8 febbraio 2016

Energia, l’Italia è sulla strada più sporca. “Tanto carbone, crollo delle rinnovabili”



Avevamo raggiunto livelli elevatissimi di energia pulita, piazzandoci dietro la Germania per energia solare. Poi il taglio dei fondi che vengono dirottati sull'industria fossile (13 miliardi secondo il FMI) ha fatto crollare le nuove installazioni del 92%. Denunce di ambientalisti ed esperti: "Regalo agli inquinatori che costa 60mila posti di lavoro"


L’Italia ha smesso di scommettere sulle rinnovabili per proteggere l’industria del carbone. Ecco perché il 2016 sarà – ancora – l’anno dell’energia sporca”. Nonostante i recenti – ma non vincolanti – accordi presi al summit sul clima di Parigi, Legambiente sottolinea come l’Italia voglia spostare il suo cuore energetico sempre più verso le energie fossili. A perderci, anche secondo il presidente dell’associazione Italia Solare Paolo Rocco Viscontini, le fonti green, visto che “il governo ha confermato i tagli degli incentivi alle rinnovabili ma non alle energie sporche”. Tanto che “nella legge di Stabilità, tre miliardi sono destinati a sussidi alle fossili, nello specifico sussidi all’autotrasporto per i consumi di benzina”, racconta il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini. Risultato immediato, il calo degli italiani che hanno scelto solare o eolico perché “gli impianti sono meno convenienti – prosegue Zanchini – e se le scelte del governo non cambieranno, l’energia green è destina a diminuire ancora”.

Crollo del 92% delle installazioni di rinnovabili”
Che il mondo dell’energia pulita in Italia stia boccheggiando, lo provano i dati. “Negli ultimi due anni, ovvero dallo stop agli incentivi, si è avuto un crollo del 92% degli impianti”, precisa il vicepresidente di Legambiente. Limitandosi al solare, nel 2013-2014 sono stati installati 1.800 MW contro i 13.000 MW del biennio precedente”, racconta Stefano Robotti , financial business advisors a Ernst & Young. Un mercato in decrescita, quello delle rinnovabili. Eppure non si può certo dire che il Belpaese non avesse raggiunto risultati, con l’aiuto degli incentivi. L’Italia, infatti, per energia installata, in Europa è seconda solo alla Germania, senza contare che nel 2014 le rinnovabili hanno garantito più del 38% dei consumi elettrici nazionali. Per avere un quadro del cambiamento che aveva portato il Conto Energia, ovvero il programma di incentivazioni, nel rapporto di fine anno del Gestore dei servizi energetici si sottolinea come nel 2014 “gli impianti incentivati con il Conto Energia rappresentano il 95% del totale.

FMI: “L’Italia dà 13,2 miliardi di dollari alle fossili”
Ma visti i risultati e il numero di adesioni, perché smettere di scommettere sull’energia green? “Il problema è che il successo delle rinnovabili ha causato la crisi delle vecchie e inquinanti centrali termoelettriche, portando alla chiusura di decine di impianti. Enel, per esempio, negli ultimi anni ha smantellato 23 centrali”, racconta il vicepresidente di Legambiente. Un boom, quello delle fonti green, che ha spiazzato “non solo le vecchie centrali ma anche i nuovissimi cicli combinati a gas, passando dalle oltre 4.000 ore di funzionamento medio all’anno a 1.000-1.500, dando luogo a una crisi generalizzata del settore termoelettrico”, precisa Stefano Robotti . “Quando ha capito che il problema economico dei grandi gruppi energetici era dato dal successo del solare, il governo è corso ai ripari togliendo gli incentivi alle rinnovabili e approvando quelli per petrolio, carbone e gas – conferma il presidente di Italia Solare – Così, invece di sfruttare positivamente il successo dell’energia pulita, si sta tentando di salvare il vecchio sistema di centrali da fonti fossili”. Dati alla mano, e al netto dello stop degli incentivi alle rinnovabili, non si può certo dire che l’Italia non stia fortemente finanziando le energie “sporche”,con sussidi di varia natura, dai finanziamenti diretti a progetti di fonti fossili agli esoneri di tasse e accise. Secondo l’ultimo studio del FMI infatti, il Belpaese è nono in Europa per finanziamenti alle fossili, per una spesa di 13,2 miliardi di dollari (in crescita rispetto ai 12,8 del 2013).

Alex Sorokin: “Persi 60mila posti di lavoro”
Ma cosa è cambiato nella vita di famiglie e aziende che scelgono il solare? Quando c’erano gli incentivi era possibile installare un pannello e l’energia prodotta era comprata dalla rete pubblica “a una tariffa maggiorata”, spiega Alex Sorokin, direttore di Interenergy srl, società di ingegneria che opera nel settore energetico internazionale. Questo rendeva l’energia green con veniente . “Oggi il cittadino che produce energia pulita – continua Sorokin – può beneficiare di agevolazioni fiscali molto meno ‘stimolanti’”. È stato proprio abolire questo meccanismo, secondo il vicepresidente di Legambiente, a portare al “crollo delle rinnovabili”. Eppure le soluzioni ci sarebbero visto che, a detta dei tecnici, “eliminando le molte inefficienze nel sistema, come le agevolazioni a favore del fossile, e creando un quadro normativo più favorevole – racconta il direttore di Interenergy – sarebbe possibile realizzare la transizione verso le rinnovabili senza aumentare i costi energetici per il cittadino”. Che sia colpa del taglio degli incentivi o meno, il mondo green in Italia appare in crisi, tanto da aver portato “alla perdita di 60mila posti di lavoro , l’equivalente dell’intera Fiat”, conclude Sorokin . “In pochi anni le scelte dei governi Monti e Renzi sono riuscite ad annientare l’intero settore – conferma il presidente di Italia Solare – distruggendo migliaia di aziende”. E mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel rivendica con orgoglio i cittadini che producono energia pulita, “per Matteo Renzi – conclude il vicepresidente di Legambiente – i 700mila impianti solari in Italia sembrano essere un problema”.

* da ilfattoquotidiano.it - 8 febbraio 2016

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