30 novembre 2012

Gruppo Cinque Terre ECOLETTERA 12/1 dicembre 2012


           costruire la transizione: un nuovo ecologismo – democrazia – giustizia – nuovi lavori

Editoriale   Vicende come quelle dell’Ilva alimentano un sospetto radicale. Che questa crisi non finirà mai: nel senso che questo sistema produttivo, questa organizzazione del lavoro, questi modelli di consumo hanno concluso la loro parabola ascendente, imboccando la china declinante. Se questo è vero - se, cioè, la crisi è davvero “strutturale” o “di sistema” come dicono in parecchi - chiunque annunci la fine della crisi mente; o si sbaglia; o si sente in dovere di dare conforto. L’agonia di un sistema - o di una civiltà - fa comunque parte della fisiologia della storia umana. La cosa davvero interessante da sapere o da capire, oggi, è dove sono , nel mondo e in Italia, i semi della società futura e di una nuova economia; dove e perché nascono nuovi lavori e dunque nuovi posti di lavoro ( quelli vecchi sono destinati ad assottigliarsi sempre di più); quali sono le persone e i luoghi che continuano a pensare il futuro e soprattutto ad architettarlo. Se fossi un leader politico cercherei in tutti i modi di scovare queste energie, organizzarle, metterle in rete. La grande utopia, per la politica di oggi, è provare a evitare che sia una guerra mondiale a segnare, come è quasi sempre accaduto, il passaggio d’ epoca ( Michela Serra – L’amaca su La Stampa )  

Il combustibile più inquinante del mondo non passa mai di moda: come 200 anni fa, è ancora leader nell’industria energetica. Sono infatti 483 le compagnie elettriche che, in tutti i continenti, si apprestano a costruire ben 1.199 nuove centrali.   Impianti che, come evidenzia lo studio Global Coal Risk Assessment, saranno capaci di fornire elettricità per oltre 1.400 Gw: una quantità di energia enorme, pari a quattro volte quella attualmente prodotta (con il carbone) negli Stati Uniti d’America. Il record di progetti è detenuto dall’India, che da sola costruirà 455 nuove centrali; segue la Cina, con 363. E le 381 rimanenti? Saranno sparse in 57 altri Paesi. Fra cui l’Italia, dove lo studio prevede i cantieri per l’avvio di 4 nuovi impianti. ( Andrea Bertaglio su ilfattoquotidiano.it )

Quanto serve al paese è un nuovo grande movimento politico che sposi la visone di un nuovo paradigma  che  identifichiamo nella conversione ecologica e nella riconquista della democrazia e della giustizia sociale. Con l’idea che per costruirlo si debba radere al suolo, cioè concretamente “sciogliere”  le espressioni esistenti e procedere ad un'unica grande e progressiva aggregazione che richiede tempo ed una grande cura di calmanti che attutiscano sia le ansie da prestazione elettorale che di eccesso di fallico egocentrismo. Il Movimento di Grillo è al momento il principale attore o comunque alleato in questo percorso che richiede in prospettiva un altro interlocutore , che abbia una chiara connotazione ecologista, radicale , non trasformista. Tutto ciò non ha nulla a che fare con la sinistra, ne quella in rifondazione continua ne quella in corso di farsi rifondare o affondare dal montismo. L’obiettivo,  se si intende parlare di elezioni, che del progetto nuovo è solo un aspetto e neanche quello fondamentale,  dovrebbe essere, almeno per tutta una prima fase storica, quello di cacciare dal Parlamento il più alto numero possibile di esponenti di quel destra-centro-sinistra che ha affossato, e non ha ancora finito di farlo, il nostro paese. Nei 28 punti di Grillo  ( Not in my name ) si spiega  cosa andrebbero  a fare i grillini in Parlamento. Sfidiamo uno solo delle migliaia di firmatari di appelli a trovare un solo punto di serio disaccordo. Non dimenticando che in fin dei conti si tratta del programma del terzo o secondo o magari primo potenziale partito nel prossimo Parlamento. L’ipotesi di buttare via uno o due milioni di voti improvvisando liste oggettivamente  contro il Movimento 5Stelle specie se a favore della coalizione premontiana  non sarebbe un idea molto brillante. A Roma si svolgono contemporaneamente tre assemble in una , che dovrebbero sciogliere in qualche ora tutti i nodi , tutte le ambiguità, tutti i trasformismi che negli ultimi due anni nessuno, tranne Grillo in parte,  ha voluto sciogliere. Chi partecipa all’incontro di “Cambiare si può” a Roma ha una grande responsabilità e pochissime chance; ma per fare una scelta fateci almeno sapere, se è possibile: Cambiare cosa ? Cambiare con chi ?  ( Massimo Marino )

Il 22 novembre Grillo ha pubblicato sul web i  28 punti  ( “ not in my name” ), un manifesto di intenti per le elezioni. Il giorno dopo , 23 novembre,  è stato pubblicato anche il Codice di comportamento parlamentare. I 28 punti vanno ben valutati e per farlo li abbiamo raggruppati in 5 aree d’interesse. Per il momento si tratta del punto di vista dell’unica forza politica di rilievo che probabilmente si candida all’opposizione del prossimo governo montista ( al di là che Monti vi partecipi come Presidente della Repubblica, come Presidente del Consiglio o come super Ministro degli Esteri). Se altre forze, che al momento non si vedono,  si candidano davvero a proporre un vero cambiamento sarebbe bene e necessario per tutti essere ugualmente  o di più chiari. ( Massimo Marino)       

Non tutti sanno che negli ultimi 15 anni il flusso totale di luce dell’illuminazione pubblica, in Italia, è raddoppiato e ci situiamo su di un consumo medio pro capite di 107 kWh per abitante mentre la Germania è a 50 la nordica Gran Bretagna a 42; ci batte la Spagna con 116. L’insieme del nostro sistema di illuminazione all’aperto è mal disposto, sovradimensionato, in gran parte obsoleto e di conseguenza inutilmente energivoro e mal gestito. Eppure si parla di un comparto produttivo e di servizi abbastanza significativo. I consumi di energia elettrica consumata per la sola illuminazione pubblica, sono di circa 6300 milioni di kWh. Mentre i costi energetici superano il miliardo di euro con i continui aumenti del costo dell'energia elettrica per i comuni (+140% negli ultimi 7 anni). La proposta cieli bui, fra l’altro ispirata dal lavoro di un gruppo ecologista, è una delle poche, forse l’unica iniziativa di un anno di Monti positiva e auspicabile. Nella generale indifferenza i partiti montiani la hanno archiviata. ( Giovanni Chiambretto - GCT, Lombardia )

I votanti al referendum sono stati più di 50mila, il 49,2 % del corpo elettorale potenziale, ben al di sopra del quorum del 45 % necessario perché la consultazione fosse valida. Meno del 6 % si è espresso a favore della soluzione inceneritore per lo smaltimento di circa 75mila tonnellate all’anno di rifiuti. In Italia i progetti più avanzati in questa direzione riguardano Torino con l’inceneritore del Gerbido, alle porte della città, voluto dai tre sindaci avvicendatisi alla guida della città: Castellani, Chiamparino, Fassino. Si tratta di un enorme impianto da almeno 450.000 ton /anno, praticamente uno degli impianti più grandi del mondo, già avviato alla privatizzazione ancora prima di essere completato. Poi gli inceneritori pugliesi in costruzione, confermati da Vendola anche con l’avvio del suo secondo mandato nel marzo 2010. Anche questi in mano ai privati, particolarmente attivi ed interessati con il gruppo Marcegaglia della ex presidente di Confindustria, attiva sostenitrice di un prossimo governo montiano.

Il viceministro alle infrastrutture, Mario Caccia, ha annunciato che “si sta dando avvio a qualcosa come 900 chilometri di nuove autostrade, pari al 15% dell’intera rete“ con un costo a carico dello stato di circa 50 miliardi di euro. Ancora una volta l’Italia continua a investire nell’automobile e nel trasporto su gomma, come se gli anni ’60 non fossero ancora finiti e la Fiat fosse ancora una promettente speranza dell’industria italiana, mentre l’Irisbus di Flumeri, unica azienda produttrice di autobus in Italia e chiusa ormai da quasi un anno, quasi fosse solo un’inutile palla al piede di cui liberarsi senza remore. ( Paolo Pinzuti su ilfattoquotidiano.it )
Dopo 70 anni, la riforma dei condomini diventa legge. Non si tratta di un cambiamento superfluo per la vita quotidiana degli italiani, dato che si stimano in circa 30 milioni - circa la metà della popolazione - i cittadini che abitano in un condominio. Come riporta l'Ansa, «la commissione Giustizia del Senato con voto praticamente unanime ha approvato in sede legislativa il progetto di legge così com'era stato modificato alla Camera. Il testo prevede, tra l'altro, il fatto che non si possa più vietare nei condomini la presenza di animali domestici. ( da greenreport.it)

Nel Programma  non una parola è spesa sui grandi temi che oggi agitano buona parte della società italiana: quelli negativi, il dissesto idrogeologico, l'abusivismo più o meno legalizzato, l'assalto alle coste e alle parti più pregiate del territorio; ma anche le grandi risorse del nostro patrimonio culturale e paesaggistico che possono essere valorizzate proprio nel modello alternativo delle 'piccole opere'. Mutismo completo; è evidente che Renzi non ha alcuna cultura in proposito e che di territorio e paesaggio non gli importa. Ma se il sindaco di Firenze è muto, anche tutti gli altri tacciono, a cominciare dai rivali di Renzi all'interno del PD e nei partiti di sinistra. ( Paolo Baldeschi da eddyburg.it )

Vivisezione, pellicce, circhi, zoo, caccia, pesca, allevamenti, macellazione  e ogni altro tipo di sfruttamento degli animali hanno un unico comune denominatore: si chiama specismo. Come per il razzismo esistono razze superiori e razze inferiori, così lo specismo considera una specie dominante rispetto alle altre e, pertanto, legittimata ad utilizzarle a proprio “uso e consumo”. Noi esseri umani ci consideriamo più intelligenti degli altri animali e per questo li dominiamo. Ma cosa sappiamo delle loro capacità intellettive? Poco o niente. Leggi QUI l’editoriale di Marinella Robba . Tutto il numero su La Cincia


Le americhe guidano la classifica mondiale della spesa per armi (791 miliardi di $ nel 2010), seguita da Europa (382 miliardi di $), Asia (317 miliardi di $) e Africa (30,1 miliardi di $). Si deve notare come la spesa militare sia concentrata in pochi stati: il 75% della spesa mondiale per armamenti nel 2011 riguarda appena 10 Paesi con gli Stati Uniti che registrano 43% della spesa mondiale militare. Le previsioni di crescita di spese militari previste tra il 2011-2015 sono impressionanti: 140% in Cina, 70% in Brasile, 40% in India, 31% in Russia. Invece nei paesi sottosviluppati come l’Africa subsahariana, America Centrale, paesi poveri dell’Asia (Bangladesh, Nepal, etc.) la crisi si è unita ai fattori endemici di arretratezza esacerbando problemi come fame e povertà. In questi paesi si assiste spesso alla rappresentazione di forti conflitti sociali, etnici, di frontiera, guerre civili, e nonostante gli stati siano sull’orlo del fallimento si registrano alte spese militari (30,1 miliardi di $ nel 2011). ( Leopoldo Nascia da Sbilanciamoci.it )

Non possono guidare o viaggiare senza il consenso scritto del marito, da qualche giorno sono anche rintracciabili elettronicamente: è la condizione delle donne in Arabia Saudita. Nel paese arabo è entrato in vigore, infatti, un nuovo sistema che avverte il marito via SMS se la moglie attraversa il confine o se si reca presso un aeroporto internazionale per lasciare il paese. A lanciare l'allarme è Manal al-Sherif, diventata un simbolo nella lotta per i diritti delle donne ( Candido Romano da http://it.ibtimes.com )

                         Ariccia, 2 dicembre: L’Economia della felicità e il progetto EcoHub
Domenica 2 Dicembre ad Ariccia, dalle 17 in poi, presso il Teatro Comunale Bernini si terrà un evento con la proiezione dell'importante film documentario L’Economia della felicità  di Helena Norberg Hodge e la presentazione del Progetto EcoHub Castelli Romani. Il film L'Economia della Felicita', del premio nobel alternativo Helena Norberg Hodge riesce a tracciare in modo efficace una sintesi della globalizzazione e dei suoi problemi e ne individua la soluzione nella riscoperta della comunita' solidale, promuovendo una economia locale e a km.0, con cibo locale, con moneta locale e quanto altro occorre per ricostruire e recuperare il senso di comunità locale.
 Il Progetto EcoHub ha l'obiettivo di realizzare un ecovillaggio diffuso nei Castelli Romani costruendo un centro polivalente di attività culturali, sociali ed economiche che possa essere promotore e diffusore di una pratica ecologista e sostenibile orientata verso la transizione. Con le  collaborazioni locali di: SatyaDoc, AAM Terranuova, Movimento per la Decrescita Felice. Con il Patrocinio di: Ass. ConsorzioKM0 - SlowFood Ariccia e Albano - Moi Salute - Tisana - Alternativ@Mente - Italia Nostra - Ass. Phalada - Philoxenia Onlus - Ass. Artazione - Transition Town - - Ecocantiere - Centro San Bonaventura  ( FioriGialli Castelli Romani - Ass. EcoHub Castelli - Ecocastelli.it )

Il nuovo documento del Gruppo delle Cinque Terre
Il  documento integrale in 9 punti e in allegato “ 60 letture per capirsi meglio” si può leggere QUI.
Per riceverne una copia si può richiederla a   info@gruppocinqueterre.it

ECOLETTERA del Gruppo delle Cinque Terre vi segnala ogni 15 giorni interventi, documenti, appuntamenti, rimandando ai siti del gruppo o ad altri link. Clicca sui titoli per leggere l’intero articolo. Commenti, segnalazioni, testi per eventuale pubblicazione, possono essere inviati  a:
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Cambiare si può ! Cambiare cosa ? Cambiare con chi?



di Massimo Marino

Nei prossimi giorni si svolgerà a Roma un incontro nazionale che si presume abbia come centro della discussione la presenza di una lista elettorale “ fra il PD e Grillo” come indicato da alcuni dei promotori, lanciato nei primi giorni di novembre da un appello  Cambiare si può!” che ha raggiunto quasi  5000 firme, molte delle quali accompagnate da brevi dichiarazioni ( finalmente!  era ora ! è quello che aspettavamo!  giusto!  siamo con voi! etc…) . Contenuti oscillanti fra la necessità di rifondare la sinistra, colmare il vuoto ( elettorale) appunto fra PD e grillismo, essere determinanti in parlamento ( !!!) per impedire al PD di combinarle troppo sporche, rilievo ai beni comuni, ma anche seri accenni al tema della crisi ecologica, della necessità della conversione e cenni di sfuggita all’idea della decrescita.
Fra i primi firmatari Luciano Gallino (professore di sociologia, Università di Torino), Livio Pepino (magistrato, Gruppo Abele), Marco Revelli (professore di scienza della politica in Piemonte), don Marcello Cozzi (vicepresidente di Libera), Antonio Di Luca (operaio di Pomigliano), Chiara Sasso (scrittrice della  Rete Comuni Solidali). Poi altre persone dignitosissime, da Guido Viale a Ivan Cicconi, da Guido Ortona a Riccardo Petrella tutti più o meno conosciuti, molti  prevalentemente con una connotazione di “sinistra non allineata”, alcuni (pochi) con una connotazione più spiccatamente “ecologista”. Tutti di età abbastanza avanzata, in genere poco propensi al “gioco politico” e si presume per molti senza neanche particolari velleità e ansie da “prestazione elettorale” personale. Gallino, primo firmatario, ad esempio ha già dichiarato che continuerà il suo attuale “oscuro lavoro”.

Circa sei mesi  fa veniva lanciato un appello “Per un soggetto politico nuovo” con un bel documento che indicava la necessità di far politica in modo diverso, colmare un vuoto, superare i partitini ispirati ad un padre-padrone, la necessità di leadership collettive  etc . Redattori del testo: Andrea Bagni, Paul Ginsborg, Claudio Giorno, Chiara Giunti, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Nicoletta Pirotta, Marco Revelli, Massimo Torelli poi altri da Paolo Cacciari a Stefano Rodotà, da Guido Viale a Tonino Perna, molti dei firmatari del più recente appello. L’appello raggiungeva più di 6000 firme (molti commenti entusiasti: finalmente! , era ora !, è quello che aspettavamo! giusto!, siamo con voi! etc…), promuoveva due incontri nazionali: a Bologna, quasi un migliaio di presenze, poi a Parma, meno della metà. Si dava un nome (ALBA), compromesso fra le propensioni di sinistra , quelle referendarie, quelle ambientaliste. ALBA si dava rapidamente organi nazionali e locali, gruppi di lavoro, qualche centinaio di gruppetti diffusi qua e là negli 8000 e passa comuni italiani. Anche qui ansia da prestazione (meno) moderata e una grande esigenza di qualcosa di nuovo diverso dalla vecchia politica specie della sinistra. Nei primi giorni Repubblica , con un intervento dal titolo: “Nasce il partito di Gisburg” decideva, secondo loro almeno,  chi era il capo, poi qualche articoletto in cui ci si chiedeva se questi stavano nell’area del centro-sinistra o se per caso anche questi non volessero praticare “il populismo alla Grillo”, poi quasi più nulla. L’unica cosa che risultava chiara dai promotori  era che con Grillo non si parla ( anche perché la cosa sembra reciproca)  e che comunque alle primarie del PD non era il caso di partecipare. Gisburg e non solo, in più occasioni esprimeva il ragionamento ( più o meno) che non essendo il PD un partito decentemente riformatore solo una presenza esterna e autonoma lo avrebbe costretto a… immaginiamo ad essere un po’ più riformatore…o non so a cosa vorrebbe costringerlo il girotondino Gisburg.  

Circa 25 mesi fa veniva lanciato un appello “Abbiamo un sogno” in cui si dichiarava la necessità di una nuova politica, di cambiare l’Italia, di far nascere un partito per la società civile, ispirato al buonsenso e fondato sull’onestà e alla stragrande maggioranza degli italiani, gente onesta che si alza la mattina per andare a lavorare.. di seguito generici accenni di tipo ambientalista, pacifista, etc… . Fra i primi firmatari: Michele Dotti, Francesco Gesualdi, Marco Boschini, Riccardo Petrella, Jacopo Fo, Chiara Sasso, ma poi anche Finiguerra, Salvatore Borsellino, Don Andrea Gallo e molti altri nomi autorevoli e dignitosissimi per un totale di circa 5000 firme. Moltissimi  i commenti entusiasti dei firmatari (finalmente! era ora ! è quello che aspettavamo! giusto!, siamo con voi! etc…) . Qualcuno , con un eccesso di imperdonabile cattiveria scrisse che “Il sogno di Michele Dotti assomiglia più ad un incubo ”. In effetti l’ansia da prestazione elettorale era un po’ più velleitariamente accentuata, ma in fin dei conti si trattava di quasi due anni fa.  Dopo un unico incontro nazionale dei firmatari a Firenze (70 presenti) il Sogno finì, insieme ai Verdi, alla Costituente Ecologista e altri, a formare il partito-oleogramma in formazione degli Ecologisti e Civici. Sogno o incubo o oleogramma che fosse la cosa si è conclusa qualche giorno fa quando il neo portavoce degli EcoCivici  Domenico Finiguerra ( subentrato credo a due portavoce precedenti, un uomo e una donna ) ha dato le dimissioni , se ne è andato sbattendo la porta, aderendo all’appello di cui all’inizio, non essendo chiaro , dopo quasi due anni di silenziosa gestazione, se il nuovo soggetto che si ispirava a “fondare gli ecologisti europei in Italia” ( o più concretamente a riportare qualche volta in tv Bonelli)  intendeva diventare il terzo o quarto cespuglietto della coalizione, montiana ma non si dice, del PD, o che diavolo di altro e con chi volesse proseguire il proprio luminoso percorso.   

Circa 12 mesi fa, un gruppo di altri esponenti di questa singolare ed immensa galassia vagante nello spazio della opposizione sociale, con una vaga propensione  ambientalista e civica, non contenti dell’esistente e un po’ più radicali e movimentisti, hanno lanciato il loro appello, prevalentemente di impronta facebookiana, per una lista da presentare alle elezioni politiche, però radicalmente “ diversa e distante”  dai partiti, che ha preso il nome ( almeno credo ) di Lista Civica Nazionale. Fra i primi firmatari il più noto credo sia Michele Boato, istancabile e coerente ambientalista nell’area veneta, notoriamente intransigente e movimentista. L’appello ha raccolto forse qualche centinaio di adesioni soprattutto fra esponenti “di base” con qualche minore espressione di sostegno entusiasta  e forse un po’ meno informati degli altri del contorno di riferimento. Purtroppo già dopo qualche mese la lista sfortunatamente si è divisa in due, entrambe proiettate ovviamente alla tenzone elettorale. Come si chiamino esattamente al momento non lo so. 

Nel nostro piccolo anche il Gruppo delle Cinque Terre circa due anni fa lanciò un appello “Un'altra Italia è possibile” che più modestamente raccolse, insieme alle solite dichiarazioni di entusiasmo (finalmente! era ora ! etc ),  poco più di un migliaio di adesioni. Avendo provveduto fin dalla nascita a vaccinarsi dal virus dilagante di cui sopra nell’appello si dichiarava : che non volevamo fare un partitino per le elezioni, che eravamo immuni da ansie da prestazione elettorale; che quanto serve al paese è un nuovo grande movimento politico che sposi la visone di un nuovo paradigma che  identifichiamo nella conversione ecologica, e nella riconquista della democrazia e della giustizia sociale. Con l’idea che per costruirlo si dovesse radere al suolo, cioè concretamente “sciogliere”  le espressioni esistenti del virus e procedere ad un'unica grande e progressiva aggregazione che richiede tempo ed una grande cura di calmanti che attutiscano sia le ansie da prestazione elettorale che di eccesso di fallico egocentrismo. Che tutto ciò non ha nulla a che fare con la sinistra, ne quella in rifondazione continua ne quella in corso di farsi rifondare o affondare dal montismo. Che anzi l’obiettivo,  se si intende parlare di elezioni, che del progetto nuovo è solo un aspetto e neanche quello fondamentale,  dovrebbe essere, almeno per tutta una prima fase storica, quello di cacciare dal Parlamento il più alto numero possibile di esponenti di quel destra-centro-sinistra che ha affossato, e non ha ancora finito di farlo, il nostro paese.  

Nel lungo documento (Per la Conversione ecologica, la Democrazia autentica, il recupero della Comunità ) che dopo due anni abbiamo pubblicato di recente dopo una lunga discussione, abbiamo cercato di esprimere in modo approfondito questo punto di vista, comprese le motivazioni per le quali il Movimento di Grillo è al momento il principale attore o comunque alleato in questo percorso che richiede in prospettiva un altro interlocutore , che abbia una chiara connotazione ecologista, radicale , non trasformista e ci permettiamo di dire , un po’ più umile e tollerante, che è anche la malattia di cui soffre lo stesso Grillo. Soprattutto che sia un po’ più lungimirante. Se non altro perché Grillo proprio in questi giorni ha pubblicato, in sintesi come sempre,  in 28 punti ( Not in my name )che cosa andrebbero  a fare i grillini in Parlamento. E sfidiamo uno solo delle migliaia di firmatari di appelli a trovare un solo punto di serio disaccordo, visto che si tratta di quanto negli ultimi anni hanno espresso in tutte le loro variegate sfumature i movimenti “alternativi, antagonisti, ecologisti, sinistri”  o come volete chiamarli, di questo paese. Non dimenticando che in fin dei conti si tratta del programma del terzo o secondo o magari primo potenziale partito nel prossimo Parlamento. E che l’ipotesi di buttare via uno o due milioni di voti improvvisando liste oggettivamente contro il Movimento 5Stelle e a favore della coalizione premontiana non è un idea molto brillante. 

Potremmo fermarci qui, sapendo che stiamo largamente abusando della pazienza infinita  dei nostri lettori , che sono dei veri eroi, se non fosse che addosso all’appuntamento romano citato si è catapultato negli ultimi giorni  De Magistris, benedetto con prudenza da Repubblica e soci.  Il noto ex magistrato eletto al parlamento europeo nelle liste di IDV anche grazie all’appoggio di Grillo, aderente a Bruxelles al gruppo liberale che ha per prima cosa votato a Commissario europeo il conservatore Barroso (De Magistris astenuto), poi dimessosi per diventare sindaco di Napoli contro tutti, recentemente critico verso Di Pietro (al cui partito però non è iscritto) , ha dato la sua benedizione all’incontro di Roma, ventilando l’ipotesi di portarvi in dote un altro magistrato (Ingroia). Annunciando contemporaneamente che comunque lui farà la sua lista arancione ( uno dei pochi colori ancora rimasti sul mercato) e che nelle prossime settimane annuncerà alcuni dei suoi candidati. Naturalmente non è vero, perché De Magistris non è in grado di presentare nessuna lista, ma fa lo stesso. De Magistris si candidò alle europee con due obiettivi chiari: democrazia ed ecologia. Si tenne però alla larga dal gruppo parlamentare europeo degli ecologisti dove confluirono anche altri eletti , ad esempio i due Piraten svedesi. Confessiamo di aver seguito poco le sue eventuali iniziative in Europa, ma un dato positivo lo abbiamo chiaro: le sue dimissioni dall’Europa hanno fatto subentrare lo sconosciuto Andrea Zanoni, un ottimo ed attivissimo ecologista veneto (WWF e animalista ) che è probabilmente al momento l’unico o almeno il più attivo e significativo ambientalista presente in tutti i diversi stadi elettivi italiani compreso parlamento, regioni, province e comuni italiani. 

Dunque a Roma si svolgono contemporaneamente tre assemble in una , che dovrebbero sciogliere in qualche ora tutti i nodi , tutte le ambiguità, tutti i trasformismi che negli ultimi due anni nessuno, tranne Grillo in parte,  ha voluto sciogliere. De Magistris da parte sua ha già chiarito il suo momentaneo ( perché spesso lo cambia ) punto di vista. Non si può rischiare di essere residuali  (!) quindi la cosa migliore sembra essere quella di partecipare alla coalizione del cosiddetto centrosinistra. Naturalmente per costringere il PD a…  Sempre che legge elettorale, o qualche altro imprevisto rendano più utile qualche altra improvvisazione. Cosa faranno e quanto eventualmente dureranno i 10 eventuali eletti di questa eventuale lista prima di cambiare casacca è una bella domanda a cui nessuno oggi è in grado di rispondere.

Chi partecipa all’incontro di “Cambiare si può”, ha una grande responsabilità e pochissime chance; ma fateci almeno sapere, se è possibile: Cambiare cosa ? Cambiare con chi ?