10 maggio 2011

Piemonte: Sui binari contro il treno delle scorie

Non sono ammessi ritardi e nemmeno contestazioni. Le forze dell’ordine usano le maniere pesanti sugli attivisti antinucleari che protestano in Val di Susa contro il treno delle scorie. I binari vengono liberati a forza di manganellate e il convoglio passa. Ma nessuno ha avvertito i cittadini del carico radioattivo, come vorrebbe una legge regionale del febbraio 2010. Si chiamano «Norme sulla protezione dai rischi da esposizione ionizzante», ma Comune e Regione continuano a ignorarle

È il secondo di una serie di dodici viaggi in programma dal sito di stoccaggio «provvisorio» di Avogadro di Saluggia, nel vercellese. Le scorie vengono trasportate verso il centro di ritrattamento francese di Le Hagues, ma torneranno in Piemonte tra una decina di anni, in una zona per nulla sicura: è la golena della Dora Baltea (nel 2000, quando l’impianto Eurex fu allagato, si sfiorò, secondo Carlo Rubbia, al tempo presidente Enea, «una catastrofe planetaria»). Il timore di Saluggia è di diventare quel deposito nazionale che doveva essere costruito entro il 31 dicembre 2008,ma di cui si è persa traccia.

Treno delle scorie, penultima stazione

Scontri ad Avigliana (Torino) tra polizia e attivisti durante il transito del convoglio carico di rifiuti radioattivi

Un’altra pagina buia in Valsusa. Di nuovo botte, sorde, da parte delle forze dell’ordine nei confronti di manifestanti inermi. È successo ieri, all’alba, ad Avigliana, all’imbocco della valle, contro chi protestava sull’inutilità e la segretezza illegittima dei trasporti nucleari. I convogli radioattivi erano attesi da ore e i no-nuke si erano trovati nelle stazioni di Vercelli, Chivasso e, appunto, Avigliana.

«Erano da poco passate le quattro di mattina ed eravamo seduti sui tre binari della stazione, compatti, vicini amo’ di cordone. Alcune persone erano sdraiate sulla banchina. Il nostro intento - racconta Mario Actis, presidente di Legambiente Valsusa – era quello di bloccare per qualche minuto il treno. Non è stato possibile. Polizia, carabinieri e finanzieri sono arrivati di corsa, tesissimi. Avevano in mano scudi ed è partita la carica». Calci e manganellate. La tensione va alle stelle. «Una violenza brutale», commentano i manifestanti, inspiegabile, a cui la gente della Valle (insieme ad attivisti di Torino e Chivasso) ha resistito pacificamente. Le forze dell’ordine liberano, però, i binari; gli antinuclearisti urlano e protestano, scandiscono slogan,ma nel piazzale antistante alla stazione vengono accerchiati da nuovi drappelli di poliziotti. «Mi hanno preso i documenti – spiega Actis, strattonato e spintonato oltre il cordone - e non me li hanno ancora restituiti. Sono esterrefatto per quello che avviene in Italia. Ad ogni sciopero, la polizia picchia chi manifesta». Il bilancio è di due ragazze con contusioni alla testa e quindici tra feriti e contusi. Intanto, alle 5 il treno con le scorie passa.

È il secondo di 12 viaggi dal sito di Saluggia al centro francese di Le Hague Quello per cui non sono ammessi ritardi e nemmeno contestazioni, seppur nessuno informi i cittadini del suo transito pericoloso, come vorrebbe invece la legge regionale del febbraio 2010: «La cancellino, allora», dice provocatoriamente qualcuno. Si chiamano «Norme sulla protezione dai rischi da esposizione ionizzante» e prevedono espressamente che, senza che i cittadini debbano farne richiesta, Regione e Comuni informino preventivamente la popolazione sul piano di emergenza radiologica. Ma non accade. E dopo le diffide di Legambiente e Pro Natura, il circolo Gramsci della Federazione della Sinistra di Chivasso ne ha inviato una al sindaco Bruno Matola.

Il convoglio, transitato la scorsa notte, è il secondo di 12 treni programmati per il trasferimento di scorie nucleari dal deposito Avogadro di Saluggia, nel vercellese, alla Francia, a La Hague, per il riprocessamento. Torneranno in Piemonte tra una decina di anni, in una zona per nulla sicura: è la golena della Dora Baltea (nel 2000, quando l’impianto Eurex fu allagato, si sfiorò, secondo Carlo Rubbia, al tempo presidente Enea, «una catastrofe planetaria »). Il timore di Saluggia è di diventare quel deposito nazionale che doveva essere costruito entro il 31 dicembre 2008, ma di cui si è persa traccia. Lunedì mattina il treno non ha toccato tutte le stazioni inizialmente annunciate (come informalmente aveva comunicato l’associazione antinuclearista francese Sortir du nucléaire). Già al passaggio del primo convoglio, lo scorso febbraio, vi erano state manifestazioni di protesta con il tentativo di bloccare il treno e di impedire il passaggio di scorie radioattive nella zona della valle di Susa. In quella circostanza i manifestanti erano riusciti a rallentare il passaggio. «La prossima volta – annunciano dalla valle No Tav – saremo ancora di più»

da Il Manifesto 10 maggio 2011

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