinzione delle specie animali e vegetali «senza precedenti », che riguarda il 23% degli uccelli, il 15% dei mammiferi e addirittura il 66% di pesci d’acqua dolce, rettili e an- fibi. Tra i più a rischio ci sono i volatili, in particolare quelli degli ambienti agricoli, come allodola, balestruccio e rondine.

Oltre la fauna è in pericolo anche la flora, con il 15% delle piante superiori e il 40% di quelle inferiori in estinzione, mentre si espande di circa 5mila 500 ettari l’anno il patrimonio forestale nazionale; aumentano anche le Zps (Zone di protezione speciale) ormai pari al 14,5% del territorio e i Siti di importanza comunitaria (Sic), ben 2mila 228 sul 15% del territorio. Tra le cause che portano all’estinzione delle specie c’è il bracconaggio, e sono d’attualità i vincoli alla caccia, dopo che mercoledì la Commissione agricoltura della Camera ha approvato l’articolo 43 della legge Comunitaria, che prevede la possibilità per le regioni di posticipare i termini del calendario venatorio. Su questo, si è detto «perplesso » Roberto Caracciolo, capo del dipartimento Stato dell’ambiente dell’Ispra: se l’esito di questa modifica legislativa dovesse essere «una minaccia per le specie, può aumentare la probabilità di fenomeni illeciti, che invece andrebbero evitati».

Cambiamenti climatici e riscaldamento continuano la loro marcia: nel corso degli ultimi 27 anni, nel nostro paese la temperatura media è aumentata di un grado, e il subcommissario dell’Ispra, Stefano Laporta, ha confermato che il dato «ricalca un trend globale». Potrebbero essere inondati «circa 1400 chilometri di aree di piana costiera depresse, mentre 4mila chilometri di coste basse e sabbiose rischiano una forte erosione, con infiltrazioni di acqua salata nelle falde dolci». Secondo i ricercatori dell’Istituto, i principali settori che contribuiscono alle emissioni di gas serra sono i trasporti, con 25,47 milioni di tonnellate equivalenti e le industrie energetiche, con 20,61 milioni di tonnellate, cui si aggiungono il settore residenziale e dei servizi, che contribuisce per 3,71 milioni di tonnellate e i rifiuti. In calo le emissioni generali, con un trenddi decrescita partito nel 2005 che si accentua coi dati di 2008 e 2009, che l’Ispra presenterà il 22 aprile. nell’annuario c’è una finestra su dissesto idrogeologico e frane. nel periodo 2008 – 2009 ci sono stati diversi eventi sismici che hanno superato la soglia di magnitudo 5: non solo il terremoto dell’aquila, ma anche quelli della costa calabra e nell’area del Frignano, che hanno provocato danni minimi.

In realtà, considerando i piccoli sismi, in Italia c’è un terremoto ogni 30 secondi, come ha confermato il ricercatore del servizio geologico Luca Guerrieri, per il quale «è necessaria maggiore prevenzione, non tanto sul nuovo costruito, già soggetto a leggi antisismiche, quanto sulle vecchie costruzioni e i beni culturali». Forte in tutto il paese il rischio di frane, coi censimenti dell’Ispra che ne hanno individuato più di 485mila, in un’area di oltre 20mila 700 chilometri, il 6,9% del territorio della penisola. Ben 5mila 708 comuni italiani sono interessati da fenomeni franosi, percentuale che arriva addirittura al 70,5% del totale.

Infine, tra le cause di peggioramento della qualità della vita e dell’ambiente c’è sicuramente l’inquinamento acustico: nel 45,5% dei 3mila 645 controlli effettuati c’è stato un superamento dei limiti vigenti, contro il 47,7% registrato del 2007. nel 2008 le sorgenti più disturbanti sono state le attività commerciali e di servizio (43,2%), le attività produttive (28%) e le infrastrutture stradali (22,9%).

da econews 15 aprile 2010

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