30 gennaio 2010

USA: più auto demolite che acquistate nel 2009

da www.gruppocinqueterre.it

Negli Stati Uniti, nel 2009, sono state demolite 14 milioni di auto, ma acquistate soltanto 10 milioni, riducendo così il parco auto del 2%. È la prima volta che ciò accade dopo la seconda guerra mondiale. La crisi appare come il motivo più ovvio della variazione di tendenza ma anche la virtuosità di molte città che hanno potenziato il trasporto pubblico potrebbe aver contribuito positivamente

di Guiomar Parada

Negli Stati Uniti, nel 2009, sono state demolite 14 milioni di auto, ma acquistate soltanto 10 milioni, riducendo così il parco auto del 2%. Diversi dati indicano che questa nuova tendenza potrebbe continuare almeno fino al 2020. È la prima volta che ciò accade dopo la Seconda guerra mondiale.
La crisi appare come il motivo più ovvio, ma il dato interessante è che la variazione di segno nel numero di auto possedute dagli americani non è legata soltanto alle difficoltà economiche delle famiglie americane, all'aumento del prezzo del petrolio o alla saturazione del mercato dell'auto, ma ha a che fare anche con la virtuosità di molte città che hanno potenziato il trasporto pubblico e con nuovi comportamenti.
In riferimento a questi ultimi, sembra che sia la maggiore urbanizzazione a stare cambiando lentamente le abitudini dei cittadini Usa. Mentre negli anni del dopoguerra e nei decenni successivi, l'automobile è stata per gli americani sinonimo di mobilità, con l'urbanizzazione –4 su 5 americani abitano in città- la mobilità (e tutti i miti correlati) sta trasformandosi in “immobilità” in città intasate dal traffico e in un altro costo (per parcheggio e carburante, perché, sebbene negli Stati Uniti la benzina costi meno che in Europa, le distanze sono più lunghe e le macchine più voraci). L'Istituto per i Trasporti del Texas ha calcolato che, tra spreco di benzina e di tempo, il costo del traffico intasato è balzato dai 17 miliardi di dollari del 1982 a 87 miliardi nel 2007.
Al tentativo di molte città americane di adottare misure per ridurre il traffico e l'inquinamento si è però frapposta la recessione.
New York è, per esempio, una città che lo scorso anno, a causa del deficit municipale, ha scelto di ridurre il trasporto pubblico. L'ecopass però non è una misura "seppellita", ha dichiarato il sindaco Bloomberg in una intervista rilasciata a Copenaghen. Gli osservatori fanno notare inoltre che lo Stato di New York è sull'orlo di una crisi fiscale e ciò implica che, quando l'Assemblea dello Stato si riunirà per rimettere in piedi il bilancio, dato che si dovrà attingere a ogni possibile fonte di introito, anche misure come il pedaggio sui ponti di accesso o l'ecopass potrebbero essere rimesse in gioco.


Nei vari Stati, invece, sta funzionando la strategia dei sindaci del “bastone e la carota”. In tutto il Paese le città stanno migliorando e potenziando il trasporto pubblico e tra queste, in particolare, Phoenix, Seattle, Houston, Nashville e Washington DC. Molte si sono dotate negli anni scorsi o si stanno dotando di ferrovie leggere o di nuove linee della metropolitana, mentre altre stanno adottando misure quali le corsie preferenziali per i bus veloci o la risistemazione di alcune strade a favore dei pedoni e delle biciclette. Le amministrazioni, al tempo stesso, hanno aumentato i prezzi dei parcheggi, stanno sostituendo, come a Washington DC, i parchimetri a moneta con altri che funzionano con le carte di credito e riducendo il numero di stalli richiesti per legge per ogni edificio di nuova costruzione.
Le dimensioni del parco auto è condizionato anche dal fatto che le auto acquistate nel picco tra il 1994 e il 2007 ora stanno arrivando a fine vita e, considerando le incertezze economiche per il futuro, è presumibile che alcune famiglie non ricompreranno le stesse auto o lo stesso numero di auto per famiglia. Quest’ultimo dato potrebbe rispondere anche alla tendenza registrata tra i giovani, dove i neopatentati sono scesi dai 12 milioni del 1978 a meno di 10 nel 2009. Ciò è spiegato in parte da motivi economici come l’indebitamento per lo studio. Più interessante però è forse il fatto che la socializzazione tra i giovani non passa più come in passato dal possesso o dalla disponibilità di un’auto, ma in parte si è spostata sulla rete. Per tutti questi motivi, i giovani che vivono nelle città si stanno abituando a fare a meno del mezzo proprio. Le persone che invece sostituiranno l’attuale auto con una “da città”, tipo Smart, lo faranno prevalentemente per responsabilità ambientale e perché, all’occorrenza, sono in grado di affittare una macchina “tradizionale”.
Il numero delle demolizioni dovrebbe rimanere superiore a quello degli acquisti almeno fino al 2020, si stima. Con un declino percentuale di 1-2 punti l’anno, il parco auto negli Usa potrebbe ridursi dal picco di 250 milioni del 2008 a 225 tra dieci anni.
Secondo Lester Brown, presidente dell’Earth Policy Institute, questi dati da loro elaborati uniti ai nuovi comportamenti e schemi culturali potrebbero indicare la fine del grande amore tra gli americani e l’automobile.
Dal 2005 al 2008, l’utenza del trasporto pubblico nelle città americane è aumentata del 9% e ciò sembrerebbe premiare quelle città che hanno davvero usato “il bastone e la carota”, disincentivando quindi l’uso delle auto, ma fornendo in cambio un nuovo o potenziato servizio pubblico (Phoenix per esempio, ha potenziato i bus, ma fornisce anche taxi su richiesta agli anziani e ai disabili, ha introdotto pulmini leggeri che fanno giri nel centro città e molte possibilità di abbinare parcheggio e metropolitana o treno). Questa dinamica sembrerebbe quindi aver modificato il comportamento dei cittadini indipendentemente dalle circostanze economiche sfavorevoli. Nel caso di queste ultime, tuttavia, la riduzione delle auto nelle città americane sarebbe un esempio della crisi rivelatasi opportunità.

( da ECO dalle città , 22 gennaio 2010 )

29 gennaio 2010

Fedreghini (Verdi): a Milano servono interventi contro lo smog


dal blog di Beppe Grillo


Milano è una camera a gas e la gente muore. Se ne stanno accorgendo tutti, non solo i malati. Anche i politici, come il consigliere comunale del Pdl, Barbara Ciabò, che ha avuto il figlio colpito dalla leucemia.Tutti tranne Mortizia Moratti che nel QUATTORDICESIMO giorno consecutivo di smog fuori controllo ha fornito una soave risposta da girare ai genitori dei bambini milanesi ammalati di leucemia: "L'aria di Milano non è peggiore di quella dello scorso anno". Una risposta degna di Maria Antonietta quando raccomandava di dare brioches agli affamati perché mancava il pane. La Moratti ha ricevuto a dicembre un avviso di garanzia, è indagata per l'inquinamento a Milano. Uno studio, richiesto a suo tempo dal Comune, che rivela tassi di inquinamento intollerabili e criminali è ancora "secretato" dal Comune. Va avviata una class action contro il Comune di Milano (da ripetere in tutte le città inquinate). Enrico Fedrighini, consigliere comunale dei Verdi, occupa da giorni l'aula del consiglio comunale di Milano. Il blog lo ha intervistato.

Intervista a Enrico Fedrighini (Verdi) :

"Mi chiamo Enrico Fedrighini e sono consigliere comunale di Milano, capogruppo dei Verdi a Palazzo Marino, da ieri (25/1/2010, ndr) sono in occupazione della sala consiliare del Comune di Milano per spingere l’Amministrazione a prendere iniziative, interventi concreti, urgenti e immediati per lo smog, originato soprattutto dal traffico privato.
Il Comune di Milano ha iniziato nel 2006 a affrontare il problema, riconoscendo l’esistenza del problema, a differenza delle due precedenti amministrazioni Albertini che lo negavano. L’attuale sindaco ha fatto campagna elettorale promettendo di affrontare il problema dello smog, ha iniziato con un provvedimento che abbiamo apprezzato per il coraggio, in una città che non ha mai voluto fare niente contro il partito dell’automobile e anche per il livello innovativo di questo provvedimento, uno dei pochi che esistono al mondo. E’ un provvedimento di pedaggio urbano che si chiama "road pricing" in un ambito del centro città, un po' come ha fatto Londra all’interno della cerchia dei bastioni, prevedere un pedaggio per i veicoli privati e veicoli merci commisurato alla capacità inquinante del veicolo, sulla base di parametri forniti dall’Unione Europea. Il provvedimento, entrato in funzione dal 2 gennaio 2008 ha interrotto una dinamica che proseguiva dagli ultimi venti anni in cui il traffico privato continuava ad aumentare, mentre l’utenza del trasporto pubblico diminuiva. Questi due fattori si sono improvvisamente invertiti, non in maniera rivoluzionaria, ma per la prima volta sono cresciuti di 22.000 passeggeri al giorno gli utenti del trasporto pubblico ed è diminuito il numero di auto circolanti, non solo all’interno della zona tariffata, ma all’interno di tutta la città.
A metà del guado la politica, gli interessi particolari delle lobby, soprattutto dei commercianti, e un timore di non raccogliere voti nel partito degli automobilisti ha iniziato a far fare retromarcia. Un elemento molto grave, perché il cittadino è anche disposto a fare sacrifici e ad accettare scelte politiche impopolari, ma solo se non si fanno all’italiana, se si fanno seriamente e si ha ben evidente l’esistenza di una strategia, di un obiettivo che è quello della tutela della salute…………


Uno studio che è stato commissionato dall’Amministrazione, riguardo un’analisi di rischio sul livello di esposizione dei cittadini milanesi all’inquinamento atmosferico. Che cosa è stato fatto? Sono stati disposti 50 /60 nuovi punti di monitoraggio delle sostanze inquinanti presenti nell’aria, a questa mappa della situazione degli inquinanti è stata sovrapposta la mappa della densità demografica degli abitanti milanesi, i dati delle centraline dell’Arpal, l’Agenzia Regionale per l’Ambiente, ci danno gli unici dati che hanno valore in termini di legge, che riguardano le concentrazioni medie giornaliere. A Milano questo dato dimostra che c’è una grande differenza tra quartiere e quartiere, tra via e via e quindi, a seconda delle diverse zone della città, tu hai un dato non uniforme e hai bisogno di avviare puntuali interventi che possono significare la modifica della mobilità, la pedonalizzazione di un tratto molto congestionato. Che cosa è successo invece? I risultati di questa ricerca sono arrivati quando la restaurazione era già in corso: si era voluto bloccare ecopass, si stava mandando via l’assessore Croci dalla mobilità, che aveva avviato il piano di mobilità sostenibile e questa ricerca è stata secretata. Noi invece intendiamo renderla pubblica nel corso di un’iniziativa che svolgerà Italia Nostra qui a Milano, nella sua sede in Via Silvio Pellico, perché pensiamo che i cittadini debbano sapere. E’ un documento pagato con denaro pubblico, è un documento importante al servizio della città e dell’amministratore, ma se fossi Assessore al traffico direi con molta chiarezza ai milanesi: “ abbiamo superato i limiti quest’anno, purtroppo la stessa cosa succederà l’anno prossimo e tra due anni, forse anche tra tre anni, con provvedimenti sicuramente strutturali” - le grandi linee di trasporto - ma intanto con quei provvedimenti locali immediati che costano poco, ma che hanno un beneficio immediato sulla qualità dell’aria perché per almeno dieci ore al giorno, bambini, anziani e persone respirano ogni giorno per le strade di Milano. È fatta di tanti provvedimenti, di tanti interventi e di tanti rivoli in un’unica strategia: il non farli, il fermarsi a guardare e aspettare le elezioni o le convenienze politiche o le convenienze di piccoli gruppi consiliari, sacrificando a questo l’interesse generale secondo me è una scelta non sbagliata, ma criminale."


http://www.youtube.com/watch?v=fWCg8ZhhFdc

L’ira delle associazioni per l’approvazione di “caccia no limits”


Comincia la mobilitazione per battaglia epocale alla Camera


AMICI DELLA TERRA, ANIMALISTI ITALIANI, ENPA, FARE VERDE, GREENPEACE, LAC, LAV, LEGAMBIENTE, LIDA, LIPU – BIRDLIFE ITALIA, MEMENTO NATURAE, NO ALLA CACCIA, OIPA, ASS. VITTIME DELLA CACCIA, VAS, WWF ITALIA

ROMA. Ciò che è accaduto oggi in aula del Senato ha del vergognoso nei confronti dell'Europa, che è stata bellamente raggirata, ma soprattutto della natura e dei cittadini italiani, a cui qualcuno dovrà spiegare che la caccia e i fucili vengono prima di tutto.

E' stato ignorato il parere negativo del Ministero dell'Ambiente, che specificava come l'articolo peggiorava anziché risolvere la situazione di infrazione in cui l'Italia si trova sul tema caccia. E' stato ignorato il parere negativo dell'ISPRA, l'autorità scientifica nazionale che si occupa della materia. Sono stati ignorati e anzi dimenticati i pareri negativi dati dalle Commissioni competenti della Camera e dello stesso Governo, a partire dal ministro Ronchi, che aveva già bocciato un identico emendamento nel recente passato. E tutto questo per assecondare una minoranza di cacciatori non ancora contenti di poter cacciare cinque mesi all'anno, per giunta facendo ingresso nei terreni privati.Il risultato è che con questo emendamento, qualora dovesse essere confermato dalla Camera, la stagione venatoria si allungherebbe ai mesi delicatissimi di febbraio e agosto, con un danno grave alla natura e l'aggravarsi del disturbo e dei rischi arrecati alle persone.Per non parlare degli altri aspetti, solo apparentemente marginali, comportati da questa pessima norma: il carattere giuridico dato alla guida europea sulla caccia (con il rischio-certezza di un vero e proprio corto circuito tra norma e interpretazione e il caos giuridico che ne conseguirà) o l'assenza di qualsivoglia intervento sul grave problema delle deroghe di caccia alle specie protette.

Insomma una situazione disastrosa e imbarazzante, resa persino beffarda dall'approvazione di un subemendamento presentato come "soluzione" ma che non cambia di una virgola la sostanza e la gravità della norma approvata e sul quale, a leggere le ultimissime agenzie, persino il ministro Prestigiacomo dichiara di aver subito un raggiro.Ora si dovrà spiegare il perché di questa incredibile scelta a quel 90% di italiani che respingono ogni idea di allungamento della stagione venatoria. E dovranno farlo in prima istanza il ministro Ronchi, che si è assunto la responsabilità di una scelta così clamorosamente sbagliata, e il Presidente Berlusconi, cui 150 associazioni di cittadini, professionisti, ambientalisti, animalisti hanno oggi chiesto invano un intervento risolutore.Ma una cosa è certa. La battaglia alla Camera, per cui comincia da subito la mobilitazione, sarà epocale.

Caccia - Bonelli: Senato approva 'licenza di uccidere'
mobilitazione nazionale e internazionale per 'sterminio di stato'
"Il Senato ha approvato la licenza di uccidere che viene introdotta dall'articolo 38 della legge Comunitaria. Si tratta di una vergogna internazionale che il centro destra ha compiuto in cambio di una manciata di voti dei cacciatori". Lo dice il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli. "Nei prossimi giorni lanceremo una mobilitazione nazionale ed internazionale per fermare questo vero e proprio sterminio di stato- conclude- a cui un Parlamento, ostaggio delle lo lobby delle doppiette, ha dato il via libera".



Caccia/ WWF: Italia dice no ma governo fa finta di niente
"Regioni ora potranno decidere una caccia no limit"
Nonostante solo un italiano su 10 sia favorevole alla caccia, il Governo italiano approva un emendamento che dà la possibilità alle Regioni di decidere una caccia no limit. E' la posizione del Wwf che ricorda i risultati di un sondaggio commissionato a Ipsos a febbraio 2009 secondo il quale il 69% degli interpellati è "fortemente contrario" alla caccia, il 10% "favorevole", "neutrale" il 21%.
"Solo qualche giorno fa le Nazioni Unite hanno inaugurato l'anno internazionale della biodiversità e i prossimi mesi dovrebbero anche in Italia essere dedicati alla salvaguardia della natura - dichiara Gaetano Benedetto condirettore del Wwf Italia - Il voto al Senato è tutto nel segno opposto. Alza la palla per le elezioni regionali poiché consente credibilmente di fare promesse di estensione dei calendari venatori. Questo ovviamente senza tener conto della probabile risposta dell'Ue che, come già avvenuto in passato più volte, potrà aprire procedure di infrazione nei confronti del nostro Paese (Apcom)

27 gennaio 2010

Germania: Verdi e Greenpeace contro i trucchi nucleari della colazione giallo-nera: «Chiudete i reattori-rottami»

da www.gruppocinqueterre.it

Secondo quanto scrive il settimanale tedesco "Der Spiegel" le lobby atomiche all'interno della Cancelleria e del governo federale avrebbero deciso di consentire a tutte le 17 centrali nucleari tedesche di continuare a fornire energia alla rete elettrica.

La cancelliera democristiana Angela Merkel avrebbe deciso così di ritardare ogni decisione, di procrastinare le scadenze della chiusura delle centrali più vecchie concordate con i suoi ex alleati socialdemocratici come primo passo di una graduale uscita dal nucleare della Germania, per non mettere a rischio la tenuta del nuovo governo gallo-nero con il Partito liberale (Fdp), che è apertamente filo-nucleare. La Merkel, in forte crisi di consensi dopo la vittoria del 2009, appare sempre più in difficoltà.

I Grünen tedeschi, che quest'anno festeggiano il loro trentesimo compleanno in grande salute e con i sondaggi elettorali che li danno in ascesa, accusano apertamente il governo di centro-destra di essere al soldo delle lobby economiche del Paese e di utilizzare trucchetti sporchi per lasciare in funzione "Schrott-Reaktoren", reattori-rottami come quelli di Neckarwestheim 1 e Biblis.

«Il gatto nero e giallo è uscito dal sacco - dicono i Verdi riferendosi al nero con la quale viene identificata la Cdu-Csu ed al giallo della Fdp - Tutte le 17 centrali nucleari tedesche devono rimanere a livello di rete, compreso il paio di rottami di Neckarwestheim e Biblis, che dovrebbero essere chiuse al più presto, secondo il l' Atomausstiegsvertrag (il "contratto" stipulato dal precedente governo della grande coalizione, ndr) entro la fine dell'anno. Contro questa violazione del contratto i Verdi scenderanno in piazza».

La leader parlamentare dei verdi, Claudia Roth, commentando le rivelazioni di "Der Spiegel" su gruene.de ha detto che ormai la coalizione nero-gialla (chiamata anche Ape Maia) è sottomessa alla lobby del nucleare per portare milioni di utili nelle loro casse: «La sicurezza dei cittadini non importa affatto ai giallo-neri, ma ancora di più: questa è un'assurdità di fronte al profitto delle imprese del settore energetico».

Per i verdi anche i discorsi del governo sulla cosiddetta "tecnologia ponte" del nucleare sono un trucco per continuare a far funzionare tutti quelli che loro chiamano "i rottami AKW" dell'energia elettrica che secondo la Roth «In questo paese non sono necessari. Il governo federale dovrà essere preparato per la resistenza di massa in strada». I verdi tedeschi annunciano battaglia e sono convinti di portare in piazza decine di migliaia di persone che si sono già dette disposte a seguirli sul cliccatissimo grüne Aktionsportal.

Per la battaglia antinucleare è già scesa in campo anche Greenpeace che sta organizzando blitz e manifestazioni in diversi lander tedeschi. Il 23 gennaio ha proiettato la gigantesca scritta "Schützt Atomausstieg!" sull'edificio dell'impianto di arricchimento dell'uranio di Gronau, che produce il combustibile per le centrali nucleari tedesche, per sottolineare che tutta la catena produttiva dell'energia nucleare ha gravi rischi.

Secondo la stessa Atomaufsicht Westfälischen Wirtschaftsministerium della Nord Renania settentrionale-Vestfalia un dipendente dell'impianto è stato ferito e ricoverato all'ospedale dopo una prova di pressione per la preparazione di un contenitore di uranio che conteneva anche tracce di esafluoruro di uranio (UF6) che si sarebbe liberato durante l'incidente. L'impianto di Gronau è gestito dalla Urenco, un'azienda divisa per un terzo ciascuno tra Gran Bretagna, Olanda e le imprese energetiche tedesche RWE e E.ON. L'Urenco gestisce due impianti di arricchimento ad Almelo, appena ad di la del confine olandese, ed uno a Capenhurst, in Gran Bretagna. L'uranio proviene soprattutto da Akokan, in Niger.

Greenpeace nei giorni scorsi ha anche bloccato l'ingresso numero 1 della vecchia centrale nucleare di Neckarwestheim, entrata in servizio dal 1976, per protestare contro i piani del gruppo energetico EnBWP di prolungare la sua durata di esercizio.

«EnBW e il ministro dell'ambiente del Baden-Württemberg Tanja Gönner (Cdu), stanno tentando di tutto per salvare l'impianto- spiega Beck Ulrike di Greenpeace Tübingen - Un prolungamento della sua vita, però, porta soloprofitti più elevati per EnBW. I profitti del settore nucleare non devono andare a discapito della sicurezza della popolazione».prometteva di salvare la centrale attraverso una ulteriore riduzione nella produzione di energia entro l'autunno.Nel giugno 2008 Il ministero federale dell'Ambiente tedesco aveva respinto la proposta di continuare a fornire energia in rete attraverso i due reattori nucleari più recenti ma già durante l'ultima campagna elettorale la Cdu.

Greenpeace attacca apertamente la coalizione giallo-nera Cdu- Csu-Fdop che considera ormai prigioniera della lobby nucleare: «La Merkel dovrebbe proteggere le persone e non vendere la loro sicurezza alle imprese nucleari».

(da Greenreport.it)

Smog: Bonelli (Verdi), E' Emergenza Sanitaria dimenticata


Ogni giorno 20 vittime. I Verdi presenteranno esposti in tutte le città


"Lo smog in Italia è una vera e propria emergenza sanitaria dimenticata che provoca 20 vittime al giorno e di cui ormai nessuno parla". Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Visto che né il governo nazionale, né le amministrazioni locali si muovono per un dramma che ogni anno costa la vita ad almeno 7400 cittadini noi Verdi apriremo una vertenza in ogni città presentando esposti e chiedendo alle procure di aprire inchieste per omicidio colposo".
"Si tratta di un vero e proprio bollettino di guerra che la politica ignora: i sindaci non prendono nessun provvedimento di chiusura del traffico e il governo taglia i fondi per il trasporto pubblico - conclude Bonelli -. Si tratta di una situazione ormai insostenibile per la salute dei cittadini".

26 gennaio 2010

Torino, il convegno del 23 gennaio


Aria nuova in città ( Un'altra Italia è possibile )

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alle parole passiamo ai fatti


Parlare prima di tutti ai cittadini che vogliono stare bene, confrontarsi con l’obiettivo, se possibile, di ricreare un gruppo ecologista unito. Con questi intenti l’Associazione Torino Viva, in collaborazione con il Gruppo Cinque Terre, ha organizzato sabato 23 gennaio il convegno “Un’altra Italia è possibile” – Aria nuova in città.Tanti i relatori, in linea con la logica dialettica con cui il movimento culturale e politico fondato da Giorgio Diaferia ed Emanuela Rampi si è proposto fin dal 25 novembre scorso, quando si è presentato ufficialmente. Al cinema Empire in piazza Vittorio a Torino non sono però mancate anche persone desiderose di ascoltare proposte e soluzioni concrete, deluse da un apparato politico che pare basarsi su un sistema etico in cui spesso i problemi più gravi sono assenti.
«L’opinione pubblica – ha spiegato il presidente di Torino Viva Giorgio Diaferia in apertura – si basa su tg nazionali e quotidiani, che danno spazio alla pericolosità delle centrali nucleari, ad esempio, con un ragionamento che si sposa con il catastrofismo ambientale, ma non a una politica e uno stile di vita di prevenzione e conseguente benessere. Noi siamo qui per costruire, non per distruggere». L’incontro si è aperto non a caso con Lipdub, video-manifesto di Europe Ecologie, coordinamento politico creato in Francia nel 2008, che alle ultime elezioni europee ha raggiunto il 16,28 % di voti a livello nazionale, il più alto risultato mai realizzato.
Un successo possibile in Italia? Gli organizzatori e i partecipanti al convegno pensano che sia doveroso perlomeno provarci, proprio in un momento di crisi globale come questo, dove diventano sempre più urgenti interventi in difesa dell’ambiente, della salute e dei soggetti deboli.
L’incontro si è articolato in due parti. Alla prima, coordinata di Giorgio Diaferia, sono intervenuti Maurizio Di Gregorio dell’Associazione Fiorigialli Roma – GCT, Luisella Zanino di Torino Viva e il presidente dei Verdi Angelo Bonelli.


Partendo dalla felice esperienza francese, ben esemplificata dall’energia che comunica il filmato di Europe Ecologie, Di Gregorio ha invitato a un cambiamento di prospettiva che ormai si rende necessario: «Abbiamo un patrimonio enorme di potenzialità, ma si dovrebbe essere disposti a mettersi in discussione e avere il coraggio di compiere gesti di rottura. Dobbiamo ricominciare il cammino verso un’organizzazione ecologista globale».
Luisella Zanino ha invece parlato della salute, aspetto legato alla sua formazione di pediatra e omeopata: «Ecologia della salute significa sganciarsi dal consumismo. Bisogna puntare sulla formazione dei medici, sulla pedagogia nei confronti delle persone, prestando maggiore attenzione alle cure solistiche e a ciò che mangiamo, e smantellare gli inganni internazionali, perché siamo prede delle lobbies, delle multinazionali dell’alimento e del farmaco, e il vaccino dell’influenza H1N1 ne è la prova».
Tutte questioni che dovrebbero riguardare da vicino i Verdi, e che Bonelli reputa importanti: «Vogliamo ricostruire una presenza in Italia, cercando una Costituente ecologista. Dobbiamo riportare il pragmatismo, avere la capacità di indicare soluzioni concrete. Il rapporto tra salute e ambiente è un elemento fondamentale, ma dobbiamo prima di tutto ricostruire la consapevolezza, superando il livello di frammentazione attuale, per arrivare a una realtà trasversale, basata su una federazione tra associazioni diverse». Parole a cui devono seguire i fatti, ma che possono essere la base per qualcosa di davvero nuovo.


Il secondo ciclo di dibattito, coordinato da Massimo Marino del Gruppo Cinque Terre, si è aperto con il filmato sul libro Blessed Unrest, in cui Paul Hawken offre una visione solistica e positiva dell’umanità, delineando un ampio panorama di organizzazioni e comunità che, indipendentemente da razza e cultura, operano nel pianeta per la difesa di diritti umani e civili e per la sostenibilità ambientale.
«L’aggregazione di tutti gli ecologisti – ha dichiarato Marino, esponente di un Gruppo formatosi nell’agosto 2009 allo scopo di riunire i vari movimenti, contribuire alla realizzazione di un nuovo programma e di nuovi strumenti di comunicazione dell’area ecologista – costruisce il centro delle questioni e non è più aggirabile. Chiediamo a ognuno di diventare protagonista».
Dopo di lui, sono saliti sul palco esponenti di diverse associazioni, e ognuno, concordando sulla necessità di creare un fronte comune e davvero unito, ha riportato un punto di vista legato alla propria esperienza. Laura Cima, ecofemminista GCT, ha ribadito l’importanza della trasparenza per la Costituente ecologista e del pensiero femminile. Andrea Zummo dell’Associazione Acmo, si è concentrato sul concetto di ecologia della politica, per cui chi commette reati non deve rappresentare i cittadini. Roberto Cavallo, presidente della cooperativa Erica – Ecodem, ha invitato a eliminare ogni tipo di giudizio, per lavorare invece sul codice della comunicazione e sulla relazione con il territorio. Per Giorgio Gardiol, ex senatore dei Verdi – Il Girasole, l’ecologia della politica deve avere al centro il problema della legalità e bisogna agire su istruzione e territorio, per favorire una maggiore partecipazione. Fernando Giarrusso, dell’Associazione Ecologista Sostenibilità, non ha dimenticato quello che già esiste, come i 312 comitati ecologisti in Piemonte, da cui bisogna ripartire, usando il linguaggio comune della gente e aprendo a tutti coloro che mettono al servizio il proprio impegno.
Prima dell’intervento degli animalisti Marinella Robba, della redazione Eco-animali del Gruppo Cinque Terre, e di Marco Francone, dei direttivo Lav, è stato proiettato un video sui Vegan, proprio perché nell’ecologia rientra anche l’animalismo, nato come critica ai metodi di allevamento.
Isabella Zanotti, responsabile di Per il bene comune in Piemonte, ritiene che la gente sia ormai pronta a un cambiamento e che la classe politica attuale dovrebbe fare un passo indietro. Per Renato Bauducco del Gruppo Cinque Terre di Nichelino, inoltre, l’attenzione all’ambiente è importante perché fornisce occasioni di lavoro, come avviene in altri Paesi europei. Gigi Stancati ha sottolineato che l’unità sia da conseguire a tutti i costi, e che i Verdi devono lavorare per far recepire i loro programmi.
Prima della conclusione sono intervenuti altri due esponenti di Torino Viva: Ennio Cadum, presidente ISDE Piemonte, e Bernardo Ruggeri, del Politecnico di Torino. Il primo ha parlato del problema dell’inquinamento atmosferico, particolarmente grave a Torino, e di una mancanza di strategie sensate e organizzate in merito, a favore di continui patteggiamenti. Il secondo ha tenuto a sottolineare come manchino, oggi, proposte politiche incidenti, che dovrebbero partire da esigenze e problematiche sul territorio: solo così si può davvero prefigurare la società futura.
Una mattinata ricca, densa di spunti e idee. La speranza è che sia il germoglio per portare avanti un discorso concreto, come si è augurato in chiusura Giorgio Diaferia: «Urge riformare l’intero gruppo, per poi presentare un programma politico convincente». Un augurio, una volontà, ma anche un critica che vuole essere costruttiva: «Siamo ancora abbastanza impreparati all’unità, non c’è ancora un confronto vero. Ora i Verdi sembrano mostrare un’apertura ai temi dell’ambiente e della salute, e questo è positivo. Ecco perché in questa fase la comunicazione è fondamentale: in questo, i mezzi di informazione non ci stanno dando una mano, ma andremo avanti con le nostre iniziative per cercare davvero il cambiamento, ispirato a ecologia della vita e della politica».


Il video del convegno, ripreso interamente dalla redazione di Ecograffi, verrà trasmesso sul sito www.ecograffi.it. ( Ufficio Stampa TOW Ecocittà Vive

25 gennaio 2010

La TAV ha bucato


Che fossero 20 o 30mila persone la manifestazione di sabato in Val di Susa ha confermato che la TAV non si farà mai. Forse si spenderanno altri soldi, forse il PD si sposterà ancora un po’ di più a favore dei poteri forti , forse l’informazione diventerà ancora un po’ più di regime, ma c’è una parte del paese che ormai ha idee, strumenti di comunicazione, ragionamenti che sono estranei ed autonomi dalla musica che viene suonata da questa singolare orchestra di regime; tant’è che perfino giornali come Repubblica, quasi una sezione distaccata del PD in città, in genere ben allineato, specie nella sua direzione torinese, ha dovuto riempire 4 pagine sulla manifestazione NO TAV.

Secondo Cavargna di ProNatura il traffico di merci sui tunnel autostradali del Frejus e Monte Bianco sono scesi in 15 anni da 26,5 a 20,8 tonn/anno; quelli ferroviari attraverso il Frejus sono scesi del 40% . Marco Ponti del Politecnico di Milano sostiene che la domanda di traffico oggi è di 6 milioni di tonn/anno ed è stazionaria da 10 anni e che la previsione di 40-45 tonn/anno, che darebbero una qualche giustificazione alla spesa, a parte i costi ambientali… è pura fantascenza .

Maria Rosa Vittadini, che è stata Direttore del VIA al Ministero dell’Ambiente fra il 1998 e il 2002 afferma che al massimo, nel migliore dei casi, il nuovo buco verso nord-ovest potrebbe “rubare “qualche milione di tonn/anno ai trafori stradali e ferroviari rivolti verso la Svizzera. Nel corso del convegno di Torino Viva a cui il GCT ha collaborato è stato letto il documento di un gruppo di Liberali perplessi sulla validità dell’opera.

Marco Cedolin sul suo blog “Il Corrosivo” insieme alla denuncia di tutti i tentativi di mostrare “isolati” gli oppositori alla TAV ricorda altri dati sull’irrilevanza del traffico di passeggeri su quell’asse.

Sono 15 anni che decine di esperti mostrano perplessità o contestano l’inconsistenza della proposta e neanche a pagarlo si trova un esperto ,minimamente serio ,che la giustifichi.

Nella penosa manifestazione dei SI TAV al Lingotto, cioè di quel drappello di qualche decina di gruppi industriali che con la TAV si spartirebbero, nel corso dei prossimi 15-20 anni quei 100-150 milioni di euro per ogni km costruito (3-4 volte i costi medi europei) accompagnati da Chiamparino, Saitta e Bresso che immaginano di costruire sulla TAV un asse di alleanze che permetta al PD di sopravvivere al suo tendenziale declino nello scenario politico italiano, di tutto si parla tranne che di numeri.

Oggi non c’è più un’esperto,un tecnico, un docente di Politecnico, un Dirigente di Ministero con un minimo di decenza, che abbiano il coraggio ,mentre nella società si fa strada la cultura del “Km zero” nei consumi , di sostenere con qualche numero che l’audace galleria di 57 km, sulla cui reale fattibilità nessuno ha la minima idea, serva a incanalare davvero qualcosa in più di qualche milione di tonn/anno di merci e/o di qualche centinaio di passeggeri al giorno.

15 miliardi di euro almeno in almeno 15 anni (ma come sempre in Italia potrebbero diventare il doppio o il triplo) verrebbero spesi per costruire un opera che, se fatttibile, potrebbe alla fine risultare,fra 20 anni, del tutto inutile. Tutto ciò mentre almeno 2,5 milioni di pendolari tutti i giorni sono costretti a viaggiare su lineee di trasporto ferroviario intasate, costantermente in ritardo, per nulla veloci, qualche volta in compagnia di pulci e zecche, su vagoni luridi e cessi costantemente non funzionanti ,dove l’idea di poter usare in whireless un pc portatile è una bestemmia da fantascienza e perfino comprare un panino potrebbe rivelarsi un impresa impegnativa.

Se qualcuno vuole trovare una “grande opera” sulla quale costruire le proprie fortune economiche o quelle politico-elettorali abbiamo un idea: si metta mano alla modernizzazione della rete ferroviaria italiana, all’aumento della sua efficenza ed alla sua diffusione in sostituzione del trasporto autostradale privato; qualche milione di italiani sfilerebbe in corteo per acconsentire all’opera.

(mm)

21 gennaio 2010

Torino,sabato 23 gennaio ,cinema Empire

Torino - sabato 23 Gennaio ore 9.30-13



Cinema Empire piazza Vittorio 5

associazione TORINO VIVA
in collaborazione con GRUPPO CINQUE TERRE

“Un’altra Italia è possibile”
Aria Nuova in Città


coordina Giorgio Diaferia

proiezione video “ Le Lipdub” di Europe Ecologie

intervengono
Maurizio Di Gregorio * Luisella Zanino
blog Fiorigialli Roma -GCT * Associazione Torino Viva
Angelo Bonelli
Presidente dei Verdi

( ore 11,30 break di 10 minuti con VIDEO )

coordina Massimo Marino

proiezione video sul libro dell’anno “Blessed Unrest” di Paul Hawken

intervengono

Francesco Furchì presidente Assoc. Magna Graecia Millenium
Laura Cima
ecofemminista GCT
Roberto Cavallo cooperativa Erica – Ecodem

Andrea Zummo
associazione Acmos
Marinella Robba redazione Eco-animali

Giorgio Gardiol ex senatore – Il Girasole
Fernando Giarrusso assoc. Ecologista Sostenibilità

Marco Francone direttivo LAV
Isabella Zanotti responsabile PBC Piemonte

Ennio Cadum presidente ISDE Piemonte
Renato Bauducco del GCT

Sergio Castagna dei Verdi, Venaria
Emanuela Rampi
associazione Torino Viva

conclusioni
Giorgio Diaferia

In sala e fuori sala proiezione di video, filmati, esposizione di libri ecologisti del Libraio delle stelle di Roma

www.ecograffi.it
Proiezione video EuropeEcologie e riprese a cura Redazione di EcoGraffi webjournal

senza parole...













gli accessi al blog di Beppe Grillo

( www.beppegrillo.it)
e a Fiorigialli
( www.fiorigialli.it)
secondo il motore di ricerca ALEXA

20 gennaio 2010

Quest'Italia da bere


di Laura Cima


Grande riabilitazione di Craxi a dieci anni dalla morte con imbarazzi di Berlusconi come di Bersani. In pochi a sostenere l'accanimento ancora oggi oltre ovviamente a Di Pietro e circoli e giornali intorno a lui.

Ho trovato interessante che nei giorni della commemorazione di Hammamet RAI 1 programmasse lo sceneggiato sul fallimento della Banca Romana di fine ottocento, quando emerse che tutta la casta che votava, era compromessa con la mafia e con gli affari sporchi del sistema bancario. Gli altri non avevano accesso al voto e per le donne bisognerà aspettare più di mezzo secolo. perchè possano essere cittadine.

Giolitti, capo del governo che aveva condotto la commissione a dire no al voto alle donne c'era dentro fino al collo nello scandalo tanto che dovette dimettersi. Crispi, capo dell'opposizione, pur essendo pesantemente compromesso ne approfittò per subentrare al governo. Lo scandalo ulteriore fu che il potere giudiziario, anch'esso pesantemente coinvolto come i parlamentari e le forze di polizia, assolse tutti, proprio tutti.

Questa vicenda condizionerà tutta la storia democratica del nostro paese perchè introdusse l'impunità per i potenti. La legge non è uguale per tutti e a chi avrebbe potuto scandalizzarsi non era concessa neppure la cittadinanza e il diritto di voto che era basato sul censo e sul sesso.

Le donne sono state totalmente estranee alla gestione della cosa pubblica e del potere proprio perchè escluse da questa casta che non avrebbe mai potuto fidarsi di loro.

Nel novecento si sono succedute due guerre con in mezzo il fascismo e la trasformazione del Regno in Repubblica dopo la liberazione. I fondamenti del nuovo Stato ai cui valori contribuirono in modo determinante le nostre 21 madri costituenti scontrandosi a fondo con i colleghi maschi che per esempio non volevano assolutamente che accedessero alla magistratura. Le porte furono loro aperte solo vent'anni dopo.


Quest'Italia oggi in che cosa è diversa da allora per quanto riguarda le complicità della casta e poteri dello Stato? Sembra che solo parte della magistratura non accetti la compromissione, una magistratura in cui le donne hanno già segnato il sorpasso sugli uomini. Sicuramente la vicenda di Tangentopoli ha segnato questo stacco. Bettino Craxi e Claudio Martelli furono alleati dei Verdi nei referendum contro il nucleare e contro la caccia e mi dispiace che Marco Boato nel suo articolo di oggi su Terra non ricordi semmai questo tra i meriti dell'allora PSI. All'ambiente per esempio aveva un uomo onesto come Giorgio Ruffolo nostra controparte sempre corretta nella durissima vicenda dell'Acna in cui fu costretto a scendere a patti con quel movimento incredibile che riuniva tutta la Valle Bormida.

I verdi politici entrano in Parlamento proprio quando quella Milano da bere craxiana aveva ormai coinvolto nelle vicende delle tangenti della metropolitana anche esponenti del PCI, proprio quei modernisti che non volevano sentir parlare di questione morale da Berlinguer e che alla sua morte si aprirono più spazi. Nella campagna elettorale per le politiche del 1987 il nostro slogan era "prima c'erano i partiti oggi sono arrivati i verdi" e noi rappresentammo una rottura culturale e politica molto vivace di quel sistema di pentapartito e di opposizione compromessa che si stava facendo strada. Craxi aveva capito di stare finendo in un vicolo cieco e ci seguì con interesse perchè potevamo aprire una strada nuova. D'altra parte anche la DC cominciava a considerarci seriamente. Solo il PCI non ci vedeva con simpatia e cercava di assorbirci attraverso l'associazione ambientalista che aveva messo in piedi il nostro capogruppo Mattioli, che andava dicendo di essere come un cocomero, Verde fuori e rosso dentro. E buttandoci addosso la lista concorrente Arcobaleno con Rutelli e Ronchi che ci trasformò in un piccolo partito senza più significato.


La bandiera di Alex Langer che le donne verdi avevano fatto propria fu buttata alle ortiche e la caduta del muro di Berlino e della prima Repubblica ci avevano dato ragione nel praticare una politica nè di destra nè di sinistra e contro il partito trasversale degli affari, che li faceva essenzialmente con le grandi opere pubbliche.

Mi piacerebbe che i miei amici verdi, e soprattutto Marco Boato, che fu alleato delle donne verdi contro Mattioli, ricostruissero quegli anni dal punto di vista ecologista per riprendere la forza che avevamo allora e che sarebbe altrettanto importante avere oggi quando non solo più Milano ma tutta l'Italia è diventata da bere, proprio come ai tempi dello scandalo della Banca Romana.

2010 Anno Internazionale della Biodiversità

da www.eco-marche.blogspot.com

di Víctor M. Carriba


L'ONU pone in marcia l’ Anno Internazionale della Biodiversità

Nazioni Unite - Con l’inizio del 2010, le Nazioni Unite hanno posto in marcia L’Anno Internazionale della Biodiversità, proclamato dall’Assemblea Generale per cercare ci ridurre la crescente perdita di specie vive nel pianeta.
La celebrazione prevede un vasto piano d’attività tra le quali una riunione d’alto livello che si svolgerà il 21 e 22 gennaio, nella sede dell’Organizzazione della ONU per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco), a Parigi.
Inoltre si realizzeranno altri Forum in città della Norvegia, India, Quasar, Colombia, Cina, Kenia ed a New York durante la prossima 65ª Assemblea Generale di settembre, prima d’una Conferenza Finale in dicembre, a Kanazawa, Japón.
In una dichiarazione appena diffusa, la segretaria della Convenzione sulla Diversità Biologica - CDB - ha segnalato che la varietà della vita sulla Terra è essenziale per il sostenimento dei sistemi che sostentano la salute, il benessere, l’alimentazione, i combustibili e tutti i servizi essenziali.
Inoltre ha segnalato che l’attività umana provoca la distruzione della diversità ad una scala accelerata.
La CDB conta sulla firma di 193 paesi, dalla sua creazione durante il detto Vertice della Terra di Río de Janeiro, nel 1992.
Questo strumento si fonda nella premessa che la diversità degli ecosistemi purifica l’aria e le acque, che sono la base della avita, della stabilità e del clima moderato nel pianeta.
Dati della ONU indicano che attualmente ci sono quasi 48.000 specie minacciate in tutto il mondo e che 17.000 sono in pericolo d’estinzione.
Questo rischio danneggia il 21% dei mammiferi, il 12% degli uccelli, il 28% dei rettili, il 37% dei pesci d’acqua dolce, oltre al 70% delle piante e il 35% degli invertebrati. (PL/Traduzione Granma Int.).

19 gennaio 2010

NUCLEARE


VERDI (Bonelli): INFORMAZIONI DALLA FRANCIA CONFERMANO SITI DA NOI RESI NOTI
"Da informazioni che ci arrivano dal movimento ecologista francese confermiamo che Edf e Enel hanno scelto, per realizzare le centrali nucleari volute dal governo Berlusconi, i siti che avevamo già reso noti e che sono: Montalto di Castro (Viterbo), Borgo Sabotino (Latina), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Oristano, Palma di Montechiaro (Agrigento), Monfalcone (Gorizia) e Chioggia (Venezia). Mentre l'ex centrale del Garigliano (tra Latina e Caserta) ospiterà il deposito nazionale per le scorie radioattive, come si evince bando di gara della Sogin del 2009 (2009/s 47-068707)". Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Sfidiamo il governo a smentirci rendendo nota la lista dei siti prima che si svolgano le elezioni regionali. Se così non dovesse essere non solo sarebbe evidente che diciamo la verità ma che l'esecutivo, per paura di un boomerang elettorale, continua a prendere in giro i cittadini".
"Quello che Enel sta affermando in questi giorni conferma che il nucleare avrà bisogno di ingenti risorse pubbliche - continua il leader Sole che ride -. Infatti, non solo il nucleare non abbasserà i costi dell'energia ma la bolletta che arriverà nelle nostre case subirà forti aumenti. Già oggi il costo per la dismissione delle vecchie centrali, chiuse con il referendum dell'87, costa ogni anno in bolletta 400 milioni di euro...la nostra mobilitazione contro una scelta energetica che fa male all'Italia continuerà con forza: abbiamo già raggiunto oltre 30 mila firme di pre-adesione per il referendum contro il 'revival' nucleare".

LEGAMBIENTE (Cogliat Dezza): ATTENTI ALLA DEMAGOGIA IMPRENDITORIALE

"A parita' di investimenti, l'efficienza energetica e le rinnovabili sono capaci di creare 15 posti di lavoro per ognuno nel nucleare. In meno di 10 anni, il settore delle rinnovabili in Germania ha creato oltre 280 mila posti di lavoro tra diretto e indotto. In Italia, al 2020 con la diffusione delle rinnovabili si potrebbero creare dai 150 ai 200mila nuovi posti di lavoro.
Questa sarebbe una reale occasione per lo sviluppo industriale e occupazionale del Belpaese". Cosi' il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha commentato le dichiarazioni di Enel e Confindustria sulla necessita' di reintrodurre il nucleare in Italia, rilasciate durante il
workshop in corso questa mattina a Roma. Il nucleare serve per differenziare le fonti energetiche?" - ha continuato Cogliati Dezza - "Bisogna essere precisi, per non correre il rischio di fare ordinaria demagogia. E aggiungere che, come dimostrato da uno studio del Cesi Ricerca del 2008, con la
costruzione di 4 reattori Epr di terza generazione evoluta da 1.600 MW l'uno, risparmieremmo, dal 2026 in poi, appena 9 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale, pari al 10 per cento dei consumi attuali e al contributo di un rigassificatore di media taglia". Nuovi impianti nucleari,
spiega Legambiente, "sono previsti soprattutto in Cina, Russia, India e Corea del Nord, dove il mercato elettrico e' tutt'altro che libero. Barack Obama ha tagliato i fondi federali per il sito di Yucca Mountain e non ha stanziato neanche un centesimo di dollaro per il nucleare di oggi mentre
finanziera' la ricerca sulla quarta generazione, mentre Angela Merkel nel programma del nuovo governo di centro destra non prevede la costruzione di nuove centrali nucleari in Germania, ma solo l'allungamento della vita di quelle esistenti... Smettiamola con le dichiarazioni ideologiche e con le previsioni fantastiche e cominciamo a promuovere sul serio una rivoluzione energetica sensata e pulita che ci permetta finalmente di raggiungere gli obiettivi europei al 2020..


GREENPEACE: ENEL BLEFFA SU NUCLEARE

Protesta, questa mattina a Roma, degli attivisti di Greenpeace contro la politica in favore del nucleare da parte dell'Enel che, secondo l'associazione, su questo tema 'bleffa' le imprese. Gli attivisti, rende noto l'associazione, sono infatti saliti sul 'Colosseo Quadrato' all'Eur di Roma per dire 'STOP alla follia nucleare' mentre di fronte a loro, nel palazzo di Confindustria, Enel 'imboniva le imprese italiane -afferma Greenpeace - presentando cifre discutibili sull'entita' delle commesse per i lavori che riporterebbero l'Italia al suo passato nucleare'.
Gli attivisti di Greenpeace hanno srotolato sulla facciata del Palazzo della Civilta' Italiana uno striscione di 300 metri quadrati con la scritta 'Stop alla follia nucleare, Stop Nuclear Madness'.
'Enel presenta il nucleare come un affare che per i due terzi e' riservato alle imprese italiane - spiega Andrea Lepore, responsabile della campagna nucleare di Greenpeace - ma, a parte le norme sugli appalti di queste dimensioni che prevedono delle gare internazionali, gli impianti EPR proposti da Enel sono un affare solo per il costruttore francese a corto di ordinazioni e non certo per l'economia italiana. .. La quota riservata alle imprese italiane, secondo Enel, sarebbe pari a 12 miliardi di euro, corrispondente alla parte non nucleare degli impianti'. Invece, secondo i dati pubblicati dall'azienda elettrica francese EDF, alleata di Enel nel riportare il nucleare in Italia, rileva Greenpeace, 'la quota degli investimenti per le parti non nucleari degli impianti EPR e' pari al massimo al 40% del totale. La parte prevalente delle commesse andrebbe quindi alle imprese francesi e non a quelle italiane'. Secondo Greenpeace, dunque, 'la propaganda di Enel sul nucleare continua, ma l'esperienza degli unici due EPR in costruzione in Finlandia e in Francia ha gia' ampiamente dimostrato che per questo tipo di impianti, ritardi, problemi nella sicurezza e costi fuori controllo non sono un rischio ma una regola'.

Nuovo Portale Web Online !

www.gruppocinqueterre.it

Comunichiamo che è online dal 15 gennaio e pienamente operativo il sito web del Gruppo delle Cinque Terre
www.gruppocinqueterre.it
Inviatiamo tutti a visitarlo e a fornire spunti consigli e contributi
indirizzatandoli a
info@gruppocinqueterre.it o alla redazione del sito inviando una mail a
elisa.kappai@gmail.com

Segnaliamo inoltre che sin dai primi giorni di messa on line il sito, ancora in costruzione, sta ricevendo quasi 3.000 accessi unici al giorno salendo rapidamente le graduatorie internazionali dei siti web forniti dalla società americana Alexa.
Ogni giorno verrà pubblicato un editoriale in evidenza
Invitiamo tutti a linkarlo, segnalarlo nei vari siti e blog e farlo conoscere agli amici.
La redazione sta caricando con la maggior velocità possibile i contenuti scelti nelle varie sezioni che saranno molto arricchite in poco tempo;
www.gruppocinqueterre.it si candida a diventare uno dei siti ecologisti più visitati in Italia e in Europa. E' inoltre in costruzione la fase 2 del sito che prevede l'accesso in area riservata degli utenti iscritti al sito fornendo loro contenuti speciali e riservati e nella fase 3 altre info e svariati servizi