29 dicembre 2016

Nella Polonia nazional-bigotta anche i gruppi paramilitari



«Se avete più di sedici anni, siete maturi, responsabili, allenati fisicamente, e v’interessa imparare le tattiche militari e maneggiare un’arma da fuoco, unitevi all’associazione dei fucilieri di Strzelec».
In Polonia i gruppi paramilitari attirano i giovani e il governo. Nazionalismo xenofobo con un bel po’ di antisemitismo e tanta e bigotta ‘Radio Maryja Polska’, ora ama le armi e le divise, oltre le tonache. La progressiva fascistizzazione di un paese dell’Ue.

 “Se avete più di sedici anni, siete maturi, responsabili, allenati fisicamente, e v’interessa imparare le tattiche militari e maneggiare un’arma da fuoco, unitevi all’associazione dei fucilieri di Strzelec”. Questo è l’invito promozionale che campeggia sull’homepage del sito ufficiale di uno dei più noti gruppi paramilitari polacchi. Mentre in altre parti d’Europa l’idea di imbracciare le armi volontariamente fa sorridere, in Polonia fare la guerra – vera o finta che sia – non è solo un retaggio del passato, ma una realtà diffusa ancora oggi.
Si vis pacem, para bellum: se vuoi la pace, prepara la guerra”. Con indosso una divisa militare d’altri tempi, Krzysztof Wojewódzki, architetto e comandante del ‘L’arma di Strzelec’, recita il famoso detto latino mentre cammina per l’ampio salone di casa invaso dai cimeli di guerra, racconta Eleonora Vio su Internazionale. Attorno al tavolo e con le uniformi dal taglio appena più moderno ci sono Marta e Daniel, entrambi di vent’anni, rispettivamente caporale e viceistruttore del gruppo, che annuiscono compiaciuti alle sue parole.
«La Polonia non ha mai smesso di essere minacciata -sostiene Wojewódzki- Per più di cent’anni è scomparsa dalle mappe, divisa in tre. Poi, quando ha ottenuto l’indipendenza alla fine della prima guerra mondiale, è caduta vittima prima dell’occupazione tedesca e successivamente di quella russa».

l’orso russo e l’aggressività tedesca
La travagliata storia polacca spiega però solo in parte perché negli ultimi due anni il numero d’iscritti alle 120 organizzazioni paramilitari attive in Polonia sia più che triplicato.
Dal 2014, quando cioè la Russia ha cominciato “una guerra ibrida” contro l’Ucraina, – così la leggono dalle parti di Varsavia- la combinazione tra motivi pratici di difesa in caso di aggressione e sentimenti patriottici e nazionalistici incoraggiati dalle autorità polacche, pronte a sacrificare la democrazia in nome dell’ordine e della tradizione, ha fatto crescere esponenzialmente l’interesse per la guerra.
«In passato, i padri incoraggiavano i figli a seguire gli addestramenti militari e a usare le armi. Per me bisogna far rivivere quest’usanza, perché ogni uomo ha il dovere di combattere», spiega Damien Duda, vicepresidente della Legia akademicka, e insegnante di una delle 1.500 classi in uniforme del paese. «Sono certo che almeno agli inizi di una futura crisi militare la Polonia dovrà affrontare il nemico da sola».
La vittoria di Donald Trump alle presidenziali statunitensi, accompagnata da feroci proclami a favore di un disimpegno dalla Nato e da un avvicinamento “all’orso russo”, considera Eleonora Via, ha ingigantito paure già esistenti.

Dio, Patria e famiglia
Il governo ultraconservatore e cattolico di Diritto e giustizia (Pis), insieme ai movimenti e partiti ultranazionalisti, punta sul patriottismo e sulla lunga tradizione bellica, per allargare le basi del loro consenso e affermare con orgoglio l’identità nazionale.
Sebbene i membri delle organizzazioni paramilitari possano decidere di arruolarsi nell’esercito o nella polizia, oppure continuare ad addestrarsi per sola passione e mollare tutto per tornare alla vita normale, le autorità hanno cominciato a intuire il potenziale di una così ben rodata macchina da guerra.
L’influenza dei paramilitari si estende a tutta la società. Le “classi in uniforme” abbinano agli studi classici del liceo la pratica militare e spopolano tra i giovani. Nelle università la competizione tra i gruppi si fa più intensa.In città ci pensa il governo a organizzare commemorazioni, funerali di stato e spettacoli in onore dei caduti.
Mentre prendono campo (sempre aiutate), numerose organizzazioni di ‘survival’ per imparare a ‘cooperare con la natura”, oltre a conoscere e possedere diverse armi da guerra, e sapersi procacciare cibo e acqua con facilità. Prossimi  partigiani da ‘Day After’, almeno del buon senso.
Ed ecco la Forza territoriale di difesa che, al suo completamento nel 2019, conterà 35mila uomini in funzione esclusivamente antirussa.

Partigiani antirussi
«Quest’arma è rigorosamente apolitica», prova a spiegare il reduce i delle cariche di cavalleria vissute in sogno- e a chi critica il governo accusandolo di creare un suo esercito personale, dico che per affrontare l’imminente minaccia russa abbiamo bisogno di molti uomini».
A destare preoccupazione, però, è l’infiltrazione di elementi ultranazionalisti, che trovano pochi ostacoli visti i criteri decisamente opachi di selezione e le tendenze estremiste del ministro della difesa.
Ma Konrad Zieleniecki, il rappresentante del Pis, il partito al governo del leader Jarosław Kaczyński, rafforza le paure di molti: «La Forza territoriale di difesa è l’unica occasione per gli ultranazionalisti polacchi di esprimere il loro patriottismo in modo pratico». Nonostante molti gravi episodi di gruppi neonazisti e antisemiti presenti nel paese ed operativi anche in Ucraina.

di rem, da remocontro.it - 13 dicembre 2016

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