4 giugno 2014

Gruppo delle Cinque Terre - ECOLETTERA 46/1 giugno 2014



costruire la transizione: un nuovo ecologismo - democrazia - giustizia - nuovi lavori
editoriale 1:  Call center al collasso. Il 4 giugno a Roma scendono in piazza i lavoratori senza volto
Migliaia in Sicilia, 80 mila in Italia. Nel Meridione interi quartieri e paesi vivono grazie ai dipendenti dei centralini telefonici. Un lavoro duro: per ore chiusi in una stanza, a parlare con gente che risponde stizzita. Ora la delocalizzazione in Albania e nei paesi dell'Est mette in ginocchio imprese e famiglie. Mercoledì nella Capitale: il “No delocalizzazioni day”. L’età media dei dipendenti è 40 anni. Laureati in medicina, ingegneri, psicologi, tantissimi avvocati. Una volta mettersi le cuffie con il microfono alle orecchie era un lavoro di passaggio. Oggi per 80 mila persone, quante sono quelle impiegate nei 160 call center della Penisola, è il mestiere della vita.( Chiara Daina su ilfattoquotidiano.it ) leggi   
Call center, sindacati contro le grandi aziende: “Delocalizzano senza regole”. L'esposto di tre sigle sindacali alla Procura di Roma contro Eni, Fastweb, Mediaset, Sky, Telecom, Vodafone, Wind e quelle società che ne gestiscono i servizi telefonici. Le imprese sono accusate di beneficiare di incentivi illegittimi e di non informare l'utente sulla provenienza delle chiamate ( Stefano De Agostini su ilfattoquotidiano,it ) leggi

editoriale 2: Quale strada per Movimento 5Stelle ed Ecologismo Europeo ?
Anche se sarei propenso a fidarmi dell’intuito e della creatività del duo Grillo-Casaleggio, sulla proposta di creazione di gruppo comune al parlamento europeo con l’Ukip di Farage confesso di non essere proprio d’accordo. E non perché ritengo che Farage sia quello descritto da alcuni, spesso pronti a criticare Grillo e Casaleggio, sia perché dissidenti sia perché quinte colonne del tentativo perenne di provocare l’implosione del M5S. Il motivo è che penso che con l’entrata del M5S al parlamento europeo si apra la nuova strada della diffusione possibile delle idee e degli obiettivi del Movimento stesso su scala continentale e questo richieda, nella difficoltà delle scelte da compiere, una visione lungimirante ed un sogno complessivo. Come é evidente e segnalato da molti, il gruppo politico più affine al M5Stelle è il variegato gruppo dei Verdi Europei, cosa ben diversa e da non confondere con i loro fallimentari e insignificanti rappresentanti italiani... Quali forze e personaggi sono oggi al lavoro per scongiurare la possibilità del raccordo naturale possibile tra Movimento 5Stelle, Verdi Europei, Podemos..? E identicamente chi cerca di affossare il M5S e relegare in una proficua ininfluenza i Verdi Europei? ( Maurizio Di Gregorio - Gruppo Cinque Terre – Fiori Gialli ) leggi

Elettori: 49.256.169   -  Votanti: 28.908.004
Affluenza: 58,68%  (Affluenza elezioni precedenti 66,43% ) Schede bianche: 577.856 - Schede nulle: 954.718 -
Voti espressi  ( escluse bianche e nulle) 55,6%  27.365430 --- 6 liste hanno superato il  4%  ( voti totali utilizzati : 25.560519 )  ( Massimo Marino ) leggi
Elezioni europee: prima diamo i numeri, poi seguiranno i commenti (tutta Europa)
Gli elettori europei  che si sono recate alle urne nei 28 Paesi dell'Ue sono stati, secondo le stime di Bruxelles, il 43,1% degli aventi diritto. In Italia i votanti sono stati il 58,7%, in calo di circa 8 punti.
Saranno 73 i parlamentari italiani che andranno a Bruxelles: 31 seggi al PD, 17 al M5S, 13 a Forza Italia, 5 della Lega Nord, 3 del Nuovo Centrodestra-UDC e   3 di  L'Altra Europa per Tsipras, infine 1 al SVP. ( Massimo Marino ) leggi
 
Stavolta chi ha vinto sembra evidente, ma parlare di percentuali non basta, anche se sono solo quelle che assegnano i seggi....( Marco Fioretti su   stop.zona-m.net )    leggi

Europee 2014, le “affinità elettive “ tra M5S e Verdi
Beppe Grillo ha incontrato Nigel Farage a Bruxelles per “sondare” una possibile alleanza. Ma c’è un gruppo che presenta molti più punti in comune con il movimento. Le affinità concrete tra il M5S e l’Ukip sono davvero poche, per non dire quasi inesistenti. Al contrario al Parlamento europeo esiste già un gruppo formato con posizioni politiche vicine a quelle dei pentastellati: i Verdi. Al di là dei giudizi di merito sui singoli punti, ognuno ha un’opinione personale, sembra evidente che il M5S ha molti più punti in comune con i Verdi piuttosto che con l’Ukip, che presenta invece posizioni diametralmente opposte (liberalismo finanziario, pro Ogm, pro nucleare, e così via). Grillo ha detto che sta solo “sondando” una possibile alleanza. Sacrosanto. Che sia il caso di “sondare” anche con i verdi? ( Alessio Pisanò su ilfattoquotidiano.it ) leggi

Euroscettici o Green?
La composizione dell’attivismo penstastellato – soprattutto quello più militante e partecipe, quello che si sobbarca la presenza del movimento nei territori – è portatore di una cultura fortemente democratica e inclusiva. Non so quanti di loro sopporterebbero di condividere l’appartenenza europea con le frange più radicali del fronte euroscettico. A ben vedere nel variegato fronte euroscettico la maggior parte dei temi cardine del M5S sono completamente assenti; anzi, le posizioni sono nettamente divergenti in materia di: sicurezza alimentare e contrasto agli OGM; ridimensionamento del ruolo delle multinazionali, a partire da big pharma e dai colossi della chimica agroalimentare che stanno sterminando gli impollinatori naturali in tutto il pianeta; superamento delle energie fossili e nucleari verso un modello energetico rinnovabile, auto-producibile e democratico; questione dei diritti degli animali non umani e del superamento della sperimentazione animale; reddito di cittadinanza come asse fondante di un nuovo welfare europeo; estensione massiva della democrazia digitale e tutela dei diritti di libertà di espressione e privacy in rete; riconversione ecologica ed HI-TECH dell’intero sistema produttivo; freno alla crescita globale insostenibile per il pianeta e tutti i viventi, uomini in primis.( Andrea Mollica su  www.blog.you-ng.it ) leggi

Il Grillotalpa
E dire che lunedì sia Grillo (con il video autoironico sul Maalox) sia Casaleggio (con la frase: “Dobbiamo sorridere di più”) sembravano aver capito la lezione. Poi, da martedì, è stato tutto un retrocedere e un avvitarsi in cupe e cacofoniche sedute di autoincoscienza, culminate nell’incredibile incontro fra Grillo e il leader nazionalista, xenofobo e nuclearista britannico Nigel Farage. Il programma pentastellato è semplice, sette punti appena: nemmeno una virgola in comune con quello dell’Ukip, che vuole cacciare dal Regno Unito tutti i cittadini nati altrove. In compenso moltissimi punti in comune con i Verdi, sia per le politiche ambientali ed energetiche, sia per un’Europa intesa come comunità dei cittadini e non come casta delle lobby finanziarie. Il posto giusto per i 5Stelle è accanto agli ambientalisti, che potrebbero rivelarsi utili nelle battaglie contro le mille Ilva (ben appoggiate da destra e sinistra) e contro quel mostro che è il Tav Torino-Lione (sostenuto da destra e sinistra, in cambio di cosa magari un giorno lo scoprirà qualche pm), oltreché contro l’Europa dei banchieri & affaristi (amici di destra e sinistra). L’importante è aprire gli occhi, evitando che Grillo diventi un grillotalpa. ( Marco Travaglio su ilfattoquotidiano.it ) leggi

M5S, l’autocritica e l’errore Farage
L’alleanza coi Verdi è possibile. Grillo si è divertito a bere con Farage: ne prendiamo atto, anche se prima di quella consultazione ridanciana avrebbe dovuto consultare la Rete. Adesso, come ha garantito lui stesso, la decisione su quali alleanze stringere spetta ai militanti, agli iscritti: alla Rete, appunto. Grillo e Casaleggio stanno spingendo perché il web li segua su Farage. Ogni giorno postano qualcosa atto a dimostrare che i Verdi non li vogliono e che Ukip è la scelta giusta. Con il reato di clandestinità gli andò male e la speranza è che con Farage capiti lo stesso. Se M5S siederà accanto ai Verdi a Bruxelles, non comprometterà nulla. Se siederà accanto a Farage, riuscirà in un colpo solo a disboscare un altro milione di voti: come minimo. ( Andrea Scanzi su ilfattoquotidiano.it ) leggi
 
Livorno 8 giugno - Un ballottaggio all’ultimo voto
Comunali. La lista di cittadinanza Buongiorno Livorno (9%) indica il M5S. "Ma solo se aderiscono ai valori antifascisti". Nono­stante il 40% del primo e il 20% del secondo, il bal­lot­tag­gio di Livorno fra Marco Rug­geri del PD e Filippo Noga­rin del M5S diventa appas­sio­nante. Da “Buon­giorno Livorno”, lista di cit­ta­di­nanza che da sola è arri­vata al 9%, e in coa­li­zione modello Tsi­pras con altre realtà ha supe­rato il 16%, è arri­vata una indi­ca­zione di voto verso Noga­rin. “Non sarà un’alleanza for­male – pun­tua­lizza Andrea Raspanti.. Piut­to­sto un sug­ge­ri­mento ai nostri elet­tori. La deci­sione di “Buon­giorno Livorno” è stata presa quasi all’unanimità, in un’assemblea che ha visto discu­tere fino a notte quasi 300 atti­vi­sti. ( Riccardo Chiari su ilmanifesto.it ) leggi

Conservatori al potere
La riforma costi­tu­zio­nale è tor­nata tra le prio­rità dell’attuale mag­gio­ranza. Si riparte da lì dove era­vamo rima­sti prima delle ele­zioni: dal pro­getto del governo, nono­stante esso sia stato cri­ti­cato da quasi tutti i sena­tori della com­mis­sione affari costi­tu­zio­nali, mal­grado l’approvazione di un oppo­sto ordine del giorno che dovrebbe impe­gnare in senso con­tra­rio la stessa com­mis­sione. È allora oppor­tuno anzi­tutto ricor­dare ciò che sem­bra si voglia invece per­vi­ca­ce­mente dimen­ti­care: le costi­tu­zioni non sono stru­menti di governo. A pro­po­sito di parole usate a spro­po­sito. L’accusa che ci viene spesso rivolta è quella di essere con­ser­va­tori e di osta­co­lare il cam­bia­mento. Parole prive di senso, pro­nun­ciate senza la con­sa­pe­vo­lezza della sto­ria. Parole che potreb­bero essere facil­mente ribal­tate. Se infatti c’è un signi­fi­cato com­ples­sivo che può trarsi dalle riforme costi­tu­zio­nali, e ancor più da quella elet­to­rale attuale, è che esse si pon­gono in stretta con­ti­nuità con il ven­ten­nio che abbiamo alle spalle e che ora si vuole meglio «con­ser­vare», defi­ni­ti­va­mente isti­tu­zio­na­liz­zare, iscri­vendo i suoi prin­cipi addi­rit­tura nel testo della costituzione. (  Gaetano Azzariti  a Modena su libertaegiustizia.it  ) leggi

Chi ha paura di Piketty l’economista star troppo a sinistra
 Thomas Piketty è il Nemico Pubblico da abbattere. L’Internazionale neoliberista si mobilita per demolire un economista francese semi-sconosciuto (al pubblico di massa) fino all’altro ieri. Dal Wall Street Journal al Financial Times, gli organi più autorevoli del pensiero unico mercatista, è un crescendo di attacchi contro lo studioso parigino, “colpevole” di aver messo le diseguaglianze sociali al centro dell’attenzione nella comunità scientifica. Piketty ironizza sul fatto che «secondo il Financial Times l’Inghilterra di oggi sarebbe una società più egualitaria di quanto lo sia stata la Svezia» nel periodo di massima redistribuzione sotto governi socialdemocratici. Una tesi che contraddice l’evidenza empirica e sbeffeggia il buonsenso comune. Piketty risulta insopportabile alle poderose armate del neoliberismo, perché lui non è un neomarxista, non è un pensatore utopico e radicale. Dimostra che un capitalismo meno diseguale è possibile, perché in realtà è già esistito. ( Federico Rampini su Repubblica da iniziativalaica.it  ) leggi

Disuguaglianze: Francesco Ciafaloni commenta Piketty
Disuguaglianze crescenti. Francesco Ciafaloni traduce e commenta alcuni capitoli di Thomas Piketty, Le capital au XXIe siècle.” Il contributo più importante, per me, di Piketty è la messa in luce del cambiamento. Siamo sommersi da commenti che giustificano ogni nefandezza col mercato; che ci spiegano che siamo nel migliore dei mondi possibili. Ricordarsi che le cose vanno diversamente in posti diversi, per definiti motivi; che in passato sono andate molto diversamente; che potrebbero andare diversamente in futuro, è un vero sollievo.( da www.sindacalmente.org ) leggi
 
Stiglitz, Piketty e il peso del capitale
Quando si dice “capitale” si pensa subito a Marx. Scrivere su questo argomento obbliga a un duro confronto, che comunque non deve aver spaventato il giovane economista Thomas Piketty al momento di intraprendere lo sforzo di realizzare il suo Capital in the Twenty-First Century (di prossima pubblicazione da Bompiani) che, dopo il buon esito dell’originale francese, ha sbancato le librerie americane con la traduzione inglese curata dalla Harvard University Press, collocandosi al primo posto nelle classifiche con oltre 200.000 copie vendute. Un grosso successo per un libro di economia, che ha il pregio di usare un linguaggio comprensibile. Anche se il Financial Times del 23 maggio ha contestato i suoi dati empirici, tuttavia è evidente che la disuguaglianza economica stia aumentando. Piketty non è un marxista e ci tiene a ricordare che è fondamentalmente un liberista. “Sono un difensore del libero mercato e della proprietà privata - dichiara - ma vi sono limiti a ciò che il mercato può fare”. La sua tesi di fondo, molto simile per molti versi, a quella del premio Nobel per l’economia, Joseph Stiglitz (Il prezzo della disuguaglianza, 2013), è che la disuguaglianza stia crescendo in maniera esponenziale e che questa crescita priva di controllo ucciderà il capitalismo. ( Carlo Bordoni su ilfattoquotidiano.it ) leggi

Altro che trivelle, in Usa vincono le rinnovabili
Negli scorsi giorni, il ministro Federica Guidi, Chicco Testa della Medoilgas, Davide Tabarelli di Nomisma Energia, l’ex primo ministro Romano Prodi e altri politici e affaristi, hanno lanciato uno dopo l’altro deliri su deliri di trivelle ecosostenibili, economia da idrocarburi, petrolio pulito e altri vaneggiamenti. Parlano senza riuscire a vedere il mondo da un ottica diversa dei buchi sottoterra, un ottica più grande, più intelligente, più futuristica. Ecco invece cosa accade nel mondo delle rinnovabili. Nei sei mesi che vanno da ottobre 2013 a marzo 2014, l’80% della nuova energia prodotta negli USA è stata da rinnovabili, in gran parte solare. I petrolieri, la Guidi, Prodi, Testa e Tabarelli non diranno mai che si può.  Diranno invece che è’ troppo difficile, che è’ uno spreco, che è fantasia. Secondo me dicono questo per ignoranza, o chissà, per proteggere gli interessi di Confindustria, di ENI, della Medoilgas… (Maria Rita D'Orsogna su ilfattoquotidiano.it ) leggi
 
VIDEO ARCHIVIO
ThuleTuvalu , documentario con la  regia di Matthias von Gunten a Cinemambiente di Torino ( venerdì 5 giugno ore 20,30 cinema Massimo ) . Thule è una cittadina situata a nord della Groenlandia che rimane il punto abitato più settentrionale di tutto il Pianeta. Tuvalu è invece uno stato insulare tra i più piccoli sulla Terra nell’Oceano Pacifico. Due luoghi apparentemente molto lontani non solo da un punto di vista geografico, che al contrario sono intimamente legati per il catastrofico impatto del riscaldamento globale sul loro territorio. vedi
 
 My name is Salt, documentario di Farida Pacha a Cinemabiente di Torino ( giovedì 4 giugno ore 20, 30 cinema Massimo ). Il sale più bianco di tutto il Pianeta è al Piccolo Rann di Kutch, cinquemila chilometri quadrati di deserto salino che si estende nel Nord della regione indiana del Gujarat senza che all’orizzonte appaia neanche l’ombra di un albero, una roccia, una traccia erbosa. Uomini e donne, come tante generazioni prima e dopo di loro, sono costretti a estrarre sale per otto mesi all’anno. Vivendo senza acqua, elettricità o alcuna comodità fino a che, con l’arrivo dei monsoni, il mare invada l’intera area. vedi
 

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