1 maggio 2010

6 maggio: si vota in Gran Bretagna, arrivano i Verdi?


Le elezioni politiche in Gran Bretagna si terranno il prossimo 6 maggio. L'appuntamento elettorale si preannuncia tra i più combattuti degli ultimi 20 anni.

Dopo una crisi che si trascinava da mesi il parlamento è stato sciolto dalla regina Elisabetta, in quanto capo dello stato, su richiesta del Primo Ministro socaldemocratico Gordon Brown e verranno quindi indette le elezioni nei 650 collegi uninominali distribuiti tra Irlanda del Nord, Scozia, Galles e Inghilterra. A ciascuno di essi sono iscritti circa 70mila elettori. Nell’attuale parlamento i laburisti detengono 346 seggi su 646, i Conservatori 193, i Liberal-Democratici 63. Alcuni seggi hanno i partiti minori locali, come il partito Nazionale Scozzese, ( 7 ), il partito gallese Cymru, ( 3) varie formazioni elette in Irlanda del Nord (13).

Il sistema elettorale con cui si vota la Camera dei Comuni (House of Commons) è quello del maggioritario puro nei collegi (Costituences) in ognuno dei quali viene eletto il candidato di partito che prende almeno un voto in più degli altri; un sistema ormai criticatissimo che da decenni umilia qualunque reale forma di rappresentanza, impone (dal 1974) un forzato bipartitismo e la maggioranza assoluta ad un unico partito (dal 1997 il Labour). Un sistema ormai andato in pezzi, che ha favorito un alto astensionismo e che i Liberaldemocratici di Nick Clegg chiedono esplicitamente di abbandonare per tornare al sistema proporzionale con qualche consenso ormai esplicito anche nel Labour. La disaffezione verso la politica degli inglesi, costretti a scegliere fra 2 o al massimo 3 partiti, è così diffusa che tutti hanno convenuto sull’opportunità di concentrare la campagna elettorale in tre dibattiti televisivi. Una novità e una vera sfida, per una paese che guarda la televisione solo per il calcio, golf, e cricket, lasciando la politica a se stessa.

La scadenza in Italia viene descritta come una sfida a tre fra i Laburisti di Gordon Brown in profonda crisi dopo le dimissioni di Tony Blair nel 2007 e la continua perdita di ministri del suo successore Gordon Brown, i Conservatori di David Cameron in ripresa dopo le Amministrative del 2008 e i Liberal democratici del giovane Nick Clegg in forte ascesa nelle ultime settimane dopo il primo duello televisivo del 18 aprile. In realtà a parte l’estrema destra del British National Party emersa alle elezioni europee, la novità sono gli ecologisti del Green Party con i due partiti omologhi scozzesi e irlandesi, che hanno avuto un buon successo alle elezioni europee del 2009 con l’8,6% sull’isola (2 eletti, 5 in totale con altri eletti confluiti nel gruppo dei verdi al parlamento europeo )
Con l’avvento del centrista Neil Kinnock a nuovo segretario nel 1983 il Labour ha cambiato faccia emarginando l'ala sinistra del partito, allentando i legami con i sindacati, definendosi come socialdemocrazia liberale centrista, processo portato a pieno compimento con l’avvento di Tony Blair a segretario nel 1994. Il partito è riescito a vincere le elezioni del 1997 ottenendo ben 179 seggi, la maggioranza più larga della storia dei Laburisti.Tra i primi provvedimenti di Blair ci furono il National Minimum Wage Act 1998 (in cui fissava il salario minimo di 5,5 sterline, la devolution di Galles, Scozia e Nord Irlanda e la creazione della Autorità della Grande Londra. Alle elezioni del 2001 i Laburisti vincono ancora con una larga maggioranza; Blair è confermato premier battendo il conservatore William Hague.
Ma la controversa alleanza di Blair con George Bush nella guerra in Iraq, i ripetuti scandali e sprechi che hanno coinvolto numerosi membri del Labour, l’eccesso di privilegi economici personali di Blair (e della moglie) insieme al dilagare della disoccupazione hanno fatto crollare la popolarità di Blair e del partito. Alle elezioni del 2005 i Laburisti vincono per la terza volta consecutiva, diminuendo però la propria maggioranza, ridotta a solo 66 seggi in più dei Conservatori. Nel giugno 2007 Blair si è dimesso dedicandosi ad una serie di attività personali che sembra lo stiano rendendo miliardario mentre il Labour ha subito un forte ridimensionamento alle elezioni amministrative del 2008, in cui ha perso moltissimi consensi, diventando addirittura il terzo partito britannico (superato per poco dai liberaldemocratici).

I Lib-Dem di Clegg escludono per ora ipotesi di accordo sia con i laburisti sia con i conservatori ma l’intesa tra laburisti e liberal democratici, per evitare un eventuale governo minoritario è ritenuta probabile. L’ultimo governo a due è stato nel 1974.
Clegg ha già indicato le quattro condizioni: la soppressione delle tasse per i redditi più bassi, l’aumento delle spese per l’istruzione per le famiglie disagiate, un’economia più verde e una riforma del sistema elettorale verso il sistema proporzionale sanzionando la fine di un bipolarismo ormai riconosciuta da tutti. Ad un mese esatto dalle elezioni politiche, è comunque entrata in vigore in GB la nuova aliquota del 50% sui redditi di chi guadagna più di 150.000 sterline all'anno, già definita come la “ tassa sui ricchi “.
300mila le persone coinvolte con un entrata di 2,4 miliardi di sterline nelle casse dello stato e la rivolta di parte di imprenditori e operatori del settore finanziario.

La novità delle elezioni è però la presenza dei Verdi, che hanno deciso di presentarsi a seguito del buon risultato delle elezioni europee e contando sulla possibilità di vincere in due collegi, quindi di avere per la prima volta una presenza in un Parlamento inespugnabile.
Già nel 1989 si erano presentati ma pur ottenendo un buon 15% non hanno avuto nessun seggio. Fra i candidati nei collegi anche la portavoce dei verdi Caroline Lucas (nel collegio di Brighton-Pavilion), che dall’anno scorso è entrata al Parlamento europeo; la campagna elettorale dei verdi fà un grande uso di video che illustrano il loro programma, obiettivo per obiettivo, ma in generale sottolinea le scarse differenze fra i tre maggiori partiti, l’inefficacia delle loro proposte per il lavoro, per il territorio, per l’inquinamento, per la difesa del clima.
La presenza dei temi ecologisti in Gran Bretagna viene da lontano. Pochi ricordano che in Europa il primo partito ambientalista fu fondato in Gran Bretagna nel 1973 (dapprima nominato People, poi Ecology Party ed infine Green Party). Ancora prima nel 1962 il libro di Rachel Carson, Silent Spring ( Primavera silenziosa) che criticava l'uso indiscriminato che si faceva dei pesticidi destò notevoli polemiche e interesse fra la gente comune, e stimolò il nascere di una legislazione - fino ad allora assente - orientata alla tutela dell'ambiente. Fra le tante associazioni il Green Team Gran Bretagna è un gruppo in crescita in tutta la Gran Bretagna che opera proponendo stilli di vita per ridurre le emissioni di anidride carbonica.

Il movimento più conosciuto è però probabilmente quello delle Transition town (città in transizione) avviato da Rob Hopkins, docente universitario, con l’obiettivo di convertire centri abitati a un’esistenza ecologica che faccia a meno del petrolio e dei suoi derivati. Niente auto, al bando la plastica, pannelli solari su tutte le abitazioni, no ai cibi importati da paesi lontani, ma uso di tecniche di agricoltura sostenibili e consumo di prodotti locali. I centri in “transizione” sono già diversi, Totnes, Falmouth, Moretonhampstead, Lewes, Ottery St Mary, Stroud, Ivybridge, Lampeter, nonchè il quartiere di Brixton a Londra e l’intera città di Bristol.
Il cambio di mentalità prevede anche una serie di seminari per «rieducare la gente ai mestieri dei loro genitori». Come crescere le verdure nell’orto, come bruciare la legna nel modo meno dannoso per l’ambiente, come fare il pane, come rammendare le calze, come cucinare usando solo prodotti stagionali: dal giardino alla tavola.

La diffusa sensibilità ecologista ha effetti, malgrado l’assenza dei verdi nella Camera Bassa, sulla legislazione e sul governo. Una “ banca verde” specializzata negli investimenti sui progetti ecosostenibili presentati dalle imprese britanniche è la nuova proposta del cancelliere Alistair Darling, ministro delle Finanze , che impegnerebbe 2 miliardi di sterline per la creazione di un nuovo Istituto di credito finanziario in grado di aiutare il settore privato per gli investimenti nell’energia e nei trasporti verdi. La Green Bank sarebbe finanziata da fondi privati e pubblici e dovrebbe incoraggiare le aziende a investire in teconologie più verdi e procedere così più velocemente verso un’economia a basse emissioni di carbonio, che devono ridursi entro il 2020 e a portare la quota nazionale di energia da fonti rinnovabili al 15%. Per nuovi agglomerati di eco-città (ecotown) il governo ha stanziato 280 milioni di euro; dovrebbero essere 4 per un totale di 10.000 abitazioni tutte con pannelli solari, doppi vetri, riciclo delle acque, rete diffusa di mezzi pubblici e solo auto elettriche con batterie di ricarica in ogni isolato. Si è parlato di 100.000 nuove abitazioni di questo tipo ma molti ecologisti si oppongono alla cancellazione di altre zone agricole o naturali e chiedono che si intervenga sulle 800.000 abitazioni già esistenti ma vuote.
Si parla così di un nuovo progetto per convertire 150mila case all’energia rinnovabile entro tre anni e tagliare le emissioni di gas serra del 60% entro il 2050. A finanziare il progetto con 100 milioni di sterline sarebbe l’Energy Saving Trust, un gruppo pubblico e privato nato per studiare azioni che riducano la produzione di gas serra; L’ente diventerà una struttura di servizio che offrirà ai cittadini consigli su come risparmiare elettricità, gas e acqua e su come ridurre i rifiuti.

Tutto assumerebbe maggiore concretezza se il tentativo dei Verdi di entrare in Parlamento si realizzasse. I temi ecologisti sono comunque uno fra quelli principali su cui si svolge la campagna elettorale. Al momento dai sondaggi non emerge comunque con sicurezza nessun vincitore.

Massimo Marino

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