31 maggio 2013

New York, effetto strade ciclabili: meno incidenti e più acquisti

di Paolo Volpato *

La città di New York dimostra una sensibilità sempre maggiore ai problemi della “mobilità nuova”. In un paese in cui storicamente sono le macchine a farla da padrone, si stanno scoprendo e sperimentando i vantaggi di un rallentamento della mobilità urbana. Le prime avvisaglie si erano avute verso la fine del 2011, quando furono introdotte le prime “neighborhood slow zones”, in pratica delle zone 30 con delle misure di rallentamento del traffico (dossi e restringimenti); l’esperimento sta avendo successo, tanto che se ne prevede l’estensione a nuovi quartieri. In questi giorni poi si è assistito al lancio di un ambizioso progetto di bike sharing, con 600 stazioni di prelievo e circa 10 mila biciclette; da fine maggio è possibile noleggiare le bici, con tariffe orarie, giornaliere, mensili e annuali.

Ma le iniziative prese negli ultimi anni vanno molto oltre: in numerosi casi c’è stata una riprogettazione radicale di strade e incroci, avente come obiettivo quello di creare spazi urbani più vivibili e sicuri per pedoni, ciclisti e automobilisti. Un recente rapporto del Dipartimento dei Trasporti della “Grande Mela” presenta i risultati di questi progetti, quantificando i benefici che ne sono derivati. Il rapporto è di grande impatto visivo, con delle chiare foto che illustrano le modifiche che sono state apportate all’infrastruttura urbana. In alcune strade a Manhattan per esempio sono state create delle piste ciclabili ben separate dal resto del traffico; ciò ha permesso anche di riordinare la viabilità per auto e pedoni, rendendo la strada più sicura per tutti. In queste zone è stata misurata una riduzione dei ferimenti derivanti da incidenti stradali che va dal 35 al 58%; confermando che strade più ordinate portano vantaggi anche ai commercianti; c’è stato un generale aumento delle vendite, con punte del 49% per alcune attività.

Altre misure introdotte nella città non sono state dedicate in particolare ai ciclisti, ma prevedono una generale moderazione del traffico. Si sono ad esempio create corsie riservate alle svolte a sinistra o a destra, o si è ridotto di molto lo spazio stradale dedicato alle automobili, lasciando il resto ai pedoni, come nella famosa Union Square; ne è risultata una diminuzione degli incidenti del 26%, e dai sondaggi il 74% degli utenti della piazza dichiara di preferire la nuova configurazione stradale alla vecchia. Altre zone prima riservate ai parcheggi per le automobili sono state pedonalizzate, con un aumento delle vendite nei locali commerciali adiacenti pari al 172%. Infine, si è pensato anche a migliorare il trasporto pubblico di superficie, creando delle corsie preferenziali per gli autobus che vanno ora il 20% più veloce, trasportando il 10% di persone in più.



Parlando degli USA, non poteva poi mancare un tocco di tecnologia: in alcune zone si stanno sperimentando dei sensori che rilevano la quantità di traffico e permettono di modificare in tempo reale la durata del rosso dei semafori, contribuendo a decongestionare le zone in cui si rimane incolonnati. Data la grandezza della città c’è ancora molto da fare. Il rapporto infatti si pone anche come una guida, o una raccolta di esempi per estendere queste misure a altre zone della città. I passi fatti finora sono comunque incoraggianti, e potrebbero segnare l’inizio di una rivoluzione culturale che contagi altre metropoli statunitensi e non solo.


                         * da www.amicoinviaggio.it , 29 maggio 2013

28 maggio 2013

Davvero possiamo permettere un cambiamento costituzionale ?

Appunti sugli scenari possibili per un cambiamento della Costituzione.
di Giovanni Chiambretto *
1 Premesse necessarie  per discutere del tema
Come già scritto   il sistema dei partiti in Italia, come lo avevamo vissuto dal dopoguerra, non esiste più. Al momento quasi tutte le più alte istituzioni sono occupate da una oligarchia collusiva ( il termine inciucio non è idoneo in quanto sminuisce la gravità e l’anomalia della situazione ) che appare agire con lo scopo di perpetuarsi adattando abilmente le proprie scelte per garantire se stessa ed i gruppi di interesse che la sostengono. Le più recenti scelte istituzionali sono state assunte in sedi imprecisate e comunque non nel dibattito parlamentare né nelle segreterie dei partiti.
Negli ultimi anni si sono già in parte tentate ed in parte realizzate forzature e modifiche parziali alle regole costituzionali ed alle consuetudini istituzionali. Si ricordi l’aggiramento di risultati referendari (sul ministero dell’agricoltura, sul finanziamento dei partiti prima , contro la privatizzazione dell’acqua e dei pubblici servizi più di recente ), il pareggio di bilancio in costituzione, la perdita di competenze dello stato nella tutela del paesaggio e dei beni artistici, la riforma elettorale  del 2005 che snatura la rappresentanza con modifiche  nettamente antiproporzionali (porcellum) . Movimenti tematici hanno espresso obiezioni ma il grosso del paese forse non se ne è nemmeno accorto.
La perdita di coesione sociale e di consenso sembra dilagare in maniera inarrestabile,  la capacità delle istituzioni di gestire l’esistente o di adeguarsi alle novità produttive, finanziarie e sociali sembra bloccata. Le conseguenze principali sembrano evidenti: al momento l’iniziativa resta nelle mani del gruppo di potere che occupa le istituzioni, l’oligarchia collusiva, che a causa della presenza elettorale imprevista del M5S, dopo le elezioni politiche ha dovuto rinunciare alla comoda finzione mediatica della contrapposizione centrodestra - centrosinistra in parlamento, mentre nelle scadenze elettorali  locali  sembra addirittura riprendere il sopravvento la sterile protesta dell’astensionismo .

2  Quanto può durare e dove può portare questa situazione?
Questo gruppo di potere è tenuto assieme dalla necessità esistenziale di non perdere il controllo dello stato, dei media e dei circuiti finanziari; ne fanno parte partiti costretti mediaticamente ad essere  contrapposti per non tracollare, è esposto a ricatti; ad esempio  una condanna per prostituzione minorile o l’ineleggibilità dichiarata ad un esponente politico può determinare una crisi istituzionale rilevante; le modifiche alla lettera ed alla prassi costituzionale vanno quindi preparate in sordina, gestite sul piano mediatico per renderle indolori e incomprese nelle loro vere conseguenze e devono essere sufficienti a ridare stabilità ad un sistema di partiti ed a gruppi di potere che li sostengono oggi  non più credibili.
La restrizione della rappresentanza ad un duopolio, che concorda regole, si spartisce risorse e ruoli, circondato oggi da partitini gregari e irrilevanti, quando non simulano un ruolo di oppositori di comodo, richiede vari interventi costituzionali “pesanti”:  il numero di seggi ottenuti non deve dipendere dai voti presi ma dalle forme di alleanza e dall’ annichilimento delle formazioni di vera opposizione, anche  con il graditissimo fenomeno dell’astensionismo. Il doppio turno alla francese  è considerato il più efficace: se si garantisce un sistema del tutto non proporzionale si può azzardare anche una riduzione dei parlamentari a spese delle sole eventuali opposizioni ( oggi il  M5S, domani chiunque sia ). Forme di presidenzialismo o di premierato favoriscono le tifoserie e annullano il confronto su programmi e progetti di società diversi che non devono fare più parte del confronto elettorale perché non ci sono progetti diversi da confrontare.  Non è gestibile una modifica parziale della Costituzione nella sua seconda parte che contraddica i principi della prima. E’ quindi del tutto verosimile che prossimamente qualcuno ponga sul tappeto il tema di una sostanziale riscrittura dell’intera Carta. L’abolizione della vecchia Costituzione  e la definizione di un nuovo e diverso patto fra cittadini, o meglio, di nuove regole fra chi comanda e chi ubbidisce. E’ Il passaggio a forme di postdemocrazia, la versione moderna del golpismo in cui media e corruzione sostituiscono i carabinieri e l’uso della forza.

3  Come si può annullare una Costituzione ed adottarne un’altra.
La storia è ricca di passaggi di questo genere. Senza arrivare ad Ottaviano Augusto, ma limitandoci a tempi più recenti,  basta ricordare il Cile di Pinochet, la Francia di De Gaulle, la Spagna del dopo Franco, i paesi dell’Est Europa dopo la caduta del muro di Berlino,  la cosiddetta Primavera araba, etc.

Le motivazioni, nobili o ignobili,  che permettono o giustificano cambiamenti istituzionali possono essere varie:
a) Una crisi sociale dirompente in corso in  cui le elite al potere si contrappongono ad una fase di modernizzazione, insieme ad  una crisi economica prolungata ( es.  la cosiddetta crescita che manca), o ad  una pressione dal basso per una diversa distribuzione delle ricchezze, o  ad una ridefinizione di assetti internazionali. E’ lo scenario a cui siamo più vicini.
b)  Una dinamica eversiva dell’esistente che si organizza e gestisce il passaggio dal di fuori delle istituzioni e delle consuete sedi di rappresentanza politica ( pericoli di estrema destra o sinistra sono però  poco probabili per l’Italia) .
c)  La promessa apparente di una cosa nuova, inaspettata e che porta ad un sollievo, a volte solo apparente, rispetto ad una situazione di  caos esistente e persistente. In astratto l’esempio degli stati uniti d’ Europa.

4     Le condizioni per gestire il passaggio costituzionale.
Chi si pone l’obiettivo di un sostanziale rivolgimento istituzionale deve tenere conto di alcune condizioni:
a)  È necessaria una base, anche solo  minoritaria, di consenso. Ad esempio non importa quanti ti votano ma che gli altri si astengano e non votino formazioni di vera opposizione. Nessun cambiamento delle regole del gioco è mai avvenuto con il solo uso della forza e senza una pur minima base di consenso. A seconda delle culture i catalizzatori del consenso possono essere diversi (economico, religioso, idealista come il nazionalismo, o altro ). Sicuramente anche la paura del “peggio” può giocare un ruolo determinante. Parliamo non solo delle élite, ma anche di gruppi sociali che possano avere l’idea od avere l’iillusione che, dato il caos perdurante, un cambiamento potrebbe creare, rafforzare o comunque garantire una specifica posizione sociale ed economica di privilegio. Oppure per paura siano spinti a ridare il sostegno ai responsabili stessi del caos di fronte all’incertezza.
b)  È però necessario il completo controllo del mainstream mediatico ( tv , giornali) e della parte vitale dell’apparato dello stato, meglio se di tutto. Nei media e nei nodi dello stato non possono esserci voci stonate. Ci si sta esercitando per rendere imbelle la comunicazione via web costruendo una propria area web di disturbo ( i politici alla Renzi che cinguettano scemenze su twitter è la conquista più avanzata ). 
Il consenso viene incanalato mostrando con più voci una narrazione che sappia spiegare quello che succede o che si vuole che succeda. Un esempio da ricordare fu la campagna mediatica che precedette la guerra in Irak. La criminalizzazione del nemico, la ricerca delle armi di distruzione di massa che non esistevano, la paura di una guerra generale che avrebbe compromesso anche il benessere dell’occidente, lo scontro fra civiltà, etc.  Il sistema mediatico italiano è da sempre allineato alle necessità dei poteri forti. Ricordiamo il ministero della propaganda fascista con le sue “veline” oppure oggi la rigida spartizione dei canali tv e dei giornali in accordo fra due partiti . Si  ubbidisce a chi paga,  perché da sempre la cooptazione del personale avviene sulla base di provata fedeltà (non al lettore, ma a chi comanda). Da questo punto di vista la macchina è già pronta.
Narrazione presuppone prendere per mano il pubblico e, come in un grandioso Truman Show, creare un mondo virtuale pervasivo ed onnipresente che  con notizie distorte o false e rigorose censure si porti il pubblico ad immedesimarsi in una recita finalizzata a fare accettare esiti che contraddicono l’interesse del pubblico stesso.

Ad esempio: i partiti di maggioranza continuano a incassare rimborsi elettorali (anche per spese non sostenute), gli interi stipendi e le diarie degli onorevoli, finanziamenti ingenti e bipartisan da privati ed industrie di cui poco si parla; utilizzano  auto blu e scorte, frequentemente vengono scoperti in fatti di corrotti e corruttori; mentre i grillini trattengono solo il necessario per mantenersi (a volte in coabitazione) a Roma. Non si scrive sui media cosa se ne fanno i partiti di tutte quelle centinaia di milioni di euro,da dove arrivano e a chi vanno  ma il punto diventa:  perché i grillini si tengono 2000 euro al mese per mangiare e dormire a Roma durante i lavori parlamentari?
Oppure: un parlamentare grillino (su 163) è stato espulso perché andava a Canale 5 a farsi prendere in giro per diffamare il suo movimento ( o  non si accontentava di 2500 euro ? ) mentre nel centrodestra sono già passati al gruppo misto una diecina di parlamentari, nel centrosinistra 101 parlamentari votano contro le indicazioni decise nel partito (quindi obbedendo a chi?), SEL va in coalizione, poi si toglie, poi si rimette nelle comunali,  per pure ragioni di convenienza ( quorum e premio ).  Non si scrive del  rigore dei grillini e di che circo equestre sono gli altri, ma il messaggio è: vedete che Grillo è un despota, i grillini si rompono.

Il sistema della narrazione simulata  è talmente pervasivo che alcuni giornalisti sembra che siano arrivati a crederci veramente: la integerrima giornalista di Report che chiede il rendiconto del blog grillino  forse ne è un esempio; oppure la signora Luxuria che, nel sabato del silenzio elettorale, si presta ad un ora di calunnie su RAI 3 contro il M5Stelle, poi al lunedì chiede scusa a Grillo per le “imprecisioni” involontarie, senza rendersi conto che la hanno semplicemente usata e presa per il culo. Ma non solo: una parte del pubblico ha talmente introiettato queste sciocchezze che si fa ventriloquo della mistificazione ripetendole, soprattutto sul web,  usando così  i social network  per rafforzare ulteriormente la manipolazione mediatica. Grillo e Casaleggio sono rimasti un po’ indietro sul tema..

5  Il controllo dell’apparato dello stato
Qui l’argomento è più delicato e più tecnico. Bisogna avere chiare alcune premesse. Parliamo di un apparato statale che per quanto riguarda le forze armate, la polizia, la burocrazia, gli organi esecutivi insomma, ha una struttura fortemente centralizzata e gerarchizzata dove a fianco del potere politico, in genere mobile e transitorio, si colloca una casta stabile che garantisce la continuità e l’efficienza dell’apparato. Questa casta è in genere cooptata per appartenenza di cordate; non è realistico chiamarli “servitori dello stato” anche se qua e la ci sono ottime figure. I gangli di questo sistema si intrecciano fra la politica, la riservatezza dell’attività nei ministeri e i centri decisionali dei poteri forti. Inoltre il sistema ha una vasta gamma di attività più o meno pubbliche. I cosiddetti misteri della trattativa stato-mafia ci hanno fatto intravvedere almeno le ombre riflesse di queste attività a largo spettro.

I servizi di sicurezza, ad esempio, sono il crocevia privilegiato di questi incroci. Oltre alle tradizionali attività di intelligence propriamente dette, sembra che la parte più rilevante dell’impegno dei servizi siano riservate all’ analisi delle fonti aperte ed alla formulazione di scenari possibili. Con fonti aperte intendo il filtraggio di notizie utili da tutto quanto non sia coperto da segreto e quindi stampa, televisioni, pubblicazioni, sondaggi, bilanci di aziende, etc. In questi ultimi anni poi, col diffondersi dei social network non è neanche più necessario violare la privacy di nessuno in quanto gli stessi partecipanti pubblicizzano i propri dati personali, le proprie preferenze estetiche, sessuali, commerciali e politiche in maniera sincera ed approfondita ( vedi chat e messaggi su facebook e skype) . Si parla di milioni di persone che si illudono di vivere in un paese dove si rispetti la privacy. Non è un caso che alla riunione di giugno del Gruppo di Bidelberg in Inghilterra parteciperanno anche il presidente di Google e il fondatore di Facebook.
Invece, per quanto riguarda la formulazione di scenari, è evidente che questi riguarderanno la situazione sociale e politica, le opportunità o i problemi commerciali, i rapporti internazionali e tutto quanto possa essere attinente all’elaborazione di strategie finalizzate. Non è anche qui un caso trovare una contiguità fra politica, grosse aziende, enti internazionali e media.
La vedo dura che un grillino possa essere eletto alla presidenza della Commissione Parlamentare per il controllo dei servizi di sicurezza ( Copasir ). A quel posto ci andrà qualcuno più “duttile” come lo furono Dalema e Rutelli. Ma staremo a vedere. Chissà, forse episodi inspiegati come la violazione della posta dei parlamentari  5Stelle, altri hackeraggi,  o l’attentato a Roma durante il giuramento del governo Letta, non sono riconducibili a situazioni in qualche modo etero dirette; comunque hanno fornito buon materiale di analisi.
Ad esempio possono aver offerto risposte ad alcune domande. Quale è la tenuta anche psicologica dei singoli parlamentari grillini se sottoposti ad una pressione personale diretta? Oppure, sapendo che sottotraccia in alcuni settori dei corpi dello stato cova una certa simpatia per il M5S, colpire un brigadiere dei Carabinieri può sopire questa simpatia? Teniamo nota per il momento, vedremo le evoluzioni. Ed anche se si trattasse solo di uno squilibrato massacrato dalla crisi si può sempre inventare una responsabilità  morale.  

6  I rapporti internazionali
Bisogna avere l’appoggio o per lo meno una chiara neutralità di istituzioni internazionali, di alcuni Stati decisivi nel contesto geopolitico dove ci si trova, della finanza internazionale e dei principali partner commerciali. Appena nominato Letta, il nipote, ha preso a girare l’Europa a chiedere sostegni alla singolare grosse koalition all’italiana. Se al tempo della guerra fredda i riferimenti a Mosca ed a Washington erano imprescindibili per gestire cambiamenti istituzionali locali, oggi il quadro è più complesso. L’appartenenza alla Unione Europea impone dei limiti di decenza alle modifiche istituzionali. Altro discorso sarebbe se ne uscissimo a seguito della sua frantumazione.

7   Accordo e coesione dei promotori nell’evitare i problemi veri
Infine e soprattutto bisogna impedire che il dibattito pubblico scivoli sui problemi veri del paese e le scelte alternative possibili ( es la TAV, le spese militari, la conversione ecologica, la connivenza in forme corruttive fra pubblico e privato, fra politica, imprenditoria e sistemi mafiosi). Al momento, per nostra fortuna, la coesione totale  non appare essere compiuta. Un serio rivolgimento istituzionale necessita di una regia coesa e di obiettivi chiari e condivisi. Chi si è raggruppato attorno al Governo Letta appare avere tutti gli strumenti in mano, compresa una maggioranza parlamentare che consentirebbe di aggirare la costituzione anche senza un referendum, ma non appare coeso ed ha ancora alcuni obiettivi a volte divergenti, se stiamo a sentire i personaggi pubblici. Chi sta dietro forse ha le idee più chiare, ma prima che questi escano fuori, bisogna che si inceppi la narrazione in corso e si squalifichino gli attuali portavoce pubblici.

Proprio per  il 29 maggio, nell’inconsapevolezza dei più ( compresi molti grillini che non hanno chiaro di che si tratti), il tentativo di avviare la demolizione costituzionale è stato pubblicamente annunciato ( ovviamente la chiamano “riforma” costituzionale) ; sarà un percorso lungo e tortuoso che può e deve essere fermato: abbiamo ancora il tempo per costruire un’altra narrazione e progettare un’altra Italia. Gli oppositori attualmente non sembrano avere una adeguata comprensione dei pericoli e proposte efficaci  che convincano il paese; urge portare alla luce la discussione.     
                       * del Gruppo Cinque Terre

27 maggio 2013

Anche i partiti muoiono (rapidamente)



Dal Pasok greco ai Liberal democratici inglesi.
L'unione innaturale con partiti tra loro antagonisti e politiche di austerità: spesso dinamiche che tra loro si sommano e portano a una disfatta tanto veloce quanto inesorabile. E' il caso di laburisti irlandesi, liberaldemocratici del Regno Unito e tedeschi. Ma anche di Socrates in Portogallo e di Papandreou in Grecia


Il primo dato delle amministrative dice che l’affluenza segna un ulteriore calo, come già era avvenuto alle politiche del 24 e 25 febbraio scorsi, quando un quarto netto degli elettori è rimasto a casa. Dopo le politiche di febbraio, i partiti non hanno dato grandi prove di efficienza davanti a un Paese messo in ginocchio dalla crisi. Sono stati i tre mesi più pazzi della Repubblica, con la lunga paralisi seguita al voto, l’incapacità di eleggere un nuovo presidente della Repubblica, gli affanni e le risse quotidiane delle “larghe intese” tra Pd e Pdl, il non facile debutto dei Cinque stelle nel grande gioco della politica parlamentare. Si intravede una tendenza all’autodistruzione, che forse non tiene conto di un fatto: anche i partiti muoiono. Spesso per loro stessa mano. Come dimostrano diverse recenti vicende che hanno segnato la politica di molti nostri vicini europei. 
I motivi sono ovunque gli stessi: l’unione innaturale con partiti antagonisti e le politiche di austerità messe in atto. In alcuni casi le due dinamiche si sommano. E la disfatta arriva rapida e inesorabile. E’ il caso del Partito laburista irlandese. Socio di minoranza di un governo con Fine Gael (centrodestra), a causa delle manovre lacrime e sangue avallate in cambio dei 67,5 miliardi ricevuti da Unione europea e Fondo monetario internazionale, dal 19,6% conquistato nel 2011 è piombato al 4,6%, ha subito una diaspora di parlamentari e ora rischia di essere spazzato via alle elezioni del 2015: la voce della folla scesa in strada a Dublino il 13 aprile contro la nuova property tax a gridare “non ce la facciamo a pagare” all’indirizzo del leader del partito Eamon Gilmore era quella del suo popolo. Un’eco sinistra al caso del Pd che, dopo aver votato tutte le misure di spending review volute da Mario Monti, ora parla di crescita e sospende l’Imu, come se appena nominato premier Enrico Letta non fosse volato a Berlino a rendere omaggio ad Angela Merkel, che di quelle politiche è musa ispiratrice e vigile controllore.

In Germania i problemi sono del Freie demokratische partei, il partito liberaldemocratico alleato di governo della Cdu: se nel 2009 aveva conquistato il 14,6% dei voti (miglior risultato di sempre), oggi i sondaggi nazionali lo danno al 5%. E rischia non prendere neanche un seggio alle elezioni di settembre. Emblematica la serie di disfatte inanellate nelle elezioni locali che tra il maggio 2011 e il marzo 2012 lo portano a perdere tutti i seggi in 6 Lander e contro cui nulla può l’avvicendamento al vertice tra il ministro degli Esteri Guido Westerwelle e quello delle Finanze Philipp Rosler. I motivi del crollo? Sempre oscillante tra l’appiattirsi sulle posizioni della Cdu e il proporsi come alternativo, si è mostrato ondivago su temi come il salario minimo e la riforma del welfare e aveva anche promesso una riforma del fisco che non è mai arrivata.
Nel Regno Unito in crollo verticale sono i Liberal-democratici di Nick Clegg: dal 23% conquistato nel 2010, ora a livello nazionale galleggiano attorno all’8%, superati dallo United kingdom independent party al 19%, secondo un sondaggio pubblicato domenica dall’Indipendent. Un sorpasso certificato dalle urne: le amministrative del 2 maggio hanno relegato il partito al 4° posto con il 14%, scalzato proprio dall’Ukip che è volato al 23%. A corto di idee dopo anni di difficile coalizione coi conservatori, euroconvinti in un paese di euroscettici (Cameron ha annunciato un referendum sulla permanenza nell’Ue, l’Ukip ne predica l’uscita), i LibDem pagano il tenere in piedi il governo a furia di compromessi e il mancato rispetto di varie promesse, tra cui quella sul taglio delle tasse universitarie.
La storia recente dell’Ue è funestata da due suicidi politici di portata storica. Nel 2011 il premier del Portogallo Socrates, socialista, concorda con Bruxelles una manovra lacrime e sangue per risanare i conti pubblici, il 23 marzo il parlamento la boccia e Socrates è costretto alle dimissioni. Risultato, l’Ue interviene con 78 miliardi e l’economia va a picco: in 2 anni sono aumentati disoccupazione (dal 12.9% al 18.2%), deficit e debito pubblico, passato dal 106% al 123%; soltanto la crescita è calata, dal -1,6% al -2,3%. Ancor più tragiche le storie del Pasok e del popolo greco. Dopo aver negato per mesi la crisi e aver sancito il tracollo del Paese, il Movimento socialista panellenico è passato dal 43,9% del 2009 al 12,28% del 2012 e oggi governa ancora, in una coalizione formata con Nea dimokratia, di centrodestra.

In alcuni casi, rari e virtuosi, il suicidio di un partito può salvare un Paese. In Germania nel 2003 l’Spd di Gerhard Schroeder fece approvare l’Agenda 2010, una serie di riforme del mercato del lavoro e del welfare necessarie per uscire dalla stagnazione. L’Agenda impose duri sacrifici ai tedeschi che nel 2005 punirono l’Spd e aprirono la strada a due governi guidati dalla Cdu di Angela Merkel. Ma l’Agenda 2010, come certificato anche dalla Deutsche bank, salvò il Paese e pose le basi per il boom economico tedesco.

* da ilfattoquotidiano.it, 26 maggio 2013

26 maggio 2013

Gruppo Cinque Terre - ECOLETTERA 23/1 giugno 2013



Editoriale:  Bologna: la fionda del «comitato 33» contro i giganti  dai piedi di argilla

A Bologna aumenta la tensione sul referendum sui finanziamenti alle scuole private  il cui significato di fondo va al di là della dimensione locale. Il referendum consultivo che sta facendo tremare i partiti, specie il gigante dai piedi d'argilla, il PD bolognese, è nato da una decina di volontari riuniti nel «comitato 33», nome ispirato all'articolo della Costituzione che riconosce ai privati il diritto di istituire scuole ma  «senza oneri per lo Stato». Il 5 dicembre 2012 il comitato guidato da Isabella, mamma di una dei 423 bambini esclusi quest'anno dalla scuola materna pubblica, ha depositato oltre 13 mila firme, 4 mila in più di quelle necessarie ( nel concreto si decide dove andrebbe un milione di euro all’anno, al pubblico o al privato). Da quel momento la sfida di Bologna è diventata una bomba. Stefano Rodotà ha accettato la nomina a presidente onorario del comitato promotore attorno al quale si è radunata di fatto  l'intera opposizione al governo delle larghe intese: Movimento 5 Stelle e SEL, oltre che Rifondazione, Fiom, i sindacati di base, scrittori e artisti come Camilleri, Guccini o Sabina Guzzanti. Bologna è diventata il simbolo dell'uso delle risorse pubbliche per la scuola e chiede di «statalizzare» 2500 sezioni materne in tutto il paese nei prossimi 5 anni. Il sindaco Merola ha assicurato che continuerà comunque a finanziare il «sistema integrato» tra scuole pubbliche e private, qualunque sarà il risultato del referendum. Su questa linea si è schierato l'establishment cattolico, il capo della Cei Bagnasco e addirittura Papa Bergoglio, poi Legacoop, Confcooperative, Comunione e Liberazione, gli industriali e i commerciati di Bologna. Anche Luigi Berlinguer e Prodi sostengono il patto con i privati che svuota di senso l'istruzione pubblica e aggira il dettato costituzionale. Vedremo che ne pensano i bolognesi.
I nomi sono quasi sempre gli stessi: presunti capitani d’industria come la famiglia Riva, imprenditori dall’aspetto illuminato tipo la famiglia Benetton. O Diego Della Valle, sempre presente negli ultimi vent’anni. I più generosi e attenti? Tutte le realtà legate al mondo della sanità e dell’edilizia. Destra, sinistra, centro. Questo ballo coinvolge tutto il Parlamento. Il caso di Alfredo Romeo fra i tanti: capacità di intervenire, dove utile, con finanziamenti trasversali: 27.900 euro nel 2002 ai Ds di Roma, 12 a Forza Italia. Altri 20, sempre al partito di Fassino, per il 2005. E ancora 30 mila nel 2013 a Nicola Latorre, 25 al Centro Democratico. Oppure a Torino nel 2001: 30 mila per il sindaco Sergio Chiamparino, 40 a Forza Italia. Infine ha dato 60 mila euro a Renzi per le primarie. Attenzione: il business di Alfredo Romeo è di servizi offerti agli enti pubblici. Il 13 aprile di quest’anno la terza sezione della Corte d’appello di Napoli, lo ha condannato a tre anni per corruzione. Poche settimane prima aveva vinto una gara bandita dall’Anci per diventare partner della società che si occuperà della riscossione dei tributi. ( Alessandro Ferrucci e Carlo Tecce su ilfattoquotidiano.it )  leggi

Legge elettorale, Cassazione boccia il premio di maggioranza del Porcellum
La Cassazione boccia il premio di maggioranza del Porcellum e si appella alla Corte Costituzionale sulla legittimità della legge elettorale istituita nel 2005 accogliendo il ricorso di 27 ricorrenti che hanno sollevato dubbi sulla sua costituzionalità. “Si tratta di un meccanismo premiale che, da un lato, incentivando il raggiungimento di accordi tra le liste al fine di accedere al premio, contraddice l’esigenza di assicurare la governabilità, stante la possibilità che, anche immediatamente dopo le elezioni, la coalizione beneficiaria del premio si sciolga o i partiti che ne facevano parte ne escano”. Il meccanismo del premio “ provoca una alterazione degli equilibri istituzionali, tenuto conto che la maggioranza beneficiaria del premio è in grado di eleggere gli organi di garanzia che, tra l’altro, restano in carica per un tempo più lungo della legislatura”. Da qui la sua manifesta “irragionevolezza” in base all’art. 3 della Costituzione nonché la lesione dei principi di uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica. ( redazione ilfattoquotidiano.it )   leggi

La demeritocrazia incalza e, col favore delle "larghe intese", occupa il Palazzo, e già il Pdl torna a intonare la litania dei condoni. L'unica "grande opera" di cui il Paese ha bisogno è la messa in sicurezza del territorio e il rilancio dell'agricoltura di qualità. Il consumo di suolo va limitato tenendo conto di parametri ineludibili: l'enorme quantità di invenduto (almeno due milioni di appartamenti), che rende colpevole l'ulteriore dilagare del cemento; gli edifici abbandonati, che trasformano importanti aree del Paese in una scenografia di rovine; infine, il necessario rapporto fra corrette previsioni di crescita demografica e pianificazione urbana. Manodopera e investimenti vanno reindirizzati sulla riqualificazione del patrimonio edilizio e sulla manutenzione del territorio. ( Salvatore Settis in archivio Repubblica ).  leggi

 I bambini di Sarroch (Cagliari) “presentano incrementi significativi di danni e di alterazioni del Dna rispetto al campione di confronto estratto dalle aree di campagna”. E’ quanto si legge in una ricerca epidemiologica condotta da otto ricercatori e pubblicata su Mutagenesis, rivista dell’Università di Oxford. Lo studio, sette cartelle fitte di dati e analisi, è stato acquisito dalla Procura di Cagliari, come scrive il quotidiano La Nuova Sardegna, e il fascicolo è sulla scrivania del pm Emanuele Secci, titolare dell’inchiesta giudiziaria sullo stato ambientale dell’area tra Cagliari, Pula e Teulada. Sarroch ha visto il suo territorio devastato dalla presenza di veri e propri ecomostri: dal litorale su cui sorge l’agglomerato petrolchimico che si è sviluppato a partire dalla raffineria di petrolio della Saras, fino all’entroterra espropriato dal poligono militare di Teulada. ( Luca Pisapia su ilfattoquotidiano.it ) leggi
Ecco che cosa rischiano oltre 6 milioni di italiani. E’ importante che la gente sappia e sia consapevole dei rischi quando, purtroppo, ci sono. Sono stati individuati dalla Val D’Aosta alla Sicilia. E sono ben quarantaquattro aree del Paese inquinate oltre ogni limite di legge. Sei milioni di persone esposti a rischio malattie, tutte mortali: tumori, malattie respiratorie, malattie circolatorie, malattie neurologiche, malattie renali.  Pubblichiamo i risultati del rapporto del ministero della Salute sui 44 luoghi e siti più inquinati d’Italia, la lista completa dei siti a rischio e la lista di malattie che gli abitanti devono temere. Tutto ufficiale, anche se scritto in burocratese. (da www.ambientebio.it )   leggi

A pochi giorni dalle elezioni comunali, una pubblicazione inchioda la politica alle sue responsabilità nella gestione dei rifiuti. Roma ospita la discarica di Malagrotta, un enorme buco nero di 240 ettari (240 campi di calcio) da 5000 tonnellate di rifiuti al giorno di proprietà di Manlio Cerroni, che fattura grazie al suo impero maleodorante circa 800 milioni di euro l'anno. Malagrotta è la discarica più grande d'Europa. Dopo 35 anni e innumerevoli proroghe si avvierebbe alla definitiva chiusura. Il tempo necessario a ultimare il sito provvisorio, Monti dell'Ortaccio che si trova a soli 700 metri di distanza ed è di proprietà dello stesso Cerroni. Nelle immediate vicinanze della discarica vivono più di 50 mila persone. Per decenni le amministrazioni che si sono succedute hanno visto il conferimento in megadiscariche e l'incenerimento come unica soluzione possibile in materia di rifiuti. Ma le alternative esistono e sono riassunte dalla cosiddetta strategia "rifiuti zero". ( Marica di Pierri di Associazione A Sud su il manifesto ) leggi
L’Assemblea nazionale del Forum Salviamo il paesaggio  ribadisce con forza il concetto che il suolo libero e il suolo fertile sono beni comuni degli italiani, fondamento di tutte le funzioni ecosistemiche che stanno alla base della vita di ognuno, dai quali si ricavano prima di tutto cibo, salute, sicurezza ambientale e bellezza, un immenso patrimonio culturale collettivo e condiviso, di questi tempi la più grande opportunità economica per la Nazione. Una risorsa insostituibile e non rinnovabile, sulla quale si può costruire il futuro del Paese e si possono creare tante opportunità di lavoro per le nuove generazioni. Fra le proposte  suggerisce di lasciare la strada delle “grandi opere” per dedicarsi alle “piccole opere” di riconversione ecologica, di lotta al dissesto idrogeologico, di percorsi ciclabili panoramici attorno alle bellezze della nostra Italia.    leggi

Sul progetto di recupero dell’area della ex-Westinghouse, cittadini e associazioni nutrono parecchi dubbi. Molti sono gli aspetti che andrebbero valutati, prima di “vendere” un pezzo di città. Di fronte ai resoconti apparsi sulla stampa cittadina è venuta crescendo la costernazione, e la sensazione che ancora una volta si stia perdendo l’occasione di progettare una parte della città pubblica, importante e non certo marginale, secondo criteri e metodologie innovative e ambientalmente sostenibili, in particolare nella progettazione degli spazi pubblici, affidando il tutto a dei “promotori finanziari”. Le proposte sono già note, e fanno capo alla Società REAM SGR SpA, ( Real Estate Management,Società Gestione Risparmio ), costituita da importanti fondazioni bancarie piemontesi, in primis le Fondazioni Cassa di Risparmio di Torino, di Asti, di Alessandria e di Fossano, che sviluppa una strategia di “valorizzazioni immobiliari”. ( Emilio Soave di Pro Natura Torino su  salviamoilpaesaggio ) leggi
 
Spese militari: all’Italia costano come il welfare
Secondo le stime del Sipri,  l’Italia ha speso per il 2012 circa 26,46 miliardi di euro, con un calo di circa il 6 % rispetto al picco storico a del 2008 ( 28,16 miliardi ). Quante risorse sono assorbite dalla spesa militare rispetto al Pil dell’intera economia e rispetto ad altre funzioni dello stato come l’istruzione e la protezione sociale? La spesa militare risulta più o meno in linea con quella di altri paesi europei, leggermente superiore rispetto alla spesa della Germania (+0,4% del Pil) e di quasi un punto percentuale superiore a quella spagnola, che  ha visto una notevole riduzione negli ultimi anni. Se, tuttavia, confrontiamo le altre voci di spesa si distingue subito l’anomalia italiana. La spesa militare è infatti pari alla spesa per politiche del lavoro e solo marginalmente inferiore alla spesa per politiche sociali. (   Vincenzo Scrutinio  da LaVoce.info ).   leggi
 
Nell’ultimo secolo l’Italia ha perso il 75% della varietà della frutta
 La frutta italiana è in via di estinzione. A dirlo la FAO, la quale ha stimato che tra il 1900 e il 2000 sia andato perduto il 75% della diversità delle colture. Inoltre, entro il 2055, a causa del cambiamento climatico, scompariranno tra il 16 e il 22% dei parenti selvatici per colture importanti come arachidi, patate e fagioli. Perché si sta arrivando a questo “olocausto delle culture tipiche italiane”? I motivi vanno ricercati nel graduale abbandono delle colture locali e peculiari di ogni territorio, in favore della frutticoltura moderna o industriale. Si è sempre più puntato su colture richieste su larga scala sacrificando coltivazioni più ridotte e limitate, ma molto pregiate proprio in quanto tali. ( Luca Scialò da tuttogreen.it ).   leggi

UE: Due Commissari indagano sulla Pedemontana veneta
La Commissione europea risponde a Zanoni sulla possibile violazione di direttive europee per la costruzione della Pedemontana Veneta. Alla Società Superstrada Pedemontana Veneta S.P.V. è stato fatto un regalo spropositato con i soldi dei cittadini, che si troveranno a pagare nel caso non ci sia abbastanza traffico, un vero e proprio paradosso”. “In questo modo vengono cambiate le regole del cosiddetto project financing della convenzione stessa – attacca Zanoni – Il risultato è che sulla Regione, quindi sulle casse pubbliche, vengono scaricate tutte le spese dei mancati introiti privati che, in questo caso, corrispondo a un aumento del traffico automobilistico e quindi dell'inquinamento”.  leggi

Attraverso il voto di un emendamento presentato dal PS - e votato anche a destra - l’Assemblea nazionale francese ha introdotto nel codice penale il reato di “schiavitù moderna”. Sarà punibile fino a 15 anni di carcere, 20 se ci sono aggravanti, il “fatto di esercitare su una persona gli attributi del diritto di proprietà o di mettere una persona in uno stato di assoggettamento continuo, costringendola a prestazioni di lavoro o sessuali o alla mendicità o a qualsiasi prestazione non remunerata”. Tra le circostanze aggravanti c’è il fatto che la vittima sia minorenne o vulnerabile. Con questo voto (che non è ancora definitivo, perché deve passare ancora al Senato), la Francia si mette in conformità con una sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo dell’11 ottobre 2012. ( Anna Maria Merlo su ilmanifesto.it ) leggi

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 420 mila euro per costruire la palestra della scuola elementare di Quarantoli, frazione di Mirandola, comune terremotato. Il leader del Movimento 5 stelle consegna i soldi raccolti e risparmiati durante la campagna elettorale. vedi qui
 
Oceano antartico, caccia a balene: collisione fra nave giapponese e scafo di attivisti. Per una corte d'appello USA gli attivisti anti-caccia alle balene sono "pirati". vedi qui
 
La 16a edizione di CinemAmbiente, il più importante festival di film a tematica ambientale, avrà luogo a Torino, dal 31 Maggio al 5 Giugno 2013, data in cui si festeggia il World Environment Day (WED), la Giornata Mondiale dell'Ambiente. Saranno presentati durante l'evento circa 80 film.   vedi qui

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