13 giugno 2012

Elezioni francesi: i soliti socialisti…


Un piccolo dramma, che tanto piccolo non è, sta arrivando all’epilogo dietro le quinte delle elezioni francesi nell’alleanza Socialisti-Ecologisti. Le avvisaglie si percepivano già nelle scorse settimane ma la sera stessa di domenica, al termine del voto del primo turno per l’ Assemblea Nazionale, la questione è esplosa, diventando pubblica , o quasi.

In parole povere la si può riassumere così: i socialisti hanno imbrogliato gli alleati ecologisti nella presentazione delle liste,  forse con l’obiettivo di fondo di affossare la possibilità che il gruppo di EELV abbia alla fine i 15 eletti che gli permettono di costituire il gruppo parlamentare che gli darebbe una voce autorevole, ultimamente sempre più flebile, nelle scelte del futuro governo del paese; dopo avere, con qualche eccesso di ingenuità,  favorito la vittoria di Hollande che fra tre giorni , dopo il voto del secondo turno, potrebbe avere il proprio partito con la maggioranza assoluta nella prima Camera del paese.

Che l’imbroglio sia pesante lo dimostrano due pesantissime dichiarazioni di Cohn Bendit  contro i socialisti ( cioè contro  i propri alleati di governo e in parlamento  dalla prossima settimana) fra domenica e lunedì sera; un rientro in campo probabilmente tardivo del leader dei verdi, o forse meglio dire, ex leader, che aveva rappresentato lo splendido successo degli ecologisti alle elezioni europee del 2009 dove ecologisti e socialisti, con il proporzionale delle europee, erano alla pari, entrambi poco sopra il 16 %.

Quanto è accaduto può essere riassunto in breve: in parecchi  dei 66 collegi uninominali ( fra i 977 in cui il voto è stato spezzettato nella logica dell’uninominale) dove, secondo gli accordi discussi per sei mesi i socialisti   “ desistevano” dal presentare il proprio candidato a favore di EELV, ( ricambiati da altrettanti collegi da parte dei verdi a favore dei socialisti ), sono spuntate all’ultimo momento liste socialiste “dissidenti” che in pratica hanno decimato  in questi collegi il numero di ecologisti che secondo le previsioni comuni sarebbero andati, superando il 12,5% necessario, al secondo turno ed a una probabile elezione. Ne risulta che esiste il rischio che alla fine del secondo turno i verdi non abbiano  un gruppo in parlamento ( che sarebbe  il quarto dopo PS, UMP e la Gauche ) mentre la loro “desistenza” favorirebbe invece  l’ottenimento probabile della maggioranza assoluta socialista. In conseguenza i due ministri verdi ( la Douflot e Canfin ) , con due  ministeri di scarso peso inventati per loro, farebbero  poco più che le belle statuine in un governo di 32 ministri e sottosegretari praticamente monocolore senza avere neppure un gruppo di riferimento nell’aula dell’Assemblea. Un bello scherzo che speriamo i verdi riescano a superare nelle prossime ore, che  al di là dello squallore dell’operazione, avrebbe conseguenze gravissime  e che ci riguardano da vicino.

A poche ore dalla chiusura dei seggi Cohn Bendit, con due interventi  riportati con ampio rilievo su Le Monde, ha prima attaccato duramente il nuovo ministro dell’interno socialista accusandolo di iniziare il mandato in piena continuità con il precedente ministro di Sarkozy , poi con un intervento a tutta pagina sul principale giornale francese, prendendola alla larga ( c’è ancora il ballottaggio), ha attaccato ancora più duramente  i socialisti per la mancanza di pluralismo, difendendo il centrista Bayrou (orientato nei ballottaggi verso la sinistra ) che nel proprio collegio più forte potrebbe  essere lasciato fuori  dal parlamento, forse a favore di un conservatore. Forse un eccesso di politichese, e dietro un evidente moto di rabbia, per il leader verde che sembra aver perso prima l’egemonia nel proprio partito ma soprattutto aver confidato, mettendo al primo posto l’obiettivo di liberare la Francia dai conservatori, in una “cooperativa” con i socialisti che prima ha distrutto Eva Joly alle presidenziali ( 2,3%)  in favore di una malgestita alleanza che potrebbe segnare la crisi di EELV che comunque in due anni è scesa al 5,4% mentre i socialisti sono al 34%.

Anche con un timido ma significativo ( e tardivo) comunicato del portavoce elettorale di EELV Jacques Archimbaud già la sera di domenica i verdi  hanno denunciato la gravità del raggiro socialista fingendo di attribuirlo a iniziative personali di esponenti socialisti locali ( in parecchi collegi! ) alle quali , ovviamente, nessuno crede davvero. Una delle conseguenze immediate  è anche che alcuni esponenti ecologisti di rilievo, la cui elezione era data quasi  per scontata, resteranno fuori dal parlamento. La Douflot, che nelle trattative si è garantita il collegio più sicuro nella 6a circoscrizione di Parigi  dove è arrivata al 48% al primo turno ( alle europee i verdi erano il primo partito in alcuni arrondissement della capitale ) è al momento l’unica eletta pressocchè sicura al prossimo ballottaggio ( tutti i ministri scelti da Hollande 20 giorni fa saranno confermati solo se eletti, con successive immediate dimissioni nel loro collegio, dove subentra il candidato supplente). Soltanto un esponente dei verdi è stato eletto al primo turno avendo superato il 50% (in generale gli eletti al primo turno sono pochissimi). Per arrivare a 15 quasi uno su due dei verdi passati al secondo turno (che sono  40 ) dovrebbero vincere ma solo il candidato per l’America Latina (Sergio Coronado, al 36%) e altri 4-5 , oltre alla Douflot,  hanno  elevatissime chance di farcela.
Ma le conseguenze del giochino socialista sarebbero ben più rilevanti e ci riguardano da vicino per almeno due motivi:

Il primo motivo è che il probabile monocolore socialista e lo smantellamento di EELV  archivierebbe definitivamente la possibilità della fuoriuscita della Francia dal nucleare, almeno parziale e graduale,  come timidamente sottoscritta negli accordi di novembre con i verdi. L'accordo potrebbero diventare fra qualche giorno poco più che carta straccia.
I movimenti antinucleari nostrani dimenticano troppo spesso che tutto il nord del nostro paese è a poche centinaia di km, meno della distanza fra Torino e Roma, da un bel gruppetto di centrali  atomiche francese in gran parte obsolete; così come quasi tutti ignorano che gli eventuali utenti della ( ex ) nostra Edison, oltre a quelli dell’Enel,  pagano direttamente la bolletta all’ EDF che la possiede e ci vende direttamente energia elettrica del nucleare a ridosso delle nostre Alpi, mentre nel periodo invernale compra energia da rinnovabili dalla Germania nei momenti di crisi di punta dei consumi, quando le centrali francesi vanno spesso in tilt..
I socialisti francesi, in particolare la destra del partito, di cui Hollande è il rappresentante che inaspettatamente e misteriosamente ha prevalso fra i sei candidati nelle primarie interne al partito che lo hanno portato dove stà,  è da sempre filo nucleare, mentre è noto il peso della fortissima lobby nucleare francese. Sarà un caso ma a 48 ore dal voto di domenica  il primo ministro giapponese Noda ha annunciato che ci stà ripensando e che è possibile che almeno 2-3 centrali nucleari giapponesi verranno  riaperte, malgrado la netta opposizione della maggioranza dei giapponesi. Se ci si illude che il nucleare sia un capitolo chiuso forse è bene ripensarci: la lotta continua e la prossima puntata si gioca in Germania ed in USA nell’anno che abbiamo davanti e dovremmo farlo anche sui nostri confini del nord Italia.  

Il secondo motivo che ci riguarda è il peso di quell’imbroglio, un vero maglio distruttore per qualunque forma di democrazia rappresentativa che è la miscela del presidenzialismo coniugato con il micidiale doppio turno a collegi uninominali . E’ bene ricordare che la Francia ha, con le ex colonie,  65 milioni di abitanti e che per partecipare al voto bisogna iscriversi ( in modo simile agli USA) alle liste elettorali. Lo hanno fatto solo 46 milioni di potenziali elettori. Hollande è diventato Presidente con 10,2 milioni di voti (Sarkozy è arrivato a 9,7) al primo turno e 18 milioni (con i voti ecologisti, della sinistra e di parte dei centristi ) al secondo turno (Sarkozy 16,9) costituendo in pochi giorni il governo nel quale perfino la sinistra del partito è stata messa nell’angolo .
Alle legislative di domenica scorsa hanno votato al primo turno meno di 27 milioni ( si prevede che circa 20 milioni andranno ai seggi al secondo turno ). I socialisti (miracoli del marchingegno del doppio turno) hanno avuto solo 8,9 milioni di voti  ( mentre si è raggiunto il massimo storico delle astensioni al primo turno, 43% del corpo votante) e quindi con una netta minoranza di voti  governeranno probabilmente con un monocolore e tre soli gruppi in parlamento per i prossimi 5 anni. E non è un caso che fino a due mesi prima delle presidenziali ( poi si è avviata la recita dello scontro elettorale) il dibattito prevalente nel paese verteva sulle scarsissime differenze fra i due principali contendenti: Sarkozy e Hollande. La solita infinita alternanza inconsistente fra conservatori e socialdemocrazia che paralizza e sta mandando al macero l’Europa.
Concludiamo per non farla lunga ricordando che il sistema elettorale francese è quanto ci stanno preparando pari pari dietro le quinte PD e PDL che ne discutono dall’agosto scorso e sempre di più convergono sull’idea ( che verrà fuori dal cappello solo all’ultimo momento)  che è la migliore truffa che ci possono proporre per salvarsi. Per intanto si sta discutendo anche come stravolgere in senso presidenzialista la Costituzione.
Non si tratta solo di fermare l’onda travolgente del movimento di Grillo, che difficilmente con questo sistema arriverebbe alle soglie del parlamento, ma anche di fare a pezzetti  i propri fastidiosi “alleati”. Con tanti auguri a Nicola Vendola, Antonio Di Pietro e le varie Albe del sol dell’avvenire che dovrebbero forse osare qualche riflessione un po’ più radicale del  ri-girare in tondo al PD   in attesa di ri-cadere per terra.

Resta il fatto che movimenti e soggetti  che confusamente  si agitano per cercare le strade del cambiamento e dell’alternativa a ridosso delle imminenti scadenze elettorali italiane, e che sono l’unica speranza per un paese gravemente malato,  non hanno alcuna chance se non si demolisce il nuovo teorema mortale che vuole sostituire definitivamente  la banale base della democrazia, una testa un voto, con la nuova versione che potremmo battezzare: una testa tre voti:  cioè tenetevi  sempre gli stessi oppure state comodamente a casa a vedere il film in tv.  
Naturalmente sui giornali italiani di tutte le questioni descritte non c’è traccia..

Massimo Marino ( GCT) 

Sulle elezioni francesi leggi anche qui

Nessun commento:

Posta un commento