21 marzo 2012

Grandi opere, rivoluzione in corso


Una nuova cornice entro la quale confermare il primato delle infrastrutture sul territorio, dell’edificio sulla città, della decisione sulla condivisione – e del privato sul pubblico.

Da Europa del 13 marzo 2012, con postilla a cura di eddyburg.it

Entro aprile Passera e Ciaccia presenteranno un disegno di legge delega. L’obiettivo è quello di concludere entro aprile con la presentazione di un disegno di legge delega che riesca a tracciare un quadro di riferimento certo per la dotazione infrastrutturale in Italia. Un provvedimento quadro di non più di 6-7 articoli in cui tra edilizia residenziale, vie del mare e opere infrastrutturali (piccole, medie e grandi), il governo possa essere in grado di ridisegnare i settori e, nel contempo, di riscrivere la cornice ordinamentale di riferimento all’interno della quale accelerare le procedure, trovare le risorse, individuare le priorità.

Alla riunione di venerdì scorso, indetta dal viceministro dello sviluppo economico Mario Ciaccia con i committenti pubblici e privati, oltre ai rappresentanti di banche e imprese, ci si è dato un appuntamento ravvicinato. Entro i prossimi quindici giorni si lavorerà a spron battuto a partire dalle 89 proposte stilate oltre un anno fa dalle tre fondazioni, chiamate al tavolo di Ciaccia: Astrid di Bassanini, Italiadecide di Luciano Violante e Respubblica di Eugenio Belloni. Obiettivo è quello non solo di individuare il metodo e la pianificazione delle priorità, ma anche risolvere il problema dei capitali privati.

A sedere al “tavolo Ciaccia” che da qui ad aprile marcerà a tappe forzate, c’erano sia Anas che Fs, Castellucci e il gruppo Gavio, Confindustria, Ance, l’Associazione imprese generali, Abi e Confedilizia. Oltre a Pasquale De Lise, futuro direttore generale dell’Agenzia per le infrastrutture stradali e autostradali che, avuto un primo disco verde dal consiglio dei ministri, sarà destinata a partire da fine luglio a sostituire l’Anas come concedente delle concessioni stradali e autostradali.

Si è parlato del necessario decollo dei project bond che, sostenuti dal governo Monti anche a livello europeo, dovrebbero servire con un regime fiscale ordinario al 20% a far decollare le grandi opere cercando di sciogliere il nodo della partecipazione dei capitali privati con il project financing, che in Italia non è mai veramente decollato. Per gli investimenti pubblici un ruolo di primo piano l’avranno il Cipe e la Cassa depositi e prestiti. E se nella delega ci sarà un capitolo specifico sugli strumenti finanziari, si è affrontato un capitolo ad hoc relativo al nodo costituzionale. L’idea è quella di intervenire nuovamente sul titolo V, con un riordino dei poteri tra stato e regioni, con l’ipotesi di affidare le opere strategiche al primo e quelle minori alle seconde. Si tratterebbe di un nodo da sciogliere in fretta anche se, visti i risvolti costituzionali, i tempi potrebbero essere più lunghi – a meno di trovare un treno normativo su cui saltare in corsa.

È stato poi affrontato anche il tema dell’inserimento di una norma che sterilizzi i contratti in essere da eventuali modifiche legislative. Così come ha avuto modo di sostenere Ciaccia ultimamente, secondo cui è necessario garantire continuità per attirare investitori. Alla riunione si sarebbe discusso anche della possibile introduzione del débat public, su cui Monti insiste nonostante i dubbi circa la possibilità di importare in Italia il modello transalpino.

Sui tempi dell’operazione Ciaccia è stato categorico: Passera intende arrivare con il ddl in consiglio dei ministri entro aprile quando, tra l’altro, dovrebbe giungere a palazzo Chigi anche il lavoro di Giarda sulla spending review. Due interventi destinati a ridisegnare il volto dell’Italia.

Postilla

Il cammino era iniziato da tempo. Ecco i passi che si sono succeduti negli ultimi trent’ani: la subordinazione della pianificazione del territorio all’emergenza, della prospettiva all’occasione, della visione all’oggi; lo sganciamento delle decisioni settoriali da ogni ipotesi di inquadramento territoriale (ricordate la precoce scomparse dei “lineamenti fondamentali dell’assetto territoriale nazionale”?); la rincorsa di una “governabilità” pagata con la riduzione della democrazia (il decisionismo craxiano in salsa bassaniniana); il privilegio della Grande Opera sul lavoro minuto e quotidiano di risarcimento del territorio disgregato, delle città devastate, dei paesaggi degradati; il primato del mercato sullo stato, del privato sul pubblico, dell’economia (e quale economia) sulla politica, dei pochi (ricchi) sui molti (via via più impoveriti).
E’ un percorso lento e tortuoso che si è sviluppato fino ad ora. Ma con il governo “tecnico” il disegno si sviluppa con maggiore razionalità ed efficacia. Alle scorrerie delle bande di neoliberisti in pectore succedono le ordinate legioni corazzate dei neolberisti dichiarati. Si giunge a voler inserire nella Costituzione della Repubblica dichiarazioni e principi che ne scardinano molti altri: quelli fondamentali. E ci si propone di rafforzare il
project financing all’italiana, in cui il rischio se lo accolla lo stato (il contribuente ), e di stabilire che il contratto privatistico prevale sulla volontà del legislatore.

( da eddyburg.it )


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