3 agosto 2011

Emilia romagna: Colata d’asfalto in Regione. Previste sei mega-opere di cui nessuno parla


La denuncia, del tutto condivisibile, di Legambiente su quanto sta accadendo nell’omertosa Emilia Romagna *

Sono la Nuova Romea, l'autostrada Cispadana, il collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo, il Ti-Bre, il famigerato Passante Nord e il bolognese People Mover. Opere superflue, se non inutili. Frattini, presidente regionale Legambiente: "ancora il solito, troppo trasporto su gomma e il pochissimo su rotaia"

Ogni giorno in Emilia Romagna vengono mangiati da cemento e asfalto 8 ettari di terreno. Dal 1975 a oggi il conto è di oltre 100 mila ettari, circa il 5% del territorio regionale. Ma non solo. Questa sarebbe anche una delle regioni più inquinate d’Europa e a più alta densità di strade che la attraversano. È Legambiente a lanciare l’allarme con un dossier sulla colata di asfalto e cemento che si potrebbe abbattere lungo la via Emilia nei prossimi anni: “Si punta ancora molto sulle opere per l’automobile e poco su quelle ferroviarie”, spiega Lorenzo Frattini, presidente regionale di Legambiente.
Le strade contestate in Emilia Romagna. Sono 6 le mega-opere che preoccupano gli ambientalisti. Opere secondo loro superflue, se non inutili. La prima è l’autostrada Orte-Mestre, anche chiamata Nuova Romea, i cui lavori per 10 miliardi di euro dovrebbero partire nel giro di qualche anno. L’opera, nel tratto che va dal Po a Ravenna, potrebbe avere un impatto ambientale su zone come il parco del delta del Po, le valli di Comacchio e quelle dell’Appennino centrale. Legambiente propone un’alternativa: sistemare la “vecchia” Romea, una delle strade più pericolose d’Italia, e metterla in sicurezza assieme alla E 45, che da Cesena porta a Terni.

Poi c’è l’autostrada cispadana, la prima regionale d’Italia, che la giunta Errani ha messo nel piano per unire le province di Reggio e Ferrara tagliando la pianura al di sotto del Po. L’opera, secondo Legambiente, danneggerebbe un territorio già martoriato da strade e dall’inquinamento.

A preoccupare gli ambientalisti c’è poi il collegamento autostradale Campogalliano-Sassuolo, che, “vista la presenza di una strada a scorrimento veloce molto vicino farebbe risparmiare appena dieci minuti senza aiutare il distretto della ceramica”.

Poi c’è il cosiddetto Ti-Bre, 85 chilometri tra la Parma-La Spezia e la A22 del Brennero. L’opera, sostiene Legambiente, che rischia di rimanere a metà, visto che per ora i fondi si sono trovati solo per un primo lotto. Per quanto riguarda il terzo ponte sul Po a Piacenza, l’idea viene considerata superabile togliendo per esempio il pedaggio tra i caselli di Castelvetro e Cremona e spostando in quel tratto il traffico dei tir.

Infine Legambiente si scaglia contro l’idea del Passante Nord, un’opera da 2 mila milioni di euro che dovrebbe decongestionare il bolognese. Si tratta di 40 chilometri che da Ozzano a Anzola circonderebbero a semi-anello la città, impattando – sostengono gli ambientalisti – sulla pianura. Molti comuni, come Castel Maggiore, Granarolo e Castenaso rischierebbero di trovarsi circondati tra l’attuale nodo autostradale e il futuro anello del passante.

E sulle opere i tentativi sono stati “rabberciati e incoerenti”. Presentando il suo dossier l’associazione ecologista ha sottolineato la scarsa lungimiranza delle ultime amministrazioni. “Ci sono stati in questi 15 anni tentativi rabberciati e incoerenti”, spiega Claudio Dellucca, responsabile bolognese di Legambiente. Dellucca elenca i casi dei fallimenti della metropolitana, mai partita, del Civis, il tram su gomma i cui lavori vanno avanti da anni, ma che forse non funzionerà mai.

Dellucca fa infine appello al Comune perché fermi il People Mover, la navetta che dovrebbe collegare in 7 minuti e mezzo la stazione ferroviaria all’aeroporto Marconi. Il People mover è da qualche giorno sotto la lente di Palazzo d’Accursio che dovrà valutarlo e dargli il definitivo via libera. “È un’opera che può essere sostituita potenziando le linee ferroviarie con una stazione in via Bencivenni da raggiungere con una navetta o un tapis roulant”, spiega Dellucca.

Oltre Bologna, gli interventi contestati in Regione. Ma non ci sarebbe solo Bologna tra le città con una scarsa visione d’insieme del sistema dei trasporti. Il caso della metropolitana di Parma è per gli ambientalisti l’esempio di una mega-opera sovradimensionata per una città che necessitava di interventi più ridotti e meno rischiosi finanziariamente.

Infine l’ultimo affondo nei confronti di viale Aldo Moro, accusata di essere tentennante: “Nonostante nello stesso rapporto per il Piano dei trasporti regionale si leggano osservazioni critiche sull’eccessivo investimento per il trasporto su gomma, la Regione ha comunque deciso confermare le mega-opere stradali”, spiega Kim Bishop di Legambiente. “Nel vecchio piano regionale gli investimenti su strade e ferrovie sono uguali, al 50% per ognuno”, cioè pochi per gli ambientalisti. “Ma tra i finanziamenti al trasporto su ferro il 70% sarà dedicato all’alta velocità, mettendo ancora una volta all’angolo i pendolari”.

* Il fatto quotidiano online, 1° agosto 2011 (m.p.g.) 1 agosto 2011

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