23 febbraio 2018

Elezioni: vincerà la grande palude di centro?



di Massimo Marino 
     
E’ invidiabile la perseveranza con la quale, ininterrottamente da settimane, un nugolo di commentatori più o meno stipendiati, in genere molto ben stipendiati, intrattengono gli italiani da mattina a sera su giornali, tv e internet, esprimendo il loro punto di vista su cosa succederà il 4 marzo con riferimento ai sondaggi (ma in realtà anche agli umori del loro direttore e del loro editore) accantonando il fatto che specie nell’ultimo decennio si sono dimostrati totalmente inattendibili.  Clamorosi quelli sballati del 2013, che potete facilmente trovare su Wikipedia, confrontati con i successivi risultati reali.  Ancora più inattendibili i sondaggi sui risultati del referendum del 4 dicembre 2016, al quale ho partecipato attivamente e con impegno per il NO, senza aver mai trovato uno solo, a cominciare da me stesso, che prevedesse un risultato vicino a quello emerso. Neanche uno.
Non avendo editori o padroni a cui rispondere e consolato dall’ipotesi di sbagliare, nel caso, in compagnia, esprimo il mio personalissimo punto di vista che non è proprio di quelli che vanno per la maggiore.

1)  Con riferimento alla Camera e arrotondando i dati per semplicità nel 2013 dei 50 milioni di elettori compresi 3,4 milioni all’estero, quasi 15 milioni, anche con le schede bianche o annullate, hanno scelto il partito più forte, quello del non voto. Di questi si stima che almeno 12 milioni sono astenuti attivi, cioè non impediti da eventi esterni alla loro volontà.
Dei 35 milioni di votanti attivi circa 10 milioni a testa sono andati al CDX e al CSX , quasi 8,7 milioni al M5S. Altri 3,6 milioni al cosiddetto Centro (Monti ed altri) che nelle elezioni attuali di fatto non esiste più. Più di 1 milione a liste minori.  
Delle 26 liste maggiori all’epoca presentate solo 11 hanno avuto almeno un eletto. In 5 anni più della metà di tali liste non esistono più, alcune altre hanno cambiato nome. Più di un terzo dei 950 eletti hanno cambiato più volte collocazione. Parecchi anche nelle ultime settimane di fine legislatura. Grazie ad un Regolamento delle Camere da paese di Bengodi sono così nati una decina di gruppi parlamentari nuovi, con i loro apparati e rappresentati nelle Commissioni (alcuni poi sono scomparsi). Praticamente la totalità degli italiani ignora perfino il nome di questi gruppi e i loro componenti.
I 3 governi succedutisi (Letta, Renzi, Gentiloni) sono stati possibili per la somma di tre fattori:
- Il premio alla Camera, che ha dato un centinaio di eletti in più al PD naturalmente sottratti ad altri, poi dichiarato incostituzionale.
-  Il patto (“del Nazareno”) con il quale forze contrapposte, che hanno avuto o perso “il premio” in quanto contrapposte, si sono unite (il Letta-Berlusconi ma anche il Renzi-Alfano e il Gentiloni-Alfano), oppure preso il premio si sono separate (PD da SEL) . 
- Infine, alcune inspiegabili conversioni sulla via di Damasco (ALA di Verdini). 

2) Il quadro di oggi è più semplice: 12 liste maggiori delle quali 9 nei tre poli relativamente in equilibrio che raccoglieranno il 90- 95% dei votanti. Saranno 6 o al massimo 7 le liste che avranno degli eletti. Al di fuori dei tre poli solo LeU (Liberi e Uguali) ha una alta probabilità di superare il 3%. PaP (Potere al Popolo) raccogliendo anche qualche astenuto, secondo me non arriverà a eleggerà nessuno, ma potrebbe far perdere alcuni eletti al M5S specie nell’uninominale al Sud e a LeU nelle liste proporzionali. Eletti che andranno a Forza Italia, PD e Lega. 


E’ mia opinione che LeU sia sovrastimata e PaP sottostimata nei sondaggi (quindi la sua probabile dispersione di voti sarebbe più grave) ma la musica non cambia ed è la solita musica stonata, il prodotto di almeno due anni di fallimenti nel discutere di una nuova sinistra, di cui non sono sostenitore, ma che per me avrebbe grande utilità nel quadro complesso italiano. Nessuno dei leaderini di questo microcosmo ci crede davvero o è all’altezza del compito e quindi una nuova sinistra non c’è. 

Nella coalizione PD nessuno dei tre alleati (Più Europa, Insieme e Civica Lorenzin) secondo me avrà degli eletti ma sopra all’1% tutti i voti andranno alla lista PD, al di sotto è come non aver votato. Triste finale di partita specie per socialisti, postdipietristi, verdi, tutti portatori d’acqua gratis al partito del jobs act, delle trivelle e delle tentate modifiche costituzionali.

3) Comunque nessuno dei tre poli vincerà nulla senza alleanze che ad oggi di fronte agli elettori sono sdegnosamente rifiutate da tutti. 
Stimando 51 milioni di elettori, 70% di votanti (contro il 72% del 2013), le previsioni dicono che con il 39-40% dei voti (intesi nei collegi uninominali?) una coalizione o lista potrebbe arrivare al 51% dei seggi cioè ad una esile ma matematica maggioranza. Se faccio i conti giusti si tratterebbe di circa 13 milioni di elettori alla Camera a mio parere irraggiungibili da nessuno dei tre poli

Tuttavia, si trascura il contenuto malefico del rosatellum coniugato al trasformismo diffuso del personale politico dell’epoca attuale.

Alle 23.01 del 4 marzo, chiusi i seggi, le attuali coalizioni si scioglieranno come neve al primo spiraglio di sole. Non c'è nulla che le obbliga a esistere. Finisce la sceneggiata per gli elettori e si torna alle cose serie. I programmi-spot proposti agli elettori nelle ultime settimane (su tasse, bonus, pensioni, sconti vari,) sono biodegradabili, un festival della demagogia. Abbiamo scherzato.
Anche LeU (MDP-SEL/SI-Possibile) e PaP (Rifondazione- Sinistra anticapitalista – Comunisti – altri micropartitini,  attorno a qualche comitato locale che si è buttato nella mischia 3-4 mesi fa e che desta oggettivamente simpatia ) sono cartelli elettorali, aggregazioni raccogliticce di gruppi nate negli ultimi mesi. Nessuno di loro ha intenzione di sciogliere il proprio aggregato  in funzione di qualcosa di più grande a cui pochi in realtà credono. 

Dai possibili 35-40 eletti di LeU può emergere di tutto. Dal gruppo della Bonino, molto sponsorizzata dai principali editori sulla piazza, se mai ci fossero degli eletti, lo stesso.  Il caso Migliore, il più stupefacente di tanti, insegna. 

Anche il M5Stelle potrebbe pagare la sua pesante inefficenza nel selezionare quadri e candidati con una emorragia di eletti al gruppo misto fin da subito. Che poi scopriranno che la politica non può fare assolutamente a meno di loro.

È diffusa da tempo la tesi che tutte le scelte del M5S siano in mano ad un ristretto gruppo, la Spectre della Casaleggio. Ho sempre pensato esattamente il contrario. Cioè che ci sia nel lavoro quotidiano ma anche in molte scelte decisive (si veda il pasticcio della collocazione del gruppo al Parlamento Europeo o la nascita della Giunta Raggi), un grave abbandono, una superficialità culturale, una inadeguatezza organizzativa che non è più consentita oggi, al contrario della fase nascente del movimento, a chi si candida all’alternativa. Magari ci fosse stata una Spectre a risolvere qualche problemino. Non basta essere sulla strada giusta se non si hanno i mezzi per camminare.

Nessuno degli eletti postgrillini si dimetterà, ne potrà farlo. Perché mai gli altri partiti dovrebbero votare in aula delle dimissioni quando i sostituti rialzerebbero il numero di seggi grillini? 

Attorno al polo Berlusconi-Renzi (da soli probabilmente numericamente insufficienti) può aggregarsi di tutto. D’altronde quanti sceglierebbero di tornare alle urne (a casa) a poche settimane dal voto? 

4) Altro che destra e sinistra: nel sistema politico italiano prevale dagli anni ‘90 una grande palude di centro in cui si galleggia in osmosi con la parte prevalente del sistema economico-finanziario a cui non si dice mai di no, organizzando in proprio reti clientelari efficientissime, oppure in eccessiva confidenza con i vari gruppi mafiosi locali, assecondando le burocrazie e le lobby multinazionali collocate a Bruxelles. In aggiunta ricevendo o distribuendo regali e tangenti, specie nel settore energetico e militare, in amicizia cordiale con regimi corrotti, autoritari, estremisti che negli ultimi decenni sono proliferati come lascito del colonialismo e del neocolonialismo postbellico in Africa, in Medio Oriente e in altre aree del pianeta. 

Al centro di questa palude centrista stanno quelli che oggi si chiamano Forza Italia e PD con i loro gregari del momento. Un po’ più ai margini alleati minori che cavalcano l’onda di movimenti che si manifestano nella società: l’ostilità verso gli immigrati, ma anche una generica attenzione alla precarietà sociale a cui si risponderebbe con “lo sviluppo”, oppure generiche dichiarazioni d’intenti a favore dell’ambiente. Mai però assumendosi la responsabilità di elaborare un percorso di soluzioni vere o di alternative efficaci che comportano una ricomposizione diversa nella società e insieme nelle forze frammentate in campo.  Insomma, chi è dentro è dentro e ci resta per convenienza e chi è fuori deve stare fuori.

Al contrario di quanto a volte si afferma il sistema sociale italiano è stabile, immobile. Ma anche ingiusto, vorace e insieme inefficiente. 

Al contrario di quanto va di moda nelle analisi seducenti ma un po’ affrettate che si leggono, specie a sinistra, almeno per l’Italia non è vero che ci sia un ristretto nucleo di persone, l’1% cosiddetto, che governa il paese ed un 99% che subisce. C’è invece un insieme di forze, quasi sempre alleate, che nella palude hanno costruito una rete di interessi diffusi e nella quale alcuni milioni di persone ( nei partiti, nelle aziende, nelle banche e nella finanza,  nei ministeri e nella burocrazia pubblica nazionale e locale, nelle forze armate, nei media, nelle università e nella cultura) hanno sempre qualcosa da guadagnare in modo sproporzionato ai propri meriti, alle  proprie responsabilità, alle proprie competenze. Solo perché sono fedeli al sistema.  E lo sanno. Quindi, con qualche ovvia eccezione, sono disponibili ad accettare tutto pur che nulla cambi. 

Solo qualche esempio tanto per gradire:  E’ possibile che un dirigente del settore pubblico o del privato possa  guadagnare più del Capo del governo o dello stato, che in una Regione il numero di dipendenti pubblici sia tre volte quello di un'altra di pari dimensione, che si stia consolidando una assistenza sanitaria su almeno tre livelli per i poveri, per i benestanti, per gli alti redditi? Che tutte le reti pubbliche TV possano essere controllate dal governo di turno sostituendo in pochi mesi tutti i loro responsabili apicali e a scendere la struttura? Che esistano almeno 10 forme diverse di rapporti di lavoro e una trentina di loro diverse applicazioni e che si stia perfino tollerando il ritorno dello schiavismo? Che si sia diffusa in tutti i settori la prassi impunita che la disponibilità alle prestazioni sessuali sia un prevalente titolo di merito per avere un ruolo?  Che l’Italia abbia bisogno di 449 Generali e Ammiragli con il 53% del personale costituito da Ufficiali e Sottoufficiali, per l’organizzazione delle Forze Armate?

5) La palude centrista non è una maggioranza ma una consistente minoranza solidale. Solo in poche e occasionali situazioni è stata sconfitta anche perché il diffuso astensionismo da tutto è inconsapevolmente la sua quinta colonna. Ad esempio, nei referendum del 2011 e del dicembre 2016 una diversa maggioranza sociale normalmente frammentata e non comunicante si è espressa ed ha avuto occasionalmente la possibilità di contare e vincere. 

6) E’ evidente che oggi al di fuori di questa palude sul piano elettorale l’unica forza rilevante e in qualche modo influente è il Movimento 5Stelle. Non rappresenta e non ha affatto l’adesione di tutto ciò che sta fuori dalla palude, a cominciare dai 12 milioni di “astenuti attivi”. 
 
Contro il M5S Berlusconi, la Meloni e altri sostengono tutti i giorni che si tratta di comunisti mascherati. 

Nel PD e in qualche angusto ambito residuo della sinistra malpensante si vorrebbe segnarli come sostanzialmente di destra, razzisti non dichiarati, pericolosi populisti.

Insieme li accusano di incompetenza e inefficienza (da che pulpito...). 
Ma l’impegno maggiore dei media oggi è quello di presentarli come bugiardi e (anche loro...) corrotti. (la mancata rendicontazione corretta di alcuni, che vanno allontanati, messa alla pari degli affari con la ndrangheta di altri che mai nessuno allontana se non arrivano i carabinieri).
La calunnia è sottile: in fin dei conti i grillini sono come tutti gli altri, perché mai dovete votarli, tenetevi quelli che ci sono che vanno benissimo (è quanto ci suggeriscono tutte le sere con grande determinazione i killer mediatici ben distribuiti nei talk-show). Oppure continuate ad astenervi dal votare che in fin dei conti così noi stiamo tutti più tranquilli e voi vi prendete la soddisfazione.

7) Per quanto sia da anni elettore e moderato sostenitore esterno del M5S non ritengo che abbia davvero possibilità di vincere. Da tempo sostengo e scrivo che non verrà permesso, con metodi  leciti e non, un definitivo successo del M5Stelle. Tranne che questo non diventi parte di un più generale movimento popolare di cambiamento che necessita di diversi protagonisti che oggi non sono in campo uniti. 

Perché se i propri limiti e la continua aggressione mediatica non lo hanno distrutto hanno fermato però la possibilità di espansione del gruppo, hanno impedito una piena illustrazione del proprio programma nella campagna elettorale, ne hanno indebolito gli equilibri interni costringendolo ad una leadership monocratica che crea più problemi di quanti ne risolve

In altre parole, il M5S non è ad oggi in grado di disgregare da solo quel reticolo di alleanze sociali di convenienza che legittima il sistema e di riaggregarne un altro maggioritario e vincente. È probabile che dopo il voto si apra una profonda revisione del proprio modo di funzionare oppure che il gruppo si disgreghi lentamente con il dilagare incoscente dei contrasti da due soldi al proprio  interno. Non virerà a destra né entrerà nella palude perché credo che si dissolverebbe in tre mesi. 

8) Nel programma originario del M5S, di molto approfondito e articolato negli ultimi sei mesi, in qualche modo riscrivendolo con una larga seppure superficiale partecipazione in decine di votazioni online che i media hanno fatto finta di non conoscere ed hanno nascosto, sono emersi i punti cruciali che restano comunque un riferimento per la riflessione: 
  
- L’impegno di “non lasciare nessuno indietro” che si è tradotto nella proposta articolata con il disegno di legge 1148 sul reddito di cittadinanza nel quale è contenuta anche (art 19) l’importantissima proposta del salario minimo orario di cui nessuno parla. Richiede un ovvio spostamento di risorse, neanche travolgente. Fra l’altro abbatterebbe l’assistenzialismo clientelare, e quindi trova ovvie resistenze dei difensori dello status quo. 

- L’attenzione prioritaria verso la tematica ecologista in particolare sulla crisi climatica, la fuoriuscita dai fossili e l’espansione delle rinnovabili. Negli ultimi tre anni l’Italia è in piena involuzione su questi temi e mi sembra che la crisi ambientale (vedi il tema della mobilità urbana) stia accelerando.

- L’impegno, anche intransigente fino alle estreme conseguenze, nella moralizzazione della sfera pubblica, degli eletti, dei costi della politica e infine nella difesa della Costituzione

Punti cruciali che si sono concretamente confermati con l’adesione ai vari appuntamenti referendari, vinti, persi o mancati dal 2011 ad oggi e nella quotidiana attività degli eletti in Parlamento. Mi sembra che siano anche il terreno che permette di aprire una nuova strategia al riguardo delle alleanze. Nella società prima, nelle sedi istituzionali dopo.

Qualunque percorso futuro, interno o esterno al M5Stelle, non può che partire da qui.
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Nella foto: il Maestro Yoda nella palude di Dagobah (Star Wars).
Nella tabella: liste principali al voto del 4 marzo 2018 (da Wikipedia)

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